Magazine Economia
***Dal 1 al 22 luglio del '44, la Conferenza di Bretton Woods (cittadina americana del New Hampshire) portò la fine del sistema di regolazione dei cambi internazionali ed alla creazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Furono presi accordi che diedero vita ad un sistema di regole e procedure volte a regolare la politica monetaria internazionale con l’obiettivo di governare i futuri rapporti economici e finanziari, impedendo di ritornare ad una situazione che diede vita alla seconda guerra mondiale. Nel sistema definito da Bretton Woods, il dollaro era l’unica valuta convertibile in oro in base al cambio di 35 dollari per oncia del metallo prezioso. Il dollaro venne poi eletto valuta di riferimento per gli scambi, mentre per le altre valute erano invece consentite solo oscillazioni limitate in un regime di cambi fissi a parità centrale. La guerra del Vietnam ed il forte aumento della spesa pubblica del debito USA, segnarono la fine del sistema istituito a Bretton Woods. Il 15 agosto 1971, a Camp David, Richard Nixon, sospese la convertibilità del dollaro in oro, in quanto, con le crescenti richieste di conversione in oro, le riserve americane si stavano sempre più assottigliando. Il dicembre di quell'anno segnò l’abbandono degli accordi di Bretton Woods da parte dei membri del G10 Germania, Belgio, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia). Con lo Smithsonian Agreement (accordo del G10) il dollaro venne svalutato e si diede il via alla fluttuazione dei cambi. L'assenza di un sistema monetario è stata in seguito lievemente mitigata prima dall'introduzione nel 1979 del Sistema monetario europeo e poi dall'introduzione dell'euro nel 1999.*** fonte E in ITALIA?La Banca d'Italia viene istituita con la legge n. 449 del 10 agosto 1893 con la fusione di quattro banche dell'epoca. ***Sin da quando è stata costituita la Banca d’ Italia, per gli istituti di emissione di moneta, esisteva l'obbligo della riserva aurea, necessaria per garantire la convertibilità della moneta emessa con oro, corrispondente al suo valore di mercato. L'obbligo di garantire le emissioni con parità aurea era stato istituito per dare certezze di stabilità delle banconote emesse. Dopo la guerra, si è ripristinato per la convertibilità delle monete e la creazione di un sistema di compensazione multilaterale delle bilance dei pagamenti al termine delle ostilità. Nel ferragosto del ’71, gli americani (come ho detto sopra) con dichiarazione unilaterale di inconvertibilità del dollaro in oro), pongono fine al regime dei cambi fìssi instaurato dagli accordi, che sino ad allora aveva consentito lo straordinario sviluppo dei popoli dei paesi che vi avevano aderito. A dicembre poi il G10 sancì l'abbandono della Bretton Woods, accordandosi con gli USA per cambiare il sistema. Mancando ogni forma di controllo multilaterale sulle emissioni monetarie, queste venivano decise autonomamente dalle rispettive banche centrali, negli anni successivi al ‘71 è iniziata la pericolosa instabilità monetaria, che per il nostro paese ha avuto come conseguenza la crescita del debito pubblico. Infatti, anche la Banca d'Italia ha continuato ad emettere moneta, ma senza la garanzia della convertibilità aurea. Come conseguenza già nel 2000, il debito pubblico di noi cittadini nei confronti della Banca d'Italia, è arrivato alla folle cifra di 2 Milioni di miliardi di lire. La nostra banca centrale, come istituto pubblico, doveva operare per conto del cittadino ed emettere banconote per conto dello Stato, poiché lo Stato, cioè il cittadino, non ha mai inteso regalargli la sua sovranità, come invece ha fatto, con la riforma bancaria, il Governo Amato nel ’92 con la trasformazione delle banche da Istituti di Diritto Pubblico in S.p.A private compresa Bankitalia, senza trattenere le incedibili azioni della Banca d’Italia nello Stato italiano, in quanto titoli onorari e non commerciabili sul mercato azionario. A questo punto, diversamente da come recita il suo logo, la Banca d'Italia s.p.a, non solo non è di proprietà dello Stato italiano ma, cosa ancor più grave, non agisce neanche per nostra delega. I suoi proprietari infatti sono azionisti ora banchieri privati: Gruppo Intesa-San Paolo (44,43%), Gruppo Unicredit ( 22,12%), Banca Carige (3,96%), Bnl (2,83%), Monte dei Paschi di Siena (2,50%), Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%) insieme ad altre banche minori (e all'INPS col 5%), poichè detentori dell'intero capitale sociale della Banca d'Italia (di €uro 154.937 e 07centesimi).*** fonte SEGUE 2^ parte
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