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Botswana: non solo diamanti

Creato il 14 gennaio 2014 da Cafeafrica @cafeafrica_blog

Un Paese situato in posizione strategica nei mercati dell’Africa Australe, confinante con Sudafrica, Angola, Zambia, e Zimbabwe. Pochi abitanti (circa 2 milioni), ma importanti credenziali sia sotto il profilo economico che politico sociale: al momento dell’indipendenza (1966) era uno dei Paesi più poveri del mondo. Oggi ha il quarto reddito pro capite nel continente africano: 16mila dollari all’anno a parità di potere d’acquisto secondo Index Mundi, anche se con disparità molto elevate. Nel 2012 il tasso di crescita del PIL è stato del 6,1% e le previsioni per quest’anno (5,9%) sono di poco inferiori. Si aggiungono altri fattori: il rating creditizio più elevato di tutto il Continente (A2 Moody’s con outlook stabile), riserve valutarie (oltre 7 miliardi di dollari) in grado di coprire due anni e mezzo di importazioni, la seconda posizione in tutta l’Africa subsahariana per indice di sviluppo umano (scuola, sanità, accesso ad acqua ed elettricità), ottime credenziali democratiche (mai dittature e colpi di Stato e un’azione diplomatica costante a favore di una maggiore democratizzazione del Continente), il livello di corruzione più basso di tutta l’Africa secondo Transparency International, reale indipendenza della magistratura, elevato livello di protezione della proprietà intellettuale.

Si confronta con due problema difficili, la scarsità di risorse idriche su buona parte del territorio e la diffusione dell’AIDS (con cui sta peraltro combattendo con efficacia).

Ma ha anche una fortuna che ha saputo utilizzare proficuamente: controlla la prima e la terza miniera di diamanti del mondo che contribuiscono per 33% alla realizzazione del Pil, per l’80% alle esportazioni e per un terzo (tramite royalties e profitti) al finanziamento della spesa pubblica. Che viene dedicata per oltre il 10% per cento al finanziamento dell’istruzione: dieci anni di scuola dell’obbligo gratuita e 50% degli studenti che completano il ciclo con un diploma di scuola secondaria superiore. Insomma: un patrimonio di risorse umane con una consistente preparazione di base rispetto agli standard africani, ma sempre a costi contenuti.

Ora il Governo di Gaborone vuole mettere a profitto gli investimenti effettuati per promuovere una maggiore diversificazione dell’economia.
Accanto alla valorizzazione dei diamanti (non solo estrazione ma anche pulitura, produzione di gioielli, attività commerciali), i settori indicati come prioritari sono agroindustria, edilizia, tessile, energie rinnovabili (soprattutto fotovoltaico), industria casearia (l’allevamento è fortemente sviluppato), banche, assicurazioni, abbigliamento e pelletteria.

Consistenti gli incentivi fiscali proposti: per investimenti rilevanti è possibile negoziare esenzione fiscale dalla tassazione sui redditi per periodi di cinque o dieci anni ed esenzioni IVA per macchinari e attrezzature importate. Una vasta rete di trattati e la stessa legislazione del Paese offrono una buona protezione dalla doppia imposizione.
Sgravi fiscali fino al 200% si possono ottenere per investimenti in formazione che rappresenta uno degli obiettivi prioritari del Governo. Una tassazione al 15% e l’esenzione dalla tassazione sui dividendi (7,5%) e capital gains è prevista per le società e start up registrate nel quadro normativo del Botswana Innovation Hub o nel Botswana International Finance Service Center (attività finanziarie e di servizio, holding e headquarter regionali ecc), che sono anche interessanti location fisiche per l’insediamento nel Paese.
La tassazione ordinaria sulle società è comunque contenuta: 22%. La tassazione massima sui redditi individuali è al 25%. L’ IVA ordinaria al 12%. E soprattutto il Paese lascia piena libertà valutaria e di rimpatrio dei profitti. Inoltre pur adottando standard contabili IAS/IFRS non prevede norme specifiche su transfer prices, thin capitalisation, disclosure ecc. Semplificate le norme sulla registrazione di società (che può essere fatta online) e il rilascio di licenze per società straniere. Il mercato di riferimento è quello dei Paesi aderenti alla Southern African Development Community (SADC) che include 15 grandi paesi dell’Africa centro – meridionale, inclusi Sudafrica, Angola, Mozambico, Repubblica del Congo, Zambia, Tanzania con una popolazione aggregata di 277 milioni di consumatori.
A questo contesto sono riferiti anche i progetti più rilevanti nel campo delle infrastrutture per i quali si cerca di favorire al massimo la partecipazione privata. La rete stradale interna e gli aeroporti sono efficienti e con un buon livello di manutenzione. L’attenzione è ora rivolta al potenziamento dei corridoi stradali e ferroviari con il Mozambico (verso il porto di Maputo) e con la Namibia (verso il porto di Walvis Bay) tenuto conto che il Botswana è privo di sbocchi al mare. Nel 2014 dovrebbe iniziare anche la costruzione del ponte sul fiume Zambesi, per collegare a nord il Botswana con lo Zambia e la Namibia, frontiera dove attualmente il confine è attraversabile per mezzo di una chiatta fluviale con lunghi tempi di attesa.
Un’ulteriore area di intervento per agevolare i flussi commerciali da e verso i Paesi confinanti e ridurre sia i costi logistici che i tempi di attesa è quella delle procedure doganali. Un esperimento pilota è in corso con la Namibia per utilizzare un sistema interfacciato che consenta un unico controllo in entrata e in uscita.
Il Paese punta anche sulla collaborazione regionale anche per risolvere le difficoltà di approvvigionamento idrico, tema centrale dal quale dipende il rafforzamento del settore agricolo. Il Governo di Gaborone sta negoziando con Lesotho, Zambia e Sudafrica per poter accedere alle risorse idriche del Lesotho Highlands Water Project e di diversi fiumi che lambiscono o hanno origine nel Paese (Zambesi, Orange, Molopo, Nossop). Nel settore energetico esistono ambiziosi progetti per migliorare la connessione con i Paesi vicini (il Botswana importa l’80% del suo fabbisogno) ma anche per lo sviluppo di energie rinnovabili con particolare riguardo alla filiera fotovoltaica.

Fonte: Diplomazia Economica italiana n°17 del 2013


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