Braccialetti rossi, la sorprendente fiction… pardon serie tv di rai 1

Creato il 12 febbraio 2014 da Cannibal Kid
Condividi
Braccialetti rossi (serie tv, italia 2014) Rete: Rai Uno Regia: Giacomo Campiotti Ispirata alla serie spagnola: Polseres vermelles Cast: Carmine Buschini, Brando Pacitto, Aurora Ruffino, Mirko Trovato, Pio Luigi Piscicelli, Lorenzo Guidi, Laura Chiatti, Michela Cescon, Simonetta Solder, Carlotta Natoli, Vittorio Viviani, Federica De Cola, Ignazio Oliva, Francesca Valtorta, Giampaolo Morelli, Lele Vannoli Genere: malato Se ti piace guarda anche: Quasi amici, Amico mio, Grey’s Anatomy
Un gruppo che si rispetti deve avere al suo interno 6 elementi: - Il leader - Il viceleader - Il bello - Il furbo - L’imprescindibile - La fig ragazza
Questa almeno è la teoria espressa nella nuova serie di Rai Uno Braccialetti rossi. A questo punto vi domanderete due cose: 1) Cannibal, stai davvero parlando di una serie in onda su Rai Uno? 2) Che differenza c’è tra il leader e l’imprescindibile?
Risposta 1) Ebbene sì. Ogni tanto succede. Una volta ogni 2 o 3 anni, però succede. E che mi piacesse pure non succedeva da tipo 10 anni, dai tempi de La meglio gioventù. Non chiamatela fiction, comunque, perché questa è una serie a tutti gli effetti, composta da 6 episodi della durata di un’ora e mezzo circa ciascuno.
Risposta 2) Il leader può essere sostituito, l’imprescindibile no. Senza di lui, il gruppo non esiste. Ad esempio, il PD ha un leader intercambiabile, Forza Italia invece cosa sarebbe senza l’imprescindibile e incandidabile B?
A questo punto sorge un’altra domanda: questa teoria è vera o meno? Prendiamo come esempio i Beatles, il gruppo più famoso del mondo, anche se nella serie il termine “gruppo” non va inteso in senso strettamente musicale, quanto più che altro come compagnia di amici. Nei Beatles possiamo considerare Paul McCartney come il leader, Ringo Starr come il bello (a suo modo), George Harrison come il furbo, e John Lennon come il vice leader e soprattutto l’imprescindibile. Quando è arrivata la ragazza, Yoko Ono, tutto è finito in pezzi. Tralasciando quest’ultimo dettaglio, la teoria bene o male è veritiera. O se non altro lo è nel caso di questa fiction… volevo dire serie di Rai Uno.
Braccialetti rossi funziona e funziona soprattutto grazie ai 6 elementi del gruppo, che presentano 6 tipi di persona in cui tutti possiamo riconoscerci, almeno un pochino. In Braccialetti rossi abbiamo Leo (Carmine Buschini), un ragazzo malato di cancro che molto democraticamente si è auto proclamato leader del gruppo. Sì, Leo è malato di cancro. Non ve l’ho ancora detto? Ebbene, questa serie è ambientata nel reparto pediatrico, diciamo più che altro adolescenziale, di un ospedale. Una location triiiiiste per una serie che un po’ di tristezza addosso in effetti la mette. Ti fa sentire un peso sullo stomaco per tutta la visione. Lo so che dicendo una cosa del genere potrei non invogliarvi molto alla visione, per quanto già si possa essere invogliati alla visione di una fiction… volevo dire serie di Rai Uno. Rai Uno ho detto, non ci credo manco io! Prendete però ciò che ho detto come un fatto positivo. Non ci sono infatti così tante serie in circolazione in grado di creare un’empatia con i personaggi tanto forte da farti stare male tu stesso per loro. Per fortuna sono presenti anche momenti più da comedy in grado di alleggerire la visione, oltre a un immancabile triangolo sentimentale. E che, mi vuoi fare una serie senza un triangolone amoroso e dudù e dadadà? Il triangolo qui è composto dal citato leader Leo, dal viceleader Vale (Brando Pacitto), il suo compagno di stanza pure lui malato di cancro, e dalla bella anoressica Cris, la ragazza del gruppo interpretata da Aurora Ruffino, già vista in Bianca come il latte, rossa come il sangue, pellicola dalle atmosfere e dal “tocco malaticcio” non dissimile da questo, e infatti il regista è lo stesso Giacomo Campiotti.

"Hey Laura, ma è vero quello che diceva Fabri Fibra in Vip in Trip?"
"E cos'è che diceva?"
"In pratica che sei una zoccola."
"Ah, quello? Non confermo e non smentisco..."

Prima che pensiate che Braccialetti rossi sia troppo un’italianata clamorosa, vi dico che c’è il trucco sotto.
Non proprio. Braccialetti rossi è il remake nostrano della serie spagnola Polseres vermelles che non ho visto, ma ho il sospetto che le idee migliori le abbiano prese da lì pari pari. A far funzionare tutto come detto sono i 6 membri del gruppo, ragazzini malati cui il leader del gruppo Leo assegna un braccialetto rosso, quelli che a lui sono stati dati a ogni intervento chirurgico cui si è sottoposto. Tre personaggi ve li ho presentati, gli altri tre lascio a voi il piacere di scoprirli, anche se avverto subito le ragazze in ascolto che il “bello” del gruppo non è certo un figo della Madonna, ma è solo un bambinetto manco troppo carino, quindi tenete a bada gli ormoni. Una nota positiva sono inoltre le interpretazioni dei 6 giovani attori, tutti molto spontanei e naturali. Meno bene invece alcuni adulti del cast, molto impostati e televisivi e sempre impegnati a caricare ogni parola che pronunciano. NON si recita così. Siamo su Rai Uno ma NON siamo in una soap-opera. NON siamo nella solita merdosa fiction. Tra gli adulti, la migliore è Laura Chiatti che a sorpresa se la cava molto bene. Alla faccia di chi come me la reputava solo una bella fregna.

"Già siamo malati e ci fate pure sentire Francesco Facchinetti?
E che è, ci volete morti subito?"

Una nota assolutamente negativa è invece la colonna sonora. Perché, anche in una serie valida come questa, dobbiamo sempre farci riconoscere come il terzo mondo musicale? Senza offesa per il terzo mondo dove ascoltano di sicuro della musica migliore di questa. Tra i brani suonati vi sono pezzacci di Laura Pausini, Vasco Rossi, Emma Marrone… Ma possibile che i teenagers francesi ballino sulle note di Lykke Li (si veda La vita di Adele) e quelli italiani si sparino la Pausini? Con quella voce li fa schiattare immediatamente, ‘sti poveri ragazzini malati. Sono presenti poi anche una serie di brani originali composti apposta per Braccialetti rossi da Niccolò Agliardi e interpretati da gente come Francesco Facchinetti. Il risultato sono delle canzoncine degne de I Cesaroni. Roba da far sanguinare le orecchie ed essere ricoverati in ospedale insieme ai protagonisti di Braccialetti rossi, una serie, non una fiction, italiana che nonostante questa pecca sonora consiglio vivamente di seguire. Va in onda la domenica in prima serata su Rai Uno, altrimenti la trovate pure in rete che in rete si trova tutto e senza pubblicità in mezzo. Ma quest’ultima cosa io non ve l’ho mai detta. Colonna sonora a parte, Braccialetti rossi riesce ad uscire dai soliti territori televisivi italioti e propone con un certo coraggio, e un piglio quasi alla Quasi amici, il tema della malattia. Dopo appena 3 puntate mi è talmente entrata sotto pelle ed è così contagiosa che pure io adesso sono malato. Sono dipendente da una serie tv di Rai Uno. Watanka!

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :