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In “Breaking Dawn - Parte 1” Edward racconta a Bella di quando andava ancora a caccia di esseri umani (come vittime da dissanguare sceglieva solo criminali; ci sarebbe da rimpiangere che non abbia continuato). La sequenza in flashback è ambientata evidentemente nel 1935, giacché presenta Edward al cinema che vede “The Bride of Frankenstein” di James Whale, uscito quell'anno. E questo è un grazioso inner joke: il regista del presente film, Bill Condon, ne ha diretto nel 1998 uno, assai superiore, dal titolo “Uomini e dei” che raccontava gli ultimi giorni del regista Whale e, in flashback, metteva in scena proprio la realizzazione di “The Bride of Frankenstein”.
Molto grazioso, appunto - e unica cosa degna di nota di “Breaking Dawn”. La saga di “Twilight” è arrivata con questo a quattro episodi, tutti mediocri con l'eccezione del terzo, “Eclipse”, di David Slade; ma questo è sicuramente il peggiore di tutti. C'è da stupirsi di Bill Condon, ma anche della sceneggiatrice Melissa Rosenberg. Se “Eclipse” era riuscito a iniettare un po' di linfa vitale nelle vene esangui della serie (anche per merito dei flashback che lo costellavano), “Breaking Dawn” è una causa persa. Non vi ritroviamo niente che possa dare interesse, né le crisi nervose di Jacob (questo Amleto dei lupi mannari) né il dramma di Bella che si vede crescere dentro un feto mostruoso ma è contro l'aborto, anche quello terapeutico. Il plot è ridicolo, ma attenzione: anche il cinema horror spagnolo di serie B degli anni '60/'70, per fare un esempio, presentava spesso trame quasi altrettanto ridicole, ma resta una delizia naïve. Impossibilitati dalla corposità della produzione a essere tali, Condon & Rosenberg avrebbero potuto essere camp: non hanno osato. Avrebbero potuto essere (un po') horror, come “Eclipse”: non hanno voluto. Se hanno mirato al melodramma eccessivo, nessuno se n'è accorto. Si ha piuttosto l'impressione della plumbea realizzazione burocratica di un copione già infelice di suo; perfino il versante trucco è inferiore alle aspettative.
Robert Pattinson e Taylor Lautner sono già abbastanza legnosi per conto loro, ma Kristen Stewart raggiunge in questo film nuovi livelli di inespressività. Il suo viso assume un po' di drammaticità, se non di espressione, solo quando è scavato perché il feto che porta in grembo le sta succhiando la vita - ma è tutto merito del makeup (infatti si può dire che recita meglio da morta che da viva). Se Kristen Stewart è un'attrice, i Volturi sono il Telefono Azzurro.
Già, i Volturi. Dobbiamo a loro gli unici momenti un po' interessanti a parte lo scherzo sopra citato: l'incubo di Bella all'inizio e la conclusione che anticipa la parte 2 (e che certi multisala proiettano a luci accese perché viene in mezzo ai credits di coda). Poiché questi vampiri cattivissimi, capitanati dal bravo Michael Sheen, sanno fare il loro mestiere. E' più di quanto si possa dire del resto del film.
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