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Breve storia del denaro (parte 12)

Creato il 15 settembre 2012 da Davide

Nella seconda metà del Cinquecento il mondo finanziario italiano viene sconvolto dal fallimento di numerosi banchieri privati, soprattutto genovesi, ma che operavano in tutta la penisola. Ciò produce una inversione di tendenza nella clientela, stimolata a rivolgersi verso istituzioni con immagine di maggiore solidità: i banchi pubblici. All’epoca, la funzione fondamentale svolta dalle istituzioni bancarie è data dalla custodia del denaro. Pertanto i depositi apodissari erano il servizio fondamentale offerto da questi alla clientela. Deposito inteso da entrambe le parti come un vero e proprio servizio e che pertanto non generava alcuna corresponsione di interesse essendo nella custodia medesima del denaro l’interesse preminente della clientela. Il ricorso al deposito bancario nelle regioni che costituivano il Regno delle due Sicilie, facente parte dei domini spagnoli di Carlo V, era già imponente, grazie anche all’elevato livello di fiducia riscosso dalle istituzioni bancarie dello stato. Conseguenza di ciò era la notevole diffusione di bancali quali ricevute rilasciate ai depositanti all’atto del versamento di somme, siano esse rilevanti oppure modeste. Spesso tali titoli di credito acquisivano maggiore flessibilità operativa al divenire trasferibili da persona a persona per mezzo di successive girate. In questo contesto storico e finanziario, verso la seconda metà del Cinquecento appare una novità importantissima: l’emissione da parte dei banchi pubblici di un nuovo titolo di credito, la fede di credito, trasferibile mediante girata. Su di esso, a differenza dagli altri titoli rappresentativi di depositi, il girante può apporre indicazioni in merito alla causale del pagamento a copertura del quale egli cede il titolo, ponendo anche specifiche condizioni alle quali subordinare il pagamento medesimo. Per mezzo della fede di credito, dunque, le banche napoletane realizzano due funzioni: offrono alla clientela un servizio di verifica dell’adempimento delle condizioni contrattuali alle quali viene subordinato un pagamento e introducono nel sistema economico meridionale un titolo di credito trasferibile illimitatamente da persona a persona tale da svolgere tutte le funzioni concrete proprie della cartamoneta. “Considerata tanta semplicità, comodità e sicurezza, non c’era quasi pagamento che privati, amministratori e persino lo Stato non facessero per mezzo dei banchi con fedi di credito, polizze e polizzini” (da L’archivio Storico del Banco di Napoli, Napoli, 1985). Questa comodità era tanto maggiore poiché il possessore di fedi di credito, o delle polizze da esse derivate, poteva presentarle all’incasso anche presso “sportelli” di banche diverse da quella emittente, a differenza di quanto attualmente avviene, almeno in Italia, con il conto corrente ed i suoi assegni! Per questa operatività, così avanzata per l’epoca, i banchi napoletani possono a buon diritto essere considerati i precursori della banca moderna, così come la fede di credito è a tutti gli effetti il precursore del conto corrente. La grande potenzialità dello strumento, obbligava i banchi ad una estrema scrupolosità non solamente nell’effettuare i pagamenti ai quali erano tenuti in base alle disposizioni contenute nelle fedi di credito e nelle polizze, ma anche nel verificare il rigoroso compimento delle condizioni specificate nelle bancali medesime, alle quali poteva essere subordinato il pagamento. Durante tutto il XVII secolo la fede di credito, con le sue polizze e polizzini, s’impone e si diffonde su tutti i mercati finanziari del Regno delle Due Sicilie per realizzare ogni forma di pagamento o anche di semplice trasferimento di capitali, occasionalmente andando anche oltre i confini del regno. Tale strumento finanziario fu stimolo allo sviluppo economico, così come, a sua volta, lo sviluppo economico fu stimolo per una ulteriore crescita nell’impiego delle fede di credito e per una più ampia diffusione dell’attività dei banchi pubblici, in contrapposizione a quella dei banchieri privati che, invece, era prevalente nelle altre regioni italiane. Prova dell’importanza della fede di credito è il fatto che in tale area geografica ha potuto sopravvivere sino ai giorni d’oggi ed anche altri strumenti finanziari, di concezione ben più recente, hanno avuto difficoltà a soppiantarne l’impiego. Grazie a questo strumento, la banca napoletana del secolo XVII acquista un posto preminente nella storia del sistema bancario occidentale.(segue)


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