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Per cui non ho visto nemmeno Braccialetti rossi, la serie andata in onda a gennaio di quest'anno su RaiUno, ambientata nel reparto di oncologia pediatrica di un ospedale. So che è stato un grande successo, che ha portato all'attenzione di tutti vite e situazioni che non tutti forse immaginavano. Ho poi scoperto che la serie è stata scritta da Albert Espinosa, scrittore e sceneggiatore spagnolo, che ha combattuto per dieci anni e, alla fine, sconfitto un tumore che lo ha lasciato senza una gamba, un polmone e un pezzo di fegato.
La serie, si dice, è tratta dal primo libro dell'autore, che poi ha riadattato per il piccolo schermo. Peccato che si siano dimenticati di dire che la serie è solo ispirata al libro, che non è un romanzo o un diario della vita in ospedale dello scrittore, ma una sorta di manuale di self-help che ti dovrebbe insegnare come affrontare le cose brutte che ci possono colpire.
Furbi, quelli della Salani a riportare in copertina il titolo della serie, che con l'originale non c'entra assolutamente nulla. Certo, lo hanno messo come sottotitolo, Il mondo giallo, ma se uno non ha un minimo di tempo o voglia di informarsi e acquista il libro sull'onda dell'entusiasmo, rimane sicuramente fregato.
Io i manuali di self-help non li sopporto. Non riesco a capirne il senso, non capisco come si possa pensare che ogni persona diversa possa affrontare allo stesso modo una malattia, una tragedia, un calo di autostima o quel che è. E per me è ancora più strano pensare che un libro del genere sia stato scritto da chi una terribile malattia l'ha affrontata, da chi abbia incontrato sulla sua strada diverse tipologie di persone, diverse reazioni e diversi modi di affrontarla. L'impressione che si ha è che Espinosa voglia dire a tutti "ehi, dovete assolutamente fare come me, se no sbagliate". Al di là però della mia riluttanza nei confronti di questo tipo di libri, il grosso problema di Braccialetti rossi è che non ne ho davvero capito il senso. Anche fosse rimasto il titolo originale, decisamente più adatto in quanto il libro ruota intorno al concetto di "gialli", ovvero persone che non sono né amanti né amici, alla fine mi è rimasto un grande, grandissimo punto interrogativo (oltre, ovviamente, alla fastidiosa sensazione di aver completamente sprecato il mio tempo). Non ho capito cosa intendesse Albert Espinosa con questi suoi gialli e ho avuto la sensazione che non lo sapesse tanto bene nemmeno lui e che facesse leva sul "io sono stato malato, io so", per dare un senso a queste sue parole vuote.
Non sono una cinica. O meglio, lo sono, ma su altre cose. E sono davvero felice per Albert Espinosa, per il fatto che sia riuscito a sopravvivere e che dalla malattia che ha avuto sia riuscito a trarne tutto il meglio possibile. Però, ecco, da lì a scrivere un libro e convincere tutti gli altri che debbano fare così ce ne passa eccome. Da lì a scrivere un manuale di auto-aiuto in cui ribadire, quando si sta perdendo per strada, che "ehi, io ho avuto un tumore, so cosa sto dicendo", ce ne passa ancora di più. Perché tutti quelli che hanno passato qualcosa di così terribile, personalmente o su qualcuno a cui hanno voluto bene, hanno avuto i loro modi per affrontarlo, i loro momenti di gioia nella tragedia, i loro istanti di sconforto. Tutti hanno incontrato belle persone sul loro cammino e le hanno dovute loro malgrado salutare. Ma non tutti, e per fortuna direi, ci hanno scritto un libro o hanno voluto imporre ad altri il loro modo di vedere e affrontare la vita. E se anche lo hanno fatto, di sicuro non con un titolo e una copertina che con il contenuto del libro non c'entrano assolutamente niente.
Titolo: Braccialetti rossi- Il mondo giallo
Autore:Albert Espinosa
Traduttore: P. Spinato
Pagine: 172
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Salani
ISBN: 978-8867155804
Prezzo di copertina: 12,90 €
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formato brossura: Braccialetti rossi. Il mondo giallo. Se credi nei sogni, i sogni si creeranno
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