La fine degli anni ’90 (1997 per la precisione) da l’occasione a tre personaggi già affermati di formare un supertrio e di sfornare uno degli album (che deve comunque fare i conti con tutta la produzione “Lonely Bears” dai quali ha preso in prestito mezza sessione ritmica) più apprezzabili in materia prog-fusion di tutto il decennio.
Bozzio e Levin formano la sezione ritmica, rispettivamente batteria e basso (ma sarebbe meglio dire slick guitar), che, come ci hanno abituati, si esprimono con grande tecnica e pulizia di esecuzione (sicuramente aiutata da un ottimo lavoro in studio che fa suonare l’album in modo impeccabile); la sorpresa è Steve Stevens, già impegnato in lavori con Billy Idol e Michael Jackson, che, come niente fosse, regge tutto il disco con le sue linee melodiche destreggiandosi bene tra chitarra elettrica e spagnola splendendo sempre di luce propria e azzeccando sempre i suoni.
La nota dolente viene dalla poca originalità del lavoro che suona come un “saggio/riassunto” che ci ricorda tutti i più grandi di tutto il panorama musicale dei trent’ anni precedenti (ma chissenefrega) di quello che la storia ci aveva già consegnato (a discolpa il disco è stato registrato in quattro giorni, ben pochi per “creare”).
Consigliato a tutti quelli che vogliono far “suonare” il proprio impianto hi-fi ma anche a tutti quelli che non vogliono sbagliare quando non sanno che disco mettere.
Buon ascolto.