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Botteghe Oscure - Guida allo shopping romano

Creato il 27 novembre 2010 da Sogniebisogni

Botteghe Oscure - Guida allo shopping romano

 

È subito dopo Thanksgiving che negli USA si apre la grande corsa agli acquisti di Natale, il cosiddetto Black Friday. Noi dovremo aspettare ancora qualche giorno, fino all’8 dicembre, giorno nel quale si celebra il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, ma che gli italiani aspettano più che altro come antipasto delle dovute ferie natalizie. Quando quel reazionario di Pio IX, nel 1854, si apprestava a proclamare questo dogma fuffo, con l’intenzione di rinsaldare lo scosso prestigio del papato, il traffico in città non lasciava certo presagire la diuturna débacle motoristica che attanaglia eternamente le ingorgate arterie della città eterna.
Fino alle prime piogge, le automobili ancora scorrevano lentamente, alla velocità dello sterco dentro un budello di vacca, ma da quando lo shopping regalizio si sta affacciando alla mente perversa dei romani la situazione è stitica e ben presto arriverà ad essere isterica, con evoluzioni di SUV sui marciapiedi, parcheggi di Smart nella camera da letto di vostra nonna e incursioni di motorini fin sul terrazzino del quinto piano, dove terrorizzeranno i pochi piccioni risparmiati dalla pioggia.
A questo duro calvario automobilistico si unirà la notoria insipienza dei commercianti romani, una schiatta che trova nel tormento del cliente la sua missione più vocazionale. Non stupisce, visto che per anni «gli apro un negozio» è stato il tormentone di quei genitori ricchi che non sapevano bene cosa fare ai figli analfabeti, instupiditi dall’improvvido benessere (ancora non avevano trovato il metodo di farli eleggere a cariche pubbliche). Se alla mancanza di acume dei padroncini si aggiunge che nove decimi dei commessi sono schiavi sotto-salariati che probabilmente vengono incatenati nel magazzino a fino giornata, vicino la ciotola col pappone e le cocce de noce, si capirà che fare spese a Roma può essere difficilissimo.

Siccome vorrei dare un contributo alla difficile situazione della Capitale sotto Natale, da cliente vorrei dispensare qualche utile consiglio per i negozianti:

1) Al cliente si dia del Lei. «Capo» non è considerabile un titolo onorifico, a meno che non si riceva la visita di un membro di qualche tribù Apache o Navajo. «Dottò» ancora poteva andare bene nei film con Bombolo e Cannavale del 1973, ma visto lo stato di decomposizione dell’università italiana, che ormai dispensa lauree nelle buste delle patatine Pai, anche questo titolo non dice più molto.

2) Bisognerebbe girarsi verso il cliente per sapere cosa vuole, anche se egli è maschio, anziano, senza due belle tette e anche se in quel momento state parlando animatamente al telefono con Tatiana, quella vostra simpatica amica, il cui nome vi ispira rime baciate che recitate ad alta voce nella vostra botteguccia di finto lusso. Distoglietevi anche dal computer dove evidentemente state giocando a solitario, guardando siti porno o chattando con gli amici vostri del negozio di fronte. Non fa professionale.

3) Al cliente si può anche sorridere. Non c’è bisogno di guardarlo torvo solo perché è entrato a disturbarvi nel corso dell’orario di lavoro. Non cercare di toglierselo dai piedi dicendogli di parlare con Giggetto o col cugino di vostro cognato, anche perché non sa chi sia Giggetto e se siete dietro il banco del negozio dovrebbe voler dire che sapete cosa state vendendo. Anche se avete i vostri dieci clienti abituali che sfruttate come delle mignatte, potreste essere cortesi anche con quelli saltuari o con quelli che osano affacciarsi dentro la vostra bottega per la prima volta.

4) Il complemento di specificazione in italiano è espresso con la preposizione «di», «de» non è contemplata. Inoltre non guasterebbe un po’ di sforzo nel pronunciare la fine della coniugazione dei verbi, specie nelle infinitive. Quando si va a comprare a Bologna, Milano o Torino ci si aspetta similmente di poter comunicare in italiano standard, senza interagire con buffe macchiette dialettali, perché secondo voi Roma e Napoli devono fare eccezione? Per motivi folkloristici possono essere esentati baristi, ristoratori e titolari di bancarelle open air, ma se avete il faretto chic installato in negozio, parlare come Er Piotta non aiuta.

5) Se il cliente vi fa capire che il prodotto costa troppo sarebbe d’uopo non sbuffargli in faccia, non consigliargli di andare alla Standa, non insistere ad alta voce perché se lo compri lo stesso. Anche fare finta di non capire non aiuta. Esempio. Commerciante: «Ecco questo è il modello sticazzi, con aletta battente, rifinito in nocella, sottogamba calibrata, costa 438 euro…» Io: «No, guardi vorrei spendere la metà di questa cifra…» Commerciante: «Allora prenda il modello sticazzi, con aletta battente, rifinito in nocella, sottogamba calibrata, je lo faccio 430 euro…» Io: …

6) Andate su internet e guardate a che prezzo è possibile comprare le cose che vendete, facendole recapitare a casa. Poi mettetevi una mano sulla coscienza oppure chiedete al governo di fare una legge contro internet. Sicuramente troverete una certa disponibilità.

Buon Natale e auguri.


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