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“Breve storia del talento” – Enrico Macioci

Creato il 31 agosto 2015 da Temperamente

Cos’è il talento? Enrico Macioci prova a dare una risposta, ma evidentemente la cosa ha preso piede, anzi mano, e ci ha scritto un intero libro – pubblicato da Mondadori a Marzo 2015.

Ci ha preso piede e mano, perché l’una scriveva, l’altra calciava: il libro si apre con la storia di un gol memorabile, segnato in un campetto cittadino, davanti a ragazzini estasiati ed impreparati a tanta grandezza, e infatti neanche quel misero luogo riesce a sminuire l’enormità del gol, che definisce, da quel momento in poi, l’esistenza del protagonista. Da quel momento, capisce che non potrà mai fare il calciatore come sognava, perché finché ci sarà qualcuno in grado di tirare quel gol così, dal niente e con quella facilità, i suoi sogni da calciatore non potranno che restare semplici sogni. Perché il talento, calcistico e non solo, è così: si staglia preciso e impetuoso davanti a tutto e tutti, inarrestabile, sfrontato ed estremamente semplice.

Prima che parlasse lo sentii arrivare nell’aria, simile all’odore che preannuncia la pioggia d’estate – quasi tutte le cose decisive accadono in estate, durante l’infanzia e l’adolescenza.

Una storia di ragazzini che crescono, estate dopo estate, in un cortile. Amicizie, odi et amo (incredibile quanto queste parole vengano giustamente usate nel romanzo, perché quando si è bambini le si usa davvero, ingenuamente o forse no, così tanto spesso) di ogni genere, invidie, rabbia e misteri.
Breve storia del talento mi ha ricordato soprattutto una cosa, che avevo tristemente dimenticato: quanti misteri esistono nell’infanzia. Quanti sono i luoghi oscuri che sono foreste incantate, le persone malvagie simili a orchi cattivi, gli imprevisti e le azioni degli adulti inspiegabili, che accadono come sortilegi stregoneschi a impedire e cambiare lo status quo. Mi ha ricordato precisamente, trasmettendomene e riportando alla memoria, facendomelo sentire di nuovo sulla pelle e nell’aria respirata nel naso, cosa significa l’estate, – lunga, vuota, spensierata, talvolta annoiata talvolta grandiosa – da ragazzini.

È d’estate che compiamo le azioni più importanti e più sciocche, sempre d’estate.

E poi, alla fine dell’estate, si è cresciuti un po’, ci si è allungati, ingrassati, gonfiato il seno e i muscoli, e, poco alla volta, con un ritmo che va sia lento che veloce, tutto cambia e non si è più bambini. E la seconda parte del romanzo arriva qui, con il ritorno del protagonista alla casa d’origine, che aveva lasciato proprio quando aveva cominciato a farsi grande. Una resa dei conti, si può pensare: beh, più o meno, segnato dal mezzogiorno di fuoco con uno dei fantasmi del passato, incontrato non a caso e non come doveva essere.

Una breve storia ma ricchissima di talento – e se non mi credete, iniziate a leggerne un capitoletto – da cui potrei continuare a estrarre frasi e citazioni gorgoglianti bellezza, poesia e verità («Crescere significa diventare stranieri, e perdere l’innocenza non è altro che questo: dover rinascere»; «Il tempo è una questione interiore, è la nostra capacità di danzare con la vita») ma preferisco che ognuno lo faccia da sé, leggendo il libro e rivivendo la propria estate.

Enrico Macioci, Breve storia del talento, Mondadori, 2015, € 17


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