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Breve cronaca di una notte d'estate.

Da Tuonolux

È tardi e non c'è rimasta molta gente ai tavoli del chiosco estivo. Io sono al banco, e butto in corpo l'ennesima grappa della nottata, poi mi accorgo di essere osservato da una donna: è una sulla quarantina, ed è molto bella. Su quest'ultima affermazione però, non c'è niente di certo: è tardi come ho detto, e quella che stringo tra le mani non è la prima grappa. Forse, la signora, nemmeno mi stava guardando ad essere sinceri. Comunque mi siedo ad un tavolo poco distante dal suo e comincio a guardarle i piedi, noto che le piccole dita dalle unghie smaltate stanno stuzzicando in modo molto sensuale un lembo di stoffa dei suoi sandali. Ho un'erezione.
Arriva Luigi, un napoletano alto una miseria. Si siede al mio fianco. Lo conosco da un paio di anni, è un'abituè del posto. Una volta ero sbronzo e l'ho impezzato di brutto, ed ora crede che siamo amici. Lo dimostra il fatto che tutte le volte che mi vede ad un tavolo ci si siede senza chiedere il permesso.
Mi svanisce l'erezione.
Luigi comincia a blaterare, a sbiascicare robe tipo: sono tutti ladri, governo di merda e l'Italia fa schifo.

Mi alzo dal tavolo e mi vado a sedere a fianco quello della signora. Luigi è visibilmente deluso, così continua il suo discorso con la tazzina di caffé che stringe tra le dita.

Al tavolo di lei c'è un peggio sfigato: un ritardato mentale stempiato di circa quaranta anni, che porta incollata all'addome una orribile pancetta dentro una camicia aderente.

Comunque, come arrivo io rubo la scena.

Sorrido. Lei mi sorride. Lui vede noi. Lui non sorride.

"Mi piace il tuo look, sembri Vinicio Capossela" dice lei, e canticchia le note di che coss'è l'amor. L'alcol l'ha già incontrata, ed ora che ci faccio caso lo vedo anche nei suoi begli occhietti luminosi e vispi.

"Piacere signorina, io sono il re della Cantina" dico, e le bacio la mano subito dopo essermi tolto in maniera teatrale il cappello.

Wow” dice lei.

Piacere, Emanuel Gavioli, noto scrittore emiliano” dico io.

Wow” si ripete lei.

Il tizio stempiato e ritardato mi tira una sassata in fronte con lo sguardo. Si sta chiedendo come faccio. Non è la prima volta che gli rubo la scena, e dentro ha il fuoco dell'invidia. Mi guarda la pancia e probabilmente sta pensando che la mia è almeno tre volte la sua, e si chiede nuovamente come faccio, e non riesce a darsi risposta. È un uomo tormentato lo stempiato.

Bisogna saperla portare la pancia, ed io sono un maestro nel portarla. Nel mio ventre ci sono tante storie, tante delusioni d'amore, tante tristezze, e tanta, tantissima grappa.

La signora mi dice “Laura. Io mi chiamo Laura”, e le nostre sedie ora hanno assunto una angolazione che taglia fuori il tizio, a cui tremano le labbra dal nervoso. Non sa cosa fare, non sa che dire, riesce solo a guardarmi il ventre. Ha perso, e la sconfitta lo sta schiaffeggiando mentre continua a chiedersi come faccio.

Posso offrirti qualcosa Laura?”

No, grazie Emanuel, ho già bevuto tanto, ed è molto tardi, tra pochi minuti vado a letto”

L'alba non ha ancora scacciato le stelle di questa notte signorina. C'è ancora tempo per bere”

Mi sorride e dice: “Non me la sento davvero, grazie”

Allora non insisto. Ci sarà un'altra occasione spero.”

Ci sarà Emanuel. Ora però, parlami di te. Hai detto che sei scrittore, cosa scrivi, poesie?

Scrivo poesie, canzoni, racconti di vita e, qualche volta, anche di morte”

Si vede che sei un'artista” dice.

Sono solo uno che cerca di dare un senso alla propria esistenza, niente di più Laura, fidati, tutto il resto è solo una questione di cappello, ed il mio è particolarmente bello”

Mi piace molto il tuo cappello. Posso provarlo?”

Certo” dico, e glielo porgo.

Sbuca fuori un'amica di Laura e le dice che è ora di andare.

Dai!” dice, “Dai! Vieni o ti fai portare a casa da lui?”

No, arrivo”

Domani sera, qui” dico.

Domani sera, qui” risponde, e mi poggia il cappello sulla testa.

Ho messo la signora in ghiacciaia e lo stempiato non ha ancora capito qual è il trucco.

Non ci sono trucchi amico, è pura magia” dico mentre mi accendo una sigaretta.

Cosa?” sussurra.

Sono un mago”

Vado a casa, Mago. Ci dovresti andare anche tu, sei ubriaco”

Sbuffo fuori un nuvolone di fumo e ci passo le dita in mezzo.

Astan Blan feminin Kutan melingheli stick stuk malingut!

Si si ciao” dice pancetta, e si dirige verso il parcheggio facendo tintinnare il mazzo di chiavi che stringe tra le mani. Anche stanotte si riempirà di seghe.

Chiedo un'altra grappa, poi un'altra, un'altra ancora. Poi il chiosco chiude, il cielo si schiarisce e penso. Penso all'Inghilterra. Alla Russia. Agli amori distanti.

Forse senza tutta questa sofferenza non sarei diventato un mago, non avrei sviluppato questi poteri e, soprattutto, non avrei il ventre così pieno di storie.

Faccio schioccare le dita e mi ritrovo in camera mia, sul letto, dove in pochi secondi prendo sonno e vivo un'altra storia.


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