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Brasile, Coppa del Mondo 2014 a copertura dell’Operazione ‘Limpeza Social’

Creato il 19 giugno 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Sono più di 250.000 gli sfollati che in Brasile hanno perso la loro abitazione, quale che fosse, per far spazio alle mega-opere di costruzione in vista della Coppa del Mondo 2014.

In realtà da quando il Campionato del Mondo é iniziato la stampa – e il mondo – si é divisa in due grosse fazioni: le testate dedicate alle partite, ai pre e post-partita, ai pettegolezzi da spogliatoio, al calciomercato, e ai party delle nazionali in terra carioca. L’altra fazione, quella fatta da una stampa più o meno ‘impegnata’, lavora quasi esclusivamente sulle sfumature politico-sociali dell’evento: i costi, le tangenti e le altre diverse mosse che la FIFA o i vertici politici brasiliani fanno sulla scacchiera.

Chi si nutre del secondo genere di informazioni sa bene che la news relativa agli sfollati del Brasile é una goccia nel mare.

Agenzie di stampa di tutto il mondo e Amnesty International descrivono i Mondiali 2014 in Brasile riportando atmosfere cittadine al limite del post-atomico, raccontando di neo-dittature travestite da democrazie, di un malcontento riversato nelle pubbliche vie e coperto da fumogeni al peperoncino, esseri umani uccisi dalla polizia, descrivono la fame, la malasanità e le manifestazioni come simboli di una popolazione stremata, simboli ignorati dai canali di informazione locale che – per l’Italia niente di nuovo – protendono per la propaganda politica.

Emblematico il recente comizio della Presidente Dilma Roussef: ‘Il popolo brasiliano é felice e il Brasile pronto ad accogliere la Coppa del Mondo’.

Nulla di più lontano dalla realtà.

L’organizzazione di questo evento sportivo é stata una macchina di morti sul lavoro e sfruttamento della manodopera, ha significato la repressione violenta dei manifestanti da parte delle forze dell’ordine ed é stata occasione di devastazione dei quartieri popolari con conseguente ghettizzazione della povera gente e tutto ciò al fine di ‘presentare’ un Brasile pulito, ricco e assolutamente pro-campionato.

Racconta il giornalista freelance danese Mikkel Jensen ‘A marzo mi trovavo a Fortaleza per conoscere la città più violenta di tutte le sedi della Coppa del Mondo. Parlai con alcune persone che mi misero in contatto coi Niňos de la Calle e venni a sapere che alcuni erano spariti. Spesso li uccidono la notte, mentre dormono in una zona frequentata da turisti. Perché? Così da mantenere pulita la città per gli stranieri e la stampa internazionale?’. Jensen, ormai acquisita la nomina di bufalaro, si é ritirato e ha annunciato di non voler prendere parte al circo mediatico che ruota intorno al Mondiale di calcio a causa delle brutture e del disagio che lo stesso ha creato al – vero – Brasile.

Una vera operazione di pulizia denomitata ‘Limpeza Social‘ (Pulizia Sociale) dunque, per mostrare alle telecamere dell’invidiato mondo occidentale una terra diversa da quella che é davvero.

Bufale a parte, é facile trovare da ogni parte sul web, comprese testate online di tutto il pianeta, l’immagine dei murales raffiguranti bambini affamati in lacrime davanti un pallone da calcio, interviste al popolo carioca attraverso le quali uomini e donne più o meno poveri, più o meno sconvolti, raccontano la violenza con la quale questo Mondiale é stato imposto loro.

L’ex calciatore Ronaldo si dichiara vergognato per la gestione dell’evento e sa che tra corruzione a colpi di mazzette milionarie e disinformazione al Brasile non resta che la remissività di una popolazione in ginocchio di fronte alla potenza degli accordi politici, al Brasile é stata succhiata anche l’ultima goccia di sangue, usurpato anche l’ultimo sogno.

Dopo l’analisi degli scontri di Brasile 2014, tra gli esponenti della FIFA nascono preoccupazioni per il Campionato del Mondo del 2022, che secondo le fonti dovrebbe svolgersi in Qatar (in seguito alla mazzetta di cinque milioni di dollari che l’ex funzionario FIFA Bin Hammam ha pagato alle federazioni calcistiche Africane in cambio del loro sostegno per la candidatura del Qatar).

In questo modo la riduzione del lavoro in schiavitù può dirsi certa, i numeri relativi alle morti sulle impalcature traballanti diventeranno cifre a cinque zeri, la repressione di chi auspica a condizioni di vita meno estreme sarà nascosta dall’oscurantismo mediatico, saranno costruiti stadi, hotel e resort, ci sarà il supporto delle ultime trovate tecnologiche, nasceranno nuovi padiglioni aeroportuali e verranno costruiti centri commerciali all’avanguardia. Sarà fatto, in un modo o nell’altro, e sarà fatto raccontando al mondo che i paesi in via di sviluppo non chiedono di meglio, raccontando al mondo che il popolo é felice di avere una boutique di lusso sulle macerie della propria abitazione.

 

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