Accordo o compromesso?
L’accordo di ieri sera fra Europa e Gran Bretagna non convince proprio tutti. C’è qualcuno che si allea con quello scetticismo che ha contraddistinto da sempre l’isola britannica nei suoi rapporti col resto dell’Europa. Così il timore – o il sospetto – di una Brexit non è venuto meno nella testa di tutti. C’è chi parla di un semplice “compromesso”, ancor più che di un vero e proprio accordo. Di questo parere, almeno, è la stampa britannica, che per l’appunto si dice scettica.
L’opinione dei giornali britannici tra scetticismo e prese di posizione
Le principali testate giornalistiche della Gran Bretagna sono piuttosto caute nell’archiviare la questione Brexit, e proprio il Financial Times e l’Indipendent etichettano quest’ultimo passo nei rapporti con l’Europa col vocabolo leggermente provocatorio di “compromesso”. Insomma, nulla di definitivo per i giornalisti britannici, che documentano l’accordo con una certa premura.
L’uscita della Gran Bretagna dall’Europa? Forse sì. Forse no. Ora stiamo a guardare. E’ questa l’aria che si respira nella City, all’indomani dell’accordo siglato. Il primo ministro inglese, David Cameron, è dovuto scendere a compromessi per ottenere l’intesa. Ora si attende la scelta definitiva della Gran Bretagna. Intanto la Brexit fa paura dentro e fuori il Paese, e la stessa economia internazionale ha già subito i primi contraccolpi di quest’incertezza politica. Michael Gove, ministro della Giustizia, s’è già pronunciato a favore di un’uscita del Paese dall’Unione europea. E così, all’indomani dell’accordo, la Gran Bretagna è profondamente divisa. Il Telegraph ipotizza un futuro incremento dei dissidenti in parlamento, e tra questi si fa già il nome di Theresa May, attuale ministro dell’Interno afferente al Partito conservatore. Intorno al Mail e al Sun, intanto, si sono catalizzate le visioni dei favorevoli alla Brexit, mentre il Mirror è la roccaforte degli scettici. Sul fronte del nazionalismo, invece, il Daily Express vede in Michael Gove l’uomo del momento, colui che saprà traghettare il Paese fuori dall’Europa, e dunque realizzando il sogno di qualcuno che oggi vede nella Brexit il futuro della Gran Bretagna.
La partita di Cameron al governo
Così, mentre la stampa britannica si interroga e tira giù i primi pronostici “pre-partita”, dalla stanza dei bottoni David Cameron incontra i suoi ministri per discutere collegialmente il nuovo status speciale che si sta profilando per regolare i rapporti con l’Europa. Giusto per fare un po’ di storia: si tratterebbe della prima riunione governativa convocata di sabato dall’epoca della guerra nelle Falkland (1982). Intanto il premier Cameron ha annunciato che la data del referendum sarà il 23 giugno prossimo. “Abbiamo bisogno di riforme” ha spiegato David Cameron, “La Gran Bretagna necessita di rapportarsi con un’Europa riformata. E chi esorta alla Brexit, dovrà pur comprendere che un’uscita del Paese dall’Europa significherebbe danneggiare l’economia e la sicurezza del Regno Unito”. Ora non si può che attendere, sapendo bene che l’opinione pubblica e i tabloid inglesi continueranno ad interrogarsi su quello che dovrà essere il futuro della Gran Bretagna. Ovviamente il sospetto di una Brexit non ha ripercussioni soltanto per i sudditi di Sua Maestà. L’Europa non sta certo a guardare e trema in attesa del responso.
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