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La Commissione elettorale centrale della Bosnia Erzegovina ha reso pubblici il 27 ottobre i risultati delle elezioni politiche svoltesi lo scorso 12 ottobre in questo paese. Secondo questi risultati, scrivono i media bosniaci, i membri della Presidenza tripartita a rotazione saranno il bosgnacco Bakir Izetbegovic, il croato Dragan Covic e il serbo Mladen Ivanic. Bakir Izetbegovic, candidato del Partito democratico dell'azione e' stato rieletto in quanto membro bosgnacco della Presidenza. Il membro croato, Dragan Covic e' il candidato dell'HDZ BiH. Mladen Ivic e' il membro serbo della presidenza tripartita, candidato dell'Alleanza per il cambiamento il quale ha sconfitto la candidata del partito di Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska e uomo forte di questa entita' a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina. Il presidente della Commissione elettorale centrale ha ricordato che dal giorno della pubblicazione dei risultati inizia il termine di tre giorni in cui si possono presentare le richieste per ricontare le schede elettorali.
Come informa Radio Free Europe (sezione ceca), la Bosnia dopo i risultati ufficiali definitivi iniziera' il processo della formazione del governo. Quale che sia quello che avra' il mandato per formare il nuovo esecutivo, uno dei primi compiti sara' l'eliminazione dello stato di fermo per quanto riguarda l'avvicinamento all'Unione Europea, informa la Radio Europa libera. Per questo motivo, dalle numerose organizzazioni, soprattutto dalla societa' civile, arrivano messaggi che non si puo' permettere l'isolamento della Bosnia Erzegovina in quanto parte dei Balcani Occidentali perche' i suoi leader non riescono a soddisfare le condizioni per ottenere uno status di paese candidato. Un tale appello e' arrivato settimana scorsa durante una conferenza internazionale svoltasi a Sarajevo e organizzata da parte dell'Unione Paneuropea della Bosnia Erzegovina. La domanda che si pone e' se il nuovo potere sara' in grado di tirar fuori finalmente la Bosnia dall'isolamento che e' una vera minaccia per il paese.
Miodrag Zivanovic, prominente professore universitario di Banja Luka, afferma che “le appena terminate elezioni ihanno dimostrato che l'intera societa' bosniaca e' tornata almeno 25 anni indietro”. Dall'altra parte, il professor Zivanovic afferma che questa e' anche una nuova chance oppure si e' creato uno spazio vuoto per un impegno maggiore e piu' intenso delle istituzioni quali l'Unione Paneuropea della Bosnia e istituzioni simili, poiche' le autorita' evidentemente, e si tratta di una anomalia strutturale, non saranno in grado di fare alcunche' dalla loro posizione. Il professore del diritto costituzionale, Kasim Trnka afferma che la Bosnia da cinque anni ignora la sentenza della Corte per i diritti umani europea e discute su qualcosa che si deve realizzare. Dal nuovo potere, e' dell'opinione Trnka non si puo' aspettare molto perche' l'attuazione della sentenza entra nella sostanza dei cambiamenti costituzionali. Secondo lui, si potrebbe chiedere aiuto dalla stessa Ue ma anche dai membri dell'ex Gruppo di contatto per la pace in Bosnia a fin di attuare finalmente la sentenza. Se cio' non accadra' in breve tempo, allora non e' soltanto che la Bosnia non avra' lo status di candidato ma la situazione politica si deteriorera'.
Molto spesso il processo di integrazione, non soltanto in Bosnia Erzegovina, viene percepito troppo semplicemente e si definisce come soddisfazione delle condizioni poste oppure l'adeguamento delle leggi nazionali con quelle europee. Pero' questo processo e' molto piu' complesso, afferma il professor Mile Lasic dell'Universita' di Mostar e afferma che bisogna cambiare le politiche, gli statisti, europeizzare l'amministrazione pubblica quindi cambiare infine i codici culturali e politici a fin di poter muoversi in ambienti del tutto nuovi. Soltanto le protesa oppure una forte mediazione dell'Ue potrebbe convincere i nostri 'war-lords' di comprendere piu' seriamente la fiducia che e' stata data loro, afferma questo professore universitario di Mostar. Infine, la Radio Europa libera pone la domanda su chi dovrebbe cambiare – l'Ue verso la Bosnia oppure la Bosnia verso le condizioni che le sono state poste? E qui, un'altra volta la risposta viene data da parte del presidente della delegazione Ue per la Bosnia Erzegovina e per il Kosovo, Tonino Picula: “Non bisogna aspettarsi che l'Ue cambi – bisogna cambiare la Bosnia. Non ci sono alibi. E soprattutto con l'arrivo della Croazia ai confini Ue, in particolare dopo che la Serbia ha iniziato i negoziati di adesione e quando il Montenegro avanza, la Bosnia in qualche senso resta separata nel suo blocco. Non vi e' una stagnazione positiva, conclude Tonino Picula e afferma che qualche volta e' persino meglio compiere anche un passo indietro e poi riscuotere le cose e andare avanti piuttosto che essere contenti con la stagnazione. “Ma penso che la stagnazione in Bosnia Erzegovina dopo il 2014 non sia piu' possibile” e' convinto l'europarlamentare croato Tonino Picula.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 2 novembre a Radio Radicale
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