Durante la settimana sanremese, questo blog ha compiuto 8 anni. Tuttavia, siccome il Festival condotto da King Carlo Conti era fin troppo pazzesco per lasciarci distrarre dalle inutili celebrazioni, ho deciso di tralasciare il lieto evento. Torno oggi sull’argomento perché analizzando le statistiche dalla nascita di questo sito fino a oggi, mi sono reso conto che è possibile individuare delle fasi ben precise che, forse, non riguardano solo questo sito, ma hanno caratterizzato anche la storia di altri blog. A titolo esemplificativo, vi riporto di seguito l’andamento del numero di visitatori di Signorponza.com.
1) La voce dell’incoscienza (2007)
Sono i mesi in cui molti di noi hanno mosso i primi timidi passi nel mondo del blogging. In tanti (a cominciare dal sottoscritto) iniziano dai Windows Live Space, quel magico mondo collegato a MSN Messenger e che permetteva di avere un blog da riempire di parole, glitter e immagini animate di Diddl. Per dirlo in altre parole: una cosa oscena.
Talmente oscena che alcuni decidono presto di migrare verso altre piattaforme, o addirittura di mettersi in proprio così da poter avere il nome del dominio personalizzato e accrescere a dismisura l’ego (da qui la nascita di signorponza.com). Twitter e Facebook sono ancora fenomeni molto marginali che rimangono a fare tappezzeria sullo sfondo. Sul primo, nato da poco, si parla ancora in terza persona; il secondo lo usano solo gli studenti dei college americani.
Sta cercando di capire come funziona twitter. Ma pensa che ora andrà in bagno
— Signor Ponza (@signorponza) February 5, 2007
2) Siamo tutti blogger (2008)
Il fenomeno del blogging diventa ormai globale. Se non hai un blog sei uno sfigato, sei tagliato fuori. Il blog rappresenta allora quello che oggi rappresenta un account Twitter, Facebook o Instagram: il tuo passaporto sul web. Il mondo di chi scrive un weblog si divide tra chi è su un proprio dominio (e gioca a fare il figo, tipo Signor Ponza), chi sa scrivere bene e solitamente si trova su Splinder o su Blogspot (i più fighetti sono comunque su Splinder, che oggi però riposa in pace) e chi invece continua a preferire il mondo delle scritte glitterate di Windows Live Spaces. Poi c’erano quelli che facevano la scelta di WordPress.com che erano un po’ come i vegani di oggi.
NB: Il fatto che tutti si sentissero blogger, tuttavia, non equivaleva a un altrettanto consapevole uso della sintassi.
3) L’era dello scambio di flussi (di commenti e link) (2009)
Ormai il mestiere del blogger è diventato un lavoro usurante vero e proprio, altro che miniera. Non è più sufficiente scrivere post su qualsiasi argomento possibile e immaginabile, ma essere blogger significa soprattutto intrattenere numerose e continue relazioni pubbliche virtuali con gli altri utenti della blogosfera. Commentare il più possibile altri blog equivale a garantirsi un flusso di visite (e commenti) dignitoso, come mostra il grafico all’inizio del post. Altrimenti si è destinati all’emarginazione dalla comunità. Una comunità che, in alcuni casi, riusciva ad essere più chiusa di quella dei cinesi in via Paolo Sarpi a Milano. Tutto questo ovviamente era possibile perché la maggior parte di noi in questo periodo frequenta l’università (=”magari l’esame lo do al prossimo appello”).
Un altro elemento importantissimo di questo periodo storico è lo scambio di link. Essere linkati da altri siti significa essere toccati dalla Madonna in persona. Per questo motivo si inventano giochi e catene di Sant’Antonio che prevedono che alla fine del post si nominino altri X blogger a cui passare la palla.
Inizia in questa fase a svilupparsi una certa attenzione per fenomeni alternativi quali Twitter, Facebook e Tumblr e (l’orrendo) Friendfeed, di cui però parleremo nelle prossime fasi.
4) Il tempo delle scappatelle (2010)
Piattaforme di microblogging e altri social network iniziano a pesare sempre di più nella vita di un blogger. Su Twitter non si parla più in terza persona e non c’è più lo stesso deserto che ha sempre caratterizzato Google+. Facebook inizia a diventare un fenomeno consistente anche qui in Italia, almeno tra chi è giovane e ha una certa confidenza con internet (per intenderci: le mamme e zia Concettina ancora non sanno nemmeno come si scrive Feisbùc). Anche Tumblr, grazie alla sua semplicità e rapidità di utilizzo, inizia a strizzare l’occhiolino a molti blogger che si fanno facilmente intortare e catturare dal suo fascino. Io per primo inizio a spostare la mia attività più su Tumblr e inizio a trascurare saltuariamente le pagine di Signorponza.com.
Ah, in questa fase per molti blogger inizia anche a pesare un’altra cosa chiamata vita: l’università è ormai agli sgoccioli e bisogna pensare a che cosa fare da grandi. SPOILER: la risposta non potrà mai essere “Il blogger”.
5) Non sei tu, sono io – A.k.a. la crisi dei blog (2011)
Il modello del blog entra davvero in crisi. Le alternative sono davvero tante e soprattutto molto più rapide e senza pensieri. Insomma, il blog è la moglie che sta a casa e il resto sono invece tutte le alternative che si possono facilmente trovare fuori casa. Con la differenza che nel web queste alternative sono gratis. Parlo ovviamente di tutto ciò che abbiamo citato fino ad ora (Twitter, Facebook, Tumblr, FriendFeed e cazzy e mazzy). La maggior parte dei blog viene aggiornata con sempre minor frequenza, molti siti chiudono addirittura i battenti o cadono nell’oblio peggio di Mauro Serio dopo Solletico. Anche Signorponza.com vive un periodo di crisi come non mai: in questo periodo c’è più vita su Marte che su queste pagine.
6) Rise like a phoenix (2012)
L’elettrocardiogramma dei blog non è ancora del tutto piatto. Ci sono gli estremi per tentare un recupero delle funzioni vitali. Alcuni blogger cercano infatti di rivitalizzare il proprio blog (e per “alcuni blogger” intendo me stesso) rendendosi conto che c’è ancora un pubblico che ha voglia di leggere dei pensieri più articolati dei sintetici 140 caratteri (=ha del tempo da perdere in ufficio). Anche perché, inevitabilmente, si è operata una selezione naturale e, almeno in teoria, dovrebbero essere sopravvissuti solo i siti di maggiore qualità. Credo anche che nel 2012 abbia cominciato ad apparire l’espressione “EINVECE” e non penso che sia una coincidenza.
7) Crederci sempre, arrendersi mai (2013)
Ormai è chiaro a tutti che il blog non è morto, ma è vivo e lotta insieme a noi. Deve solo essere ripensato nella forma e nei contenuti. È sempre più difficile che sia un diario personale (per quello c’è Facebook) o per la condivisione continua di brevi aggiornamenti (per quello ci sono Twitter, Facebook, Tumblr, Instagram, ecc…). Deve essere uno spazio che ospita contenuti di qualità e con un minimo di focalizzazione. In molti (e per “molti” intendo sempre me stesso) si rendono conto che forse da soli non è possibile farcela. E allora decidono di mettere su una squadra fortissimi che produca contenuti originali e con una buona decente frequenza. È tra il 2012 e il 2013, infatti, che nasce Signorponza.com nella forma collettiva che potete leggere oggi, fatta di rubriche e tante menti e braccia in grado di mandare avanti la baracca. E i risultati cominciano a vedersi, tant’è che il numero di visitatori torna ai livelli del magico 2009.
8) Una nuova era (2014-2015)
Un po’ come è successo per gli anni ’90 nei vestiti e nella musica, il 2014 vede il ritorno del blog tra i trend del web. Conclusa la selezione naturale che ha portato alla decimazione della maggior parte dei blogger della prima ora (alcuni nel frattempo diventati Twitstar o addirittura star della tv e della radio o addirittura star della propria famiglia), i blog tornano a moltiplicarsi. Ne nascono di nuovi, più o meno a partire da idee originali, ma la cosa bella è che tornano ad essere un luogo virtuale dove confrontarsi, in modo meno chiassoso e caotico rispetto ai social network.
Che cosa ne sarà dei blog nei prossimi anni non lo sappiamo, ma quello che possiamo dire con un certo grado di certezza, perché ce lo ha insegnato la storia, è che il blog probabilmente non morirà mai.