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Ascanio Celestini, fresco vincitore del Ciak d’Oro come Miglior Opera Prima per il film "La pecora nera", che nasce come opera teatrale (La Pecora Nera - Elogio funebre del manicomio elettrico) che vedemmo, io e Agnese, nel settembre del 2006, quando partecipai alla selezione finale del Premio Pieve di quell'anno, questa sera era in Piazza dei Guidi a Vinci per presentare "Racconti".
Una lettura/narrazione di alcuni brani tratti dalle storie scritte e raccontate alla trasmissione "Parla con me" di Serena Dandini, di cui è autore e ospite fisso.
Lo abbiamo salutato prima dell'inizio dello spettacolo, e ci ha scritto una piccola dedica.
Quella sera di settembre del 2006, dopo lo spettacolo, cenammo allo stesso tavolo, e la bimba lo tempestò di domande sui personaggi che aveva messo in scena.
Questa sera ci ha trascinati nell'ascolto di un racconto di storie tenute insieme dalla metafora della vita che si svolge in un suo "immaginario" paese piccolo piccolo.
Ma di immaginario, si scopre, c'è ben poco. E' la parafrasi del nostro quotidiano.
Così, fra ironia e satira, ci si accorge che sta parlando di noi. Di noi piccoli cittadini che subiamo quello che siamo.
Ad un certo punto dello spettacolo ce la canta anche la nostra piccolezza.
Intanto, con un meccanismo semplice, che si ripete come un ritornello in mezzo alle strofe, ci conduce attraverso i capitoli della sua storia. Intanto, da piccoli cittadini, con piccole idee chiare, si lascia un rubinetto gocciolare, mentre il piccolo paese viene governato dal partito dei corrotti e dal partito dei mafiosi.
In quel piccolo paese il re si mette la corona per nascondere la testa pelata, la multinazionale del chiodo si allea con la multinazionale della fede e a scuola si danno lezioni di fila indiana.
La piazza è piena, la gente applaude, di tanto, ma soprattutto ascolta, e a volte resta muta per ascoltare le proprie debolezze messe allo scoperto.
Le sue storie, i suoi capitoli, non finiscono mai con la morte, ma con quello che viene dopo.
Non finisce con la presa d'atto e la denuncia del mal governo, ma va oltre.
Se davvero le cose stanno così, allora è un dovere civico andare a buttare una bomba in parlamento. E tutti applaudono.
E allora lui parte, riesce ad arrivare in parlamento, trova pure una giacca per entrare, ma poi scopre che per buttare la sua bomba deve mettersi in fila. Ci sono altri prima di lui, qualcuno era già lì fin dal '48. Ma nell'attesa tutti si son dimenticati del motivo, del perché buttarla quella bomba. Il tempo passa, c'è fresco d'estate, caldo d'inverno e la sera passano pure a dare da mangiare...
C'è poco da ridere... Bravo Ascanio!
Ma che destra o sinistra, se le cose vanno così, è perché così, alla fine, ci stanno bene...
Una lettura/narrazione di alcuni brani tratti dalle storie scritte e raccontate alla trasmissione "Parla con me" di Serena Dandini, di cui è autore e ospite fisso.
Lo abbiamo salutato prima dell'inizio dello spettacolo, e ci ha scritto una piccola dedica.
Quella sera di settembre del 2006, dopo lo spettacolo, cenammo allo stesso tavolo, e la bimba lo tempestò di domande sui personaggi che aveva messo in scena.
Questa sera ci ha trascinati nell'ascolto di un racconto di storie tenute insieme dalla metafora della vita che si svolge in un suo "immaginario" paese piccolo piccolo.
Ma di immaginario, si scopre, c'è ben poco. E' la parafrasi del nostro quotidiano.
Così, fra ironia e satira, ci si accorge che sta parlando di noi. Di noi piccoli cittadini che subiamo quello che siamo.
Ad un certo punto dello spettacolo ce la canta anche la nostra piccolezza.
Intanto, con un meccanismo semplice, che si ripete come un ritornello in mezzo alle strofe, ci conduce attraverso i capitoli della sua storia. Intanto, da piccoli cittadini, con piccole idee chiare, si lascia un rubinetto gocciolare, mentre il piccolo paese viene governato dal partito dei corrotti e dal partito dei mafiosi.
In quel piccolo paese il re si mette la corona per nascondere la testa pelata, la multinazionale del chiodo si allea con la multinazionale della fede e a scuola si danno lezioni di fila indiana.
La piazza è piena, la gente applaude, di tanto, ma soprattutto ascolta, e a volte resta muta per ascoltare le proprie debolezze messe allo scoperto.
Le sue storie, i suoi capitoli, non finiscono mai con la morte, ma con quello che viene dopo.
Non finisce con la presa d'atto e la denuncia del mal governo, ma va oltre.
Se davvero le cose stanno così, allora è un dovere civico andare a buttare una bomba in parlamento. E tutti applaudono.
E allora lui parte, riesce ad arrivare in parlamento, trova pure una giacca per entrare, ma poi scopre che per buttare la sua bomba deve mettersi in fila. Ci sono altri prima di lui, qualcuno era già lì fin dal '48. Ma nell'attesa tutti si son dimenticati del motivo, del perché buttarla quella bomba. Il tempo passa, c'è fresco d'estate, caldo d'inverno e la sera passano pure a dare da mangiare...
C'è poco da ridere... Bravo Ascanio!
Ma che destra o sinistra, se le cose vanno così, è perché così, alla fine, ci stanno bene...
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