Borsa italiana, nel 2010 indice negativo ma record di liquidità e scambi. Timide previsioni per il 2011

Da Mrinvest

Un anno senza infamia e senza lode. Per la Borsa italiana è stato un anno incolore, ma non tutto è da buttare via. Anche se ha perso il 13,23% (peggio hanno fatto solo Atene con un -40% e Madrid con un -17,40%, mentre Zurigo ha ceduto lo 0,93% e Parigi il 2,17%), ci consola il fatto che è stata la migliore per liquidità e numero degli scambi sulle azioni, sugli Etf e sui bond. Il calo di Borsa non è niente di grave, se si pensa che l’anno appena trascorso è stato caratterizzato dalla crisi del debito sovrano di Eurolandia, e che dopo il default della Grecia e dell’Irlanda, sono ancora pendenti le posizioni di Portogallo e Spagna. Le borse migliori sono state Francoforte (+14,77%) e Londra (+10,30%). Da segnalare che con il 12,70% del Dow Jones, Wall Street ha recuperato i livelli del 2008. Il bilancio 2010 di Borsa italiana vede 332 società quotate, numero invariato rispetto a fine 2009. Le matricole (Ipo) nel corso dell’anno sono state 10, tra cui Tesmec ed Enel Green Power, le uniche

due approdate sul mercato principale Mta (le matricole erano state 8 nel 2009 e 10 nel 2008). Altrettante 10 sono state le società uscite dai listini, numero comunque in diminuzione rispetto agli anni precedenti (12 nel 2009 e 18 nel 2008). Sono stati quotati 162 Etf e 16 Etc, portando complessivamente il numero di questi strumenti quotati dai 400 di fine 2009 a 563.
La capitalizzazione complessiva della Borsa è quindi scesa a 429,9 miliardi di euro, dai 457,1 di fine 2009. La nostra capitalizzazione è molto ridotta rispetto, per esempio, al Dax di Francoforte, dove i 30 titoli dell’indice capitalizzano 744 miliardi, all’Ibex di Madrid con 463 miliardi e al Cac di Parigi dove le 40 società dell’indice valgono 1.020 miliardi di euro.
Se da un lato, dunque, abbiamo registrato un mercato con volumi di scambi record e interesse da parte degli operatori, dall’altro gli indici azionari sono stati tra i peggiori in Europa, con pochi debutti e scalate. Ci sono state comunque delle eccezioni, come Exor, Saipem e Tod’s che hanno chiuso il 2010 con rialzi superiori al 50%. Ottime le performance anche di Fiat, Bulgari e Pirelli, cresciute di oltre il 40%. Di contro la Bpm ha perso il 41,9%, Intesa Sanpaolo il 34,1%, Ubi il 33%. Insomma tra le dieci peggiori società del listino di Milano, sei sono banche. Ricordiamo che Unicredit ha perso il 28,8%, ma le sue azioni sono state le più scambiate dell’anno.
E il 2011 come sarà? Non ci avventuriamo in previsioni, i mercati sono imprevedibili, le variabili sono tante, e nessuno riesce a prevedere il futuro. Chi lo fa, tenta solo di “indovinare” e nella maggior parte dei casi le previsioni sono disattese dai fatti.
Di sicuro la crisi non è finita, molti sono dell’idea che la crescita continuerà ad essere debole per i Paesi avanzati e sostenuta per i Paesi emergenti. Nel 2011 probabilmente sarà ancora la politica a decidere gli andamenti dei mercati. Il problema principale sarà quello del debito sovrano e del deficit pubblico. Se Spagna e Portogallo si meriteranno la fiducia, e se i primi mesi dell’anno passeranno indenni da turbolenze finanziarie, potrebbe tornare il sereno in Europa, allontanando la speculazione. In questo modo ci potrà essere la ripresa economica con effetti positivi anche sugli Usa. Vedremo cosa succederà.
Niels Bohr, fisico e matematico danese, Nobel per la fisica nel 1922, affermò: “E’ molto difficile prevedere, soprattutto il futuro”.


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