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Breve trattato sulle coincidenze di Domenico Dara

Creato il 17 luglio 2014 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

Sono fieramente napoletana ma metà del mio sangue non è partenopeo. Mia madre è nata in un paese piccolissimo del Molise, Capracotta, e giuro che checché ne diciate il Molise esiste. È un paese così piccolo da non avere un semaforo, le famiglie si distinguono con dei soprannomi, Cacapaglia, Trecaffè, noi Catena etc etc. Chi non ha mai vissuto “il paese” non riesce a farsi una vera idea di cosa voglia dire, tutti si e ti conoscono, il forestiero lo individuano subito (ed è sempre il responsabile di qualsiasi cosa accada di brutto), le persone non sono mai una folla, sono le facce di sempre e la tua. E io dentro mi sento scorrere il mare di Napoli e i vicoli senza il sole e le facce scure e mezzo spagnole della gente, ma pure la montagna e le pecore, e le galline che la mia bisnonna teneva nel cortile e le guardava razzolare mentre a più di novant’anni ancora faceva centrini all’uncinetto. Forse è per questo che non mi sento mai a mio agio in nessun posto, come il postino.

Breve trattato sulle coincidenze di Domenico Dara mi è stato regalato dalla più cara amica che ho, ne avevo sentito parlare, ne avevo letto in rete nei commenti dello stesso autore in un gruppo di lettura e lo desideravo, assai. Le aspettative però sono pericolose, no anzi pericolosissime. Il rischio di attribuire a qualcuno, persona o libro che sia, qualità che poi si rivelano fasulle è altissimo. L’inconfondibile copertina della Nutrimenti era lì a fare da spartiacque tra idee e carta, tra immaginario e immaginazione, come sempre fanno le copertine ma stavolta in particolare. Il libro infine ho trovato il coraggio di iniziarlo, per fortuna.

Il postino di Girifalco, il cui nome si rivelerà solo alla fine, ha un talento particolare: è capace di riprodurre la grafia di chiunque. Sgraziato, tondeggiante, femminile, maschile, elegante o grezzo nessun tratto è per lui impossibile da riprodurre. Questa sua peculiarità trova soddisfazione solo nell’infanzia, diviene mezzo per non prenderle nell’adolescenza e poi… poi il postino inizia una strana collezione: apre, ricopia e archivia le lettere altrui. Alcune di queste lettere eserciteranno su di lui una forza attrattiva tale da spingerlo ad interferire nelle vite di mittenti e destinatari. Siano essi singole persone o la comunità tutta che rischia di vedere una delle sue terre più belle divenire monnezzaio del Nord. Questo personaggio, che per alcuni versi mi ha ricordato il leone codardo del Mago di Oz, è di tale struggente e malinconica bellezza che descriverlo è difficilissimo. Ama con gli occhi il postino, e con la penna, mai con le mani, immagina il corso delle vite altrui e cerca un senso, a tutto, tiene un quaderno in cui annota tutte le coincidenze perché non vive ma si lascia vivere e in questo modo, forse, tenta di governare il caos che non lo rappresenta. Siamo solo uomini e lasceremo di noi solo la polvere, è possibile che il nostro passaggio sulla terra sia privo di significato? E non compie mai un passo, ho pianto come un bambina quando ho creduto che invece avesse messo un piede davanti all’altro per congiungersi a Rosa sua, quando ho creduto che avesse messo in moto la sua esistenza. Però sia chiaro che ho anche riso, e di gusto, perché questo “trattato” contiene in sé tutte le sfaccettature dell’esistenza, la comicità del quotidiano che non ha bisogno di boutade per palesarsi così spesso goffa, come pure è presente l’erotismo primitivo del corpo di donna e il dialetto usato magistralmente che restituisce gli umori, gli odori, la carne.

Il calabrese è lingua ostica, ma Dara lo usa con maestria, lo sparge sapientemente e se anche una parola è indecifrabile poco importa. Ogni espressione dialettale seppure sconosciuta possiede un’intima sua musicalità che colpisce senza bisogno di essere compresa. Come spiegarlo: è come camminare a piedi nudi, come mordersi le labbra, come graffiare qualcuno. Questo libro possiede una lingua studiata e animale in alcuni passaggi tale da essere sorprendente; le parole del sesso spesso sono un potente discrimine tra chi scrittore lo è davvero e chi solo ci prova, e questo esordiente lo è, senza dubbio.

Con i libri ho un rapporto fisico, da pazza sì, li vivo senza cura, sottolineo, strappo, sporco, faccio orecchie, e lo sanno in molti e nessuno mi presta nulla mai e questo povero testo pare aver fatto una battaglia. Il mio bel libro di Dara fa un poco pena adesso, l’ho talmente amato che ne ho fatto polpette, come quelle che la zia darebbe al nostro amato protagonista. Perché l’amore non è contemplazione, l’amore è stropicciarsi e farsi e fare male. Il postino che ha scelto, scientemente, di non condividere la vita con nessuna donna, non ha una vita ascetica: ama nel passato qualcosa che non è più. Il passato non può essere toccato e quindi lui non agisce, non va avanti, non cerca palliativi. Màmmasa lo ha lasciato orfano davvero dopo che lo è stato comunque di padre nell’assenza. Essere orfani talvolta non ha che fare con la morte.

Finalista al premio Calvino, che diciamocelo è il più attento e veritiero tra i premi letterari capace di riconoscere il talento quando c’è, Breve trattato sulle coincidenze va letto. State cercando un libro per l’ombrellone? Prendetelo. Non andate al mare? Prendetelo lo stesso. Lavorerete in una miniera o siete disoccupati come me? Prendetelo e basta. Vi innamorerete di una scrittura unica e di una storia originale che molto pesca negli archetipi senza banalizzarli mai, farete delle orecchie, lo stropiccerete questo libro e lo amerete come si amano le persone e, forse, come me farete una fatica enorme a finirlo perché non vorrete che finisca.

Piccola nota

Generalmente me ne frego delle biografie, di chi sia e cosa abbia fatto l’autore nella sua vita non mi importa un ciufolo: io amo le parole, delle persone mi importa poco, il giusto. Nel testo c’è un refuso, piccolissimo, una parola spostata d’ordine e, siccome ripeto amo solo le parole, con una faccia di bronzo ho chiesto all’autore se fosse cosa voluta. Non è la prima volta, e l’ultima -in cui l’errore era in una quarta di copertina- sono stata ripresa in malo modo, ma se uno ha una malattia non è che si può frenare, insomma… insomma Dara ne ha riso di gusto, e seppure delle persone non mi importa niente questo lo volevo segnalare. Se uno scrive un libro la cui recensione potrebbe essere un “muoviti compralo che stai aspettando” ed è pure simpatico, una nota su di lui la si può pure fare.

 

cover

Breve trattato sulle coincidenze

Domenico Dara

Nutrimenti

2014

365 pp

19 €

 

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