"Braccialetti Rossi" su Rai 1, non è una storia strappalacrime (Tv Sorrisi e Canzoni)

Creato il 21 gennaio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano
Ci vuole coraggio per affrontare un fantasma che nessuno vorrebbe vedere in faccia: la malattia. Se poi tocca bambini e ragazzi, la paura si trasforma in dramma. Non per il regista Giacomo Campiotti che ha voluto lanciare una sfida, raccontando il dolore in una serie piena di vita. Così nei sei episodi "Braccialetti rossi" (versione italiana della fiction spagnola "Pulseras Rojas"), in onda dal 26 gennaio su Raiuno, il regista porta in scena una storia di amicizia, le vicende di sei giovani tra gli 11 e i 17 anni, che si uniscono in gruppo e attraversano tutte le dinamiche e le emozioni di quell'età, ma con un'intensità maggiore perché, a differenza dei loro coetanei, sono chiusi in un ospedale.
"La cosa più difficile" spiega Campiotti "era trovare degli adolescenti in grado di sostenere questa storia. Ne ho incontrati migliaia, provinati centinaia". Alla fine la scelta è caduta su volti sconosciuti (a eccezione di Aurora Ruffino, l'anoressica Cris, già vista in tv e al cinema), che sono i veri protagonisti della fiction.
Intorno a questi giovani ruotano le vicende degli adulti: medici e genitori. "E' stato stupendo lavorare con questi ragazzi" dice Laura Chiatti, che è Lilia, la compagna del papà di Davide. "Sono speciali e hanno dimostrato un talento incredibile. Da parte mia ho cercato di cogliere le emozioni che può provare una madre, impotente davanti alla malattia del figlio".
E' però fuori strada chi pensa che si tratti di una serie strappalacrime. Certo, c'è la tenerezza, la commozione, ma anche la leggerezza che porta alla risata. A tenere le fila di tutte queste emozioni è Rocco, un bambino in coma da mesi. E' lui la voce narrante di "Braccialetti rossi" e dal suo "sonno" sente e vede tutto, si arrabbia, si annoia e "partecipa" a quella che è una storia di sogni e fiducia nel futuro.
"Attraverso questi ragazzi, che affrontano il dolore con amicizia, ironia e volontà di sopravvivere, si vuole offrire uno sguardo diverso sulla malattia" dice Carlotta Natoli (la dottoressa Lisandri). E conclude Laura Chiatti: "Ho visto solo 10 minuti montati della fiction e ho pianto. Ma erano lacrime di gioia perché si parla di valori senza retorica. E' un inno alla speranza, e alla vita".
Simona De Gregorioper "Tv Sorrisi e Canzoni"
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INTERVISTA AL PRODUTTORE CARLO DEGLI ESPOSTICarlo Degli Esposti, uno dei più bravi e ispirati produttori italiani (un nome per tutti: Montalbano), un giorno era a Madrid e... Che successe?Un mio amico spagnolo mi fa vedere una fiction che sta andando in onda. Mi spiega che è una roba regionale, della Catalogna, ma sta facendo sfracelli...
E tu che fai?Premetto, io ho sempre detestato l'uso ricattatorio dei bambini nelle storie, il bimbo che sta male, il bimbo sequestrato...dopo pochi minuti mi son detto: stasera non esco a cena, mi guardo la puntata che va in onda in tv. E mi sono fermato in albergo.
Bambini e ragazzi in un ospedale...non è un uso come dici tu "ricattatorio"?No, perché non è una serie "sui" ragazzi, ma "coi" ragazzi.
Fa molto piangere?Fa piangere molto e ridere molto. Chi vedrà questa serie, che è tosta ma dolcissima, proverà grandi emozioni e scoprirà un modo nuovo e più completo di sentirsi bene.
Mamma mia, hai preso proprio una cotta!Non a caso Steven Spielberg ha comprato i diritti di questa serie. Io produco prima con la pancia e poi con la testa, la testa viene sempre dopo rispetto all'istinto. Se una cosa mi emoziona, voglio che succeda la stessa cosa agli altri, agli spettatori. Quello per "Braccialetti rossi" non è stato un amore a prima vista, è stata proprio una folgorazione a prima vista! Ci ho lavorato in primissima persona, come è successo agli inizi per Montalbano (e conto già di fare una seconda stagione). Ero sempre sul set, tanto che in ufficio dicevano: "Ma perché non torna più?".
Intervista di Aldo Vitaliper "Tv Sorrisi e Canzoni"

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