Continuano le operazioni si svendita dei quotidiani. Qualche settimana fa, vi avevamo parlato della clamorosa manovra del gruppo Springer (dettata dalla volontà di puntare soprattutto sull'online), che aveva ceduto le sue testate cartacee alla Funke Mediengruppe. Oggi, è la volta del Boston Globe che, dopo un periodo non proprio felicissimo, è stato venduto a John W. Henry, proprietario dei Red Sox, la nota squadra di baseball. Nel 1993, il Globe fu acquisito per 1,1 miliardi di dollari dal New York Times, una cifra mai sborsata fino ad allora per un quotidiano: oggi Henry ha pagato “solo” 70 milioni di dollari, ovvero nemmeno il 10% del prezzo di acquisto.
In realtà, sono vent'anni che il Globe fronteggia crisi, dovute soprattutto alle vendite, che non soddisfano le previsioni e, quindi, i profitti. Sembra, però, che proprio grazie al digitale, le difficoltà economiche abbiano subito un netto calo (ma non tale da evitare la vendita a Henry): si sono registrati dei dati incoraggianti, in quanto, negli ultimi dodici mesi, gli abbonamenti digitali avevano segnalato un incremento del 70% . Tuttavia, la strada per la stabilità è ancora lunga e in salita: pare che l'investimento sull'online del Globe non sia stato così tempestivo e massiccio, tanto da compromettere ulteriormente una situazione già di per sé precaria. Il momento è, al contrario, migliore per il New York Times, che di recente è riuscito a tornare con i conti in attivo, proprio grazie agli abbonamenti a pagamento al suo sito e a quello dell'International Herald Tribune.
Insomma, l'ennesimo schiaffo al cartaceo, a tutto vantaggio del digitale. Una crisi che, in certi casi, sembra non conoscere soluzione: in genere, si sceglie di affiancare i due formati, mentre altre volte la sostituzione del cartaceo con il digitale (come nel caso Springer) avviene in maniera progressiva, ma abbastanza radicale.
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