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L'appello è un accorato tentativo, rivolto ai partiti di centro-sinistra, e soprattutto al PD, per affrontare "una inedita emergenza antropologica" che "appare la manifestazione più grave e, al tempo stesso la radice più profonda della crisi della democrazia".
L'appello è denso di spunti di riflessione, non si poteva aspettare di meno considerando gli autori, tuttavia se la diagnosi della crisi delle democrazie appare per certi versi condivisibile più problematica è la terapia proposta, ovvero una convergenza verso il magistero di Benedetto XVI riguardo al rifiuto del "relativismo etico" ed il concetto dei "valori non negoziabili". Non sono il solo a nutrire delle perplessità al riguardo, una voce dissonante si leva anche dal pensiero femminista con un articolo di Elettra Deiana che è difficile per me non condividere pienamente.
La prima cosa che ho pensato dopo aver letto l'articolo è che se quattro intellettuali marxisti di quel calibro arrivano a esortare il PD, e il suo segretario Pierluigi Bersani, a fare i conti con "l’insegnamento di Benedetto XVI sulla insopprimibile dignità della vita umana e sul primato della persona, «cercando di andare oltre tutti gli steccati»", allora significa che la cultura di sinistra è proprio alla frutta.
Non vorrei banalizzare la faccenda, il discorso è complicato e meriterebbe lunghe riflessioni. La Chiesa è una grande istituzione che riflette (sia pure malissimo) un bisogno insopprimibile di trascendentalità, ma se un invito al dialogo andava rivolto da intellettuali della sinistra avrei preferito sentir parlare della Chiesa di Giovanni XXIII anziché di quella di Benedetto XVI. E se l'invito fosse stato rivolto a quella Chiesa allora sarebbe stato anche più auspicabile un invito alla attiva collaborazione, non solo al dialogo.
Non voglio lasciarmi andare a facili slogan ma se la crisi delle democrazie è riconducibile alla caduta della fiducia nelle istanze politiche e la motivazione dell'appello è prettamente "educativo-culturale" per tentare di ricucire lo strappo della sfiducia, allora il rischio è quello di fare un’alleanza tra sfiduciati.
Guardiamoci in giro, la sfiducia nasce dalla percezione di una distanza tra il demos e le istituzioni, la Chiesa di Benedetto XVI è vista, in questi termini, come “potere” distante dalla gente esattamente come è vista la politica (e i partiti), l'ultimo libro di Stefano Livadiotti è una conferma di questo. Siamo sicuri che la strada da seguire per uscire dalla crisi delle democrazie sia un'alleanza con quella Chiesa?
C’è un’altra Chiesa da ascoltare, quella dei don Gallo, dei don Paolo Farinella, degli Enzo Bianchi, quella dei teologi come Vito Mancuso o Hans Kung, quella dei filosofi come la Monticelli, ascoltiamo quelle voci se vogliamo costruire qualcosa che ricomponga la fiducia perduta. Invece, probabilmente ancora in nome di una realpolitik trita e ritrita, nonché fallimentare, si rivolge l'appello a chi nella Chiesa attualmente ne controlla le sorti in termini istituzionali, oppure, il che sarebbe peggio perché sintomo di nostalgia, quello che rimane di un pensiero forte come quello marxista si rivolge a chi oggi si fa vessillo di un altro pensiero forte delineando una "nuova laicità" e una "ragione rettamente guidata"!
Ho timore che oggi la sinistra si trovi di nuovo in un guado simile a quello di 20 anni fa dopo la caduta del muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica, allora le sinistre meno socialdemocratiche in Europa si trovarono di fronte ad una crisi di identità (quelle più socialdemocratiche la propria identità già la ricordavano poco) che tentarono di ricomporre malamente imitando un pensiero liberale che gestivano con enorme difficoltà, persero di vista la loro stella polare che era quella dell’uguaglianza per spostarsi verso l’altro polo stabilito dalla madre delle rivoluzioni europee, quella francese. Quell’altro polo era la libertà, oggi si tenta lo spostamento verso il polo della fratellanza? E sia, va bene, ma che sia una fratellanza che non dimentica il polo da cui la sinistra è nata e i principi di autonomia figli dell’illuminismo kantiano con i quali la Chiesa di Benedetto XVI fa a cazzotti.
La crisi delle democrazie è un tema di enorme complessità che certamente non può essere trattato in maniera soddisfacente in un post e neanche in un articolo, sia pure scritto da illustri intellettuali. Forse un utile spunto per riflettere adeguatamente sul tema potrebbe venire dal saggio che qualche tempo fa scrisse Colin Crouch, Postdemocrazia, edito da Laterza nel 2003. Crouch fornisce una lucida lettura delle dinamiche di svuotamento della democrazia le cui cause sono da cercare all'interno dello stesso sistema democratico quando entra in contatto con il sistema economico. Inoltre, l'autore formula diverse proposte per recuperare il senso della democrazia, in termini di partecipazione attiva al governo della polis, proposte che potrebbero essere utilmente vagliate anche dalla sinistra italiana "per riuscire a elaborare una cultura di governo all'altezza delle gigantesche sfide del nostro tempo."
In questo post, scritto qualche tempo fa, sono stato meno laconico riguardo a molti argomenti toccati in questo post.
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