Braccialetti rossi (serie tv, stagione 2)
Braccialetti rossi è una serie che funziona. Meno rispetto alla prima stagione, però funziona. È una visione diabolica ed è proprio questo il motivo del suo successo. Se dalle immagini dei protagonisti pelati vi immaginate che parli di un gruppo di giovani naziskin vi dico che no, parla invece di ragazzini malati, per lo più di cancro. A questo punto potrete immaginarvi una serie che punta sul patetico, sul melodrammatico ed è proprio così. Il suo bello è quello. L'altro pregio è il coinvolgimento che riesce a creare, pur con tutti i suoi limiti.
Non sono uno di quei fan che gridano "Oh mio Dio Braccialetti Rossi!!!". Mentre la guardo riesco a riconoscere tranquillamente i suoi difetti. Il più evidente, oltre agli attori adulti che fanno quasi tutti pena, è una colonna sonora terrificante che conferma quanto di pessimo sentito nel corso della season 1. Le canzoni di Niccolò Agliardi usate per la sigla e come accompagnamento di alcune scene sono una roba che al confronto Cristina D'Avena sembra Bob Dylan. E poi ci sono pezzi di Emma, Paola Turci, Francesco Facchinetti e c'è persino Vasco. Per fortuna Davide (Mirko Trovato), il ragazzino suo fan, ha lasciato le penne sotto i ferri durante la prima stagione. Per fortuna non che sia morto, poverino, ma che almeno non offra più spunti per far sentire i pezzi del Blasco, se non un accenno di “Ogni volta” che gli altri braccialetti rossi sopravvissuti gli dedicano durante un falò in spiaggia.
Se Davide è andato incontro a un tragico destino in maniera ingiusta, a qualche altro personaggio della serie invece la figura del Tristo mietitore la farei incontrare volentieri. Su tutti Rocco (Lorenzo Guidi), il bambino che era già insopportabile quand'era in coma, figuratevi adesso che si è svegliato. Dico solo che c'è una scena in cui balla la breakdance sulle note di Emis Killa che è uno dei punti più bassi mai raggiunti dalla televisione italiana e mondiale. Guardate il seguente video, ma solo a vostro rischio e pericolo. Se poi finite in coma pure voi, Pensieri Cannibali non se ne assume alcuna responsabilità.
Ancora vivi e in buona forma dopo questo video? Watanka!
"Dai Bea, smettila di fingere di essere in coma soltanto per non vedermi mai più ballare la breakdance."
Oltre a Rocco, pure gli altri personaggi in questa seconda stagione ce la mettono tutta per rendersi odiosi. C'è Vale (Brando Pacitto) che nei primi episodi si è trasformato in uno stronzo colossale. Capisco che il fato ti sia stato avverso, caro ragazzo, però non te la devi prendere con noi spettatori incolpevoli. Intanto Cris (Aurora Ruffino) è sempre più figa di legno (almeno fino all'episodio finale), Toni (Pio Luigi Piscicelli) è sempre più inutile e la tipa che si fa nell'ultima puntata è agghiacciande. Sul fronte new-entries ci sono Flam (Cloe Romagnoli), un'allucinata bambina cieca che non si può davvero vedere (perdonate la battuta terribile), Bea (Angela Curri) una tipa in coma che se anche non ci fosse stata non avrebbe fatto alcuna differenza, e Nina che è stronzetta però figa e con i capelli rasati sembra Natalie Portman in V per vendetta e quindi è promossa a pieni voti.
"Ma perché nessuno mi crede quando dico che sono la gnoccolona della serie?"
E poi c'è il filippino che parla in romanesco (Daniel Alviar Tenorio) che è un po' l'unico che mi sta simpatico. L'unico insieme a Leo (Carmine Buschini), il leader nonché idolo incontrastato dei braccialetti rossi. Se la serie funziona è per merito dei personaggi insopportabili, che con sadismo si vorrebbe vedere eliminati un po' come quelli di The Walking Dead, e per merito di Leo. Impossibile non provare simpatia e pena per lui, un ragazzino con il cancro contro cui i perfidi autori della serie si accaniscono peggio di George R. R. Martin nei confronti dei personaggi di Game of Thrones.
Braccialetti rossi non sfugge ai difetti tipici della tipica fiction italiana, con sceneggiature che in questa seconda stagione cedono spesso al buonismo puro, si veda il finale di stagione che più ruffiano e scontato non si potrebbe. Il tutto è però condito qua e là da una sana dose di cattiveria e bastardaggine assolute che nulla hanno da invidiare alle serie ammeregane. Di certo Braccialetti rossi, a sua volta ispirato allo spagnolo Polseres vermelles, non ha nulla da invidiare alla sua versione a stelle e strisce Red Band Society, serie piatta, anonima e priva di personaggi con un minimo di carattere giustamente cancellata dalla faccia della Terra dopo appena una season. La fiction di Raiuno, già confermata per una terza stagione, pur con le sue pecche sopra elencate e pur con la sua buona dose di bimbominkiosità continua invece a farsi vedere con piacere e un po' di vergogna. Perché non c'è niente di meno cool oggi come oggi di dire di guardare Braccialetti rossi. A meno che hai meno di 14 anni e allora la cosa non è così scandalosa. L'unica cosa meno cool è apprezzare il film Cinquanta sfumature di grigio. Io invece sbandiero ai quattro venti il mio apprezzamento per entrambi. Senza alcun imbarazzo.