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Brescia a 6 zampe

Da Patalice
Brescia a 6 zampeHo la fortuna di vivere a Brescia.
Si, è provinciale.
Si, ci sono un sacco di vie storiche e meravigliose, nelle quali non siamo più i benvenuti. 
Si, è popolata di "vorrei ma non posso", soggetti che fanno i "grandi di Spagna", ma se li capovolgi e scuoti, non ne esce un centesimo.Si, chiudono negozi a spron battuto, negozi storici che lasciano sempre più posto a bazar cinesi. Si, le ragazzine il sabato pomeriggio sono prodotte in serie, coi capelli uguali le une alle altre, e gli abiti che formano enormi stock itineranti. Si, paghi una cena il triplo di quello che la pagheresti in un qualsiasi altro posto, e magari nemmeno mangi benissimo, ma sei con tutti gli altri. Il bresciano segue un gregge mai sazio di quanto ha, e cerca sempre il modo più comodo e stravolgente per combattere la routine, una modo che deve omologarsi a quello degli altri, se no sono guai!...e nonostante tutti questi aspetti nefasti, io Brescia la amo.Mi piace visceralmente nel suo essere viziata e viziosa, nel suo rendiconto personale di voci e volti, un pizzo di buonsenso mancato da pagare per trovarcisi a casa. E mi piace godermela.Domenica era una giornata bellissima, il sole alto invogliava ad uscire di casa, così ho preso R-Dog e siamo andati alla stazione della metro. Per R-Dog era la prima volta, e si è divertito parecchio; siamo scesi in via San Faustino, pieno centro della rinnovata movida bresciana di notte, che rivela tutto il suo potenziale architettonico durante il giorno, palazzi antichi nei reticoli fatti di vie spesse e condensate. Noi ce la si camminava, tra la saracinesca del locale più di tendenza, e la galleria improvvisata di un'artista ardimentosa, che affitta uno spazio per diventare voce coi suoi colori. C'è l'atelier dello stilista emergente, che squarcia un grigio inverno incoerente di temperature, e la biblioteca di libri usati in vendita, con le atmosfere di un luogo dotto e accessibile, antico e modernissimo. Prendiamo un cappuccio gigante aromatizzato al caramello, ed un cookies al cioccolato bianco, quest'ultimo ce lo smezziamo, mentre il bicchierone mi scalda le mani. Cammino con R-Dog accanto: c'è già il brulicare dei bambini travestiti per il carnevale, e c'è la danza assorta di signore impellicciate, e ragazze col giubbino jeans. Tutto è colore. Compro un pensiero per un'amica, e mi lascio tentare dalla Mondadori di via Mazzini, ma non entro, altrimenti faccio danno. E cammino ancora per vie da abitare, che però non conosco, e mi piace, e mi ci imbatto con riconoscenza, che laddove accordano pianoforti, senti da una finestra anonima le dita di qualcuno che suona qualcosa che sai, sebbene tu non riconosca il pezzo o l'autore. C'è la chiesa che si riempie, non solo di vecchine, ma di coppiette che guardano al domani. R-Dog vorrebbe entrare in mille portoni spalancati su giardini privati e stracolmi di misteri, il proibito che si fa mela tentatrice, ed il guinzaglio che lo allontana. Rientriamo.Lui mi si addormenta in braccio, dei ragazzini lo fotografano perché è oggettivamente bellissimo, io sorrido e aspiro a fermare il momento, perché quel guazzabuglio di passato e presente incoerente e soave, è una delle piccole cose per cui vale la pena. 

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