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Breve storia del denaro (parte 9)

Creato il 27 agosto 2012 da Davide

Dalla seconda metà dell’ VIII secolo d. C. , con la riforma monetaria di Carlo Magno, riprende la monetazione in Europa occidentale. Anche se la diffusione è inizialmente limitata, gradualmente con il seppur limitato aumento degli scambi l’uso della moneta si affianca al baratto che, dopo il crollo dell’Impero romano, era tornato ad essere il principale mezzo di scambio. Sebbene non si abbiano notizie certe sull’inizio della pratica di coniazione nel Ducato di Venezia, storici antichi come Andrea Dandolo o Marin Sanudo facevano risalire la concessione del privilegio di battere moneta ai re d’Italia Rodolfo (nel 921) e Berengario II (nel 950), anche se è probabile che tale diritto fosse già in precedenza stato concesso dagli Imperatori bizantini e già circolavano denari con i nomi di Venezia e dei Sacri Romani Imperatori Ludovico I (814-840) e Lotario I (840-855). Notizie si hanno poi, attorno al 1031 di monete coniate dal doge Ottone Orseolo, mentre nel 1193-1202 Enrico Dandolo imprimeva certamente per la prima volta a Venezia la moneta d’argento detta Matapan, dall’omonimo promontorio greco. La coniazione veniva effettuata a Venezia, nel Palazzo della Zecca, e tale attività veniva rigidamente sorvegliata dalla Quarantia, assemblea con funzioni di indirizzo economico-finanziario e di Tribunale Supremo. Grazie ai suoi commerci la repubblica d Venezia era uno dei più ricchi stati europei ed ebbe una ricca produzione monetaria che esercitò notevoli influenze nel bacino del Mediterraneo ed in Europa.
Nelle città-stato come Roma, Venezia e Genova e nelle fiere della Francia medievale, la necessità di trasferire somme di denaro per scopi commerciali portò allo sviluppo di servizi finanziari che comprendevano anche le cambiali. Anche se è possibile che le cambiali fossero conosciute dagli arabi dell’VIII secolo d.C. e dagli ebrei del X sec., la prima prova inconfutabile della loro esistenza si trova in un contratto firmato a Genova nel 1156, che davano la possibilità a due fratelli che avevano preso a prestito 115 denari genovesi di rimborsare gli agenti della banca a Costantinopoli pagando loro 460 bisanti (una moneta d’oro bizantina) un mese dopo il loro arrivo. Agli inizi del XII secolo, a differenza di altre importanti città italiane, Genova ancora non batteva una moneta propria, nonostante il ruolo già significativo, specie nella Prima crociata. A Genova circolavano monete di altre città come ad esempio il pavese, un denaro imperiale coniato a Pavia già dal 962. Nel 1138 una delegazione genovese si recò a Norimberga e venne ricevuta da Corrado III che era stato appena eletto Rex Romanorum ed era in attesa di essere nominato Imperatore. Corrado concesse ai Genovesi il privilegio di battere moneta, dando loro un apposito diploma, probabilmente ben ricompensato. Poco dopo concesse lo stesso privilegio anche ad Asti e Piacenza. La zecca di Genova presso San Lorenzo produsse monete in vari tagli dal 1139 fino al 1814. Dopo questa data la Repubblica fu incorporata nello Stato sabaudo; la zecca rimase in funzione emettendo monete dei Savoia fino al 1860 quando fu chiusa definitivamente.
Con le Crociate riemersero anche le banche. Le Crociate diedero un grande stimolo alle banche perché i pagamenti per i rifornimenti e l’equipaggiamento delle truppe, il pagamento degli alleati, i riscatti dei prigionieri, ecc. richiedevano dei mezzi sicuri e veloci di trasferimento di vaste risorse di denaro contante.Di conseguenza, i Cavalieri Templari e gli Ospitalieri cominciarono a fornire alcuni servizi bancari come quelli già sviluppati in alcune città-stato italiane. Prima del regno di re Enrico II Plantageneto (1133-1189) era normale che in Inghilterra e negli altri paesi feudali che i vassalli e i loro seguaci facessero per il re un periodo di servizio servizio militare, in genere di 40 giorni all’anno. Enrico sostituì quest’obbligo feudale con un pagamento in denaro noto come Scutage e usò i soldi per reclutare un esercito permanente di professionisti noti come mercenari o soldati, come erano chiamati dal ‘solidus’ o denaro del re che guadagnavano come paga. Il solido era una moneta d’oro coniata nell’Impero romano: fu introdotta da Costantino I nel 309/310 e usata in tutto l’Impero Romano d’Oriente fino al X secolo.
La partecipazione dell’Inghilterra alle Crociate richiese ulteriori spese cui Enrico fece fronte imponendo pesanti tasse su tutte le proprietà mobili e tutti i redditi ma, nonostante le somme enormi accumulate nei suoi conti in oriente, si rifiutava di lasciare che i suoi capitani spendessero alcunché fino alla disastrosa battaglia di Hattin nel 1187. Ci fu chi lo accusò di aver lasciato in mano al Saladino gran parte della Terra Santa a causa della sua avarizia, perché aveva tenuto troppo stretti i cordoni della borsa sperando di agguantare con questa politica una fetta più grossa della torta. In tempi più attuali qualcuno accusa i tedeschi di una politica simile e di mettere in pericolo la UE. In realtà Enrico era occupato a costruire un impero in Europa, che però collassò con la sua morte e l’avvento dei successori, i suoi figli Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra (quello di Robin Hood). Per la notevole vita ed l’eredità politico-istituzionale lasciata da Enrico II sull’Inghilterra e i paesi di lingua inglese vedi qui  (segue)


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