Nel 2010 il Brasile sembrava sul punto di inaugurare una sorta di età dell’oro: un tasso di crescita del 7,5% annuo con la previsione di diventare la quinta economia al mondo nel 2050, il prestigio internazionale guadagnato negli otto anni di presidenza Lula e il ritorno d’immagine per l’assegnazione della Coppa del mondo di calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016 a Rio fungevano da premesse verso un futuro apparentemente senza ostacoli.
A distanza di cinque anni, di quel gioioso entusiasmo è rimasto ben poco.
[Continua su L’Indro]