Brebemi, un Renzi disposto a tutto legittima sprechi e danni

Creato il 25 luglio 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

il sottostante articolo proviene dal sito del Corriere della Sera edizione bresciana, on line oggi. Manca solo un Renzi con aureola in icona che non russa. Il premier ha confuso la Brebemi con un’azienda agricola di alta qualità biologica o una catena di piccole imprese o una fabbrica sostenibile. Il fiorentino del Pd invece s’è accodato a Bettoni e Maroni, scambiando una dannosa autostrada, pagata dallo Stato, per un elemento del progresso dell’umanità. E il Corriere elogia i signori dei ticket e dell’asfalto, aggiungendo ovviamente anche la Tav.

Il faccia a faccia fra il premier Matteo Renzi e la Lombardia più profonda è andato in scena a Fara Olivana, Bassa Bergamasca, in una giornata afosa, in un cantiere posto al crocevia fra campi di mais e capannoni, svincoli e centri commerciali. Il presidente del Consiglio del Pd s’è trovato a tagliare il nastro di una grande opera realizzata fra molte difficoltà (cinque anni di cantieri preceduti da tredici di carte e permessi), un’opera figlia dei governi nazionali elocali tutti targati centrodestra. Ne ha fatto l’occasione per delineare il suo new deal, un mix di opere e di miliardi (per ora annunciati), una politica economica di stampo keynesiano basata su una consistente iniezione di investimenti pubblici. Da una parte i 43 miliardi che il governo vorrebbe sbloccare in settembre per «pomparli» – parola del premier – nel sistema economico nazionale, dall’altra i 300 miliardi di liquidità che la Bce si appresta a iniettare nel sistema creditizio. La Brebemi ha in fondo offerto al premier una metafora ideale per descrivere un Paese che non si ferma nonostante le difficoltà, che rialza la testa in mezzo alla tempesta, che prova a traguardare nuove frontiere. L’autostrada percorribile da ieri rappresenta infatti una sfida vinta dal sistema rappresentato da Camere di commercio, enti locali, Intesa Sanpaolo, imprese di costruzioni: una sfida portata a compimento fra mille difficoltà, molti ostacoli, tante inerzie burocratiche, alcune trappole procedurali, qualche contestazione sensata. La A35 (così sarà indicata dalla cartellonistica stradale) è la prima grande opera inaugurata in Italia dopo molti anni, la prima autostrada realizzata completamente in autofinanziamento, un gioiello ingegneristico che ha visto raddoppiare i costi per mitigare l’impatto ambientale, attutire le resistenze delle comunità locali, lenire il trauma dei tanti espropri.

Il territorio attraversato è nevralgico: la Brebemi interseca il cuore di una regione che da sola totalizza il 21,3% del Pil nazionale (e, insieme al Trentino, è l’unica che l’ha ritoccato in positivo l’anno scorso con un +0,6%), rappresenta la cerniera fra tre provincie (Milano, Bergamo e Brescia) che accolgono 480 mila imprese e danno lavoro a due milioni di addetti. Soprattutto interseca alcune delle zone economicamente più dinamiche della regione (l’Ovest Bresciano, la Bassa Bergamasca, l’Est e il Sud Milanese) che non si sono rassegnate alla crisi e dove più acuto era il deficit infrastrutturale accumulato negli anni.
Certo, il pedaggio pagato sulla strada della modernizzazione è stato alto in termini di consumo di suolo agricolo, pregiato e insostituibile. Se si aggiunge che in parallelo a Brebemi corre, per lunghi tratti, la nuova linea della Tav, si comprende quanto il solco tracciato dal nuovo fascio infrastrutturale nel cuore della Pianura padana sia vasto e profondo. Ma tutto ciò dice anche come il leggendario «corridoio 5», l’asse longitudinale di connessione europea, stia diventando una realtà. Nella regione più dinamica del Paese.

Proprio per questo ieri il premier ha colto l’occasione per riassumere e aggiornare il suo programma dei mille giorni con le riforme del lavoro, della giustizia, della Pubblica amministrazione e dell’architettura costituzionale. Proprio per questo ne ha approfittato per elogiare «le maestranze» che hanno posato asfalto e cemento, e «gli ingegneri che sono il nostro orgoglio nel mondo». Ma anche per mitigare le prospettive di rottamazione delle Camere di commercio (che nell’avventura di Brebemi hanno avuto un ruolo decisivo), o per riconoscere il ruolo «sistemico» delle banche che sapranno far giungere alle imprese i miliardi in arrivo dalla Bce. Alla conclusione di tutto il taglio del nastro di un’autostrada che è un gioiello ingegneristico, la prima opera compiuta in vista di Expo 2015. Una promessa mantenuta a metà, fino a quando non sarà completata la tangenziale esterna Est di Milano e non sarà riqualificata la strada Rivoltana per entrare nella metropoli. Da ieri comunque l’Italia ha una nuova autostrada, il Nord arterie meno congestionate, la Lombardia sperimenta la concorrenza autostradale. Non è poco. Questo è ciò che resta. Ed è, in fondo, ciò che conta.


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