Bridgestone, in 1.300 rischiano il posto di lavoro

Creato il 05 marzo 2013 da Lalternativa

“Non è vero che non produciamo pneumatici di alta gamma e non è vero che il nostro stabilimento è penalizzato da costi energetici sfavorevoli: l’azienda sputi il rospo e dica davvero cosa c’è sotto la decisione improvvisa di chiudere la sede di Bari”.

Gli operai della Bridgestone smentiscono su ogni fronte le motivazioni che l’azienda produttrice di pneumatici ha inserito nel comunicato stampa col quale ieri ha annunciato l’intenzione di chiudere battenti entro un anno.

Questa mattina una delegazione dei 950 dipendenti che rischiano il posto di lavoro (più di 1.300 considerando anche l’indotto) ha incontrato il presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, perché ”adesso – dicono – c’è bisogno di fare squadra a ogni livello, operai insieme ai massimi livelli delle istituzioni”.

Da quello che leggiamo, spiegano i lavoratori, “il problema sarebbe logistico, legato ai costi dell’energia e al fatto che Bari non produce una gamma alta di pneumatici. Ma queste cose non rispondono al vero: per quanto riguarda i costi dell’energia noi siamo attrezzati con un co-generatore a metano che fa risparmiare molto. Per quanto riguarda la gamma di pneumatici, invece, Bari e la Polonia sono le uniche fabbriche a essere attrezzate per fare pneumatici di alta e altissima gamma: noi – precisano – facciamo pneumatici high performance e ultra-high performance, e produciamo per la Bmw”.

Gli operai chiedono all’azienda di “dire la verità: hanno bisogno di sovvenzionamenti, stanno piangendo perché vogliono che lo Stato o qualcun’altro tiri fuori dei soldi da investire a Bari, stanno facendo come Marchionne?”.

Per i lavoratori “è incredibile che dall’oggi al domani si decida di chiudere: noi non stavamo vivendo un momento di crisi e fino al mese scorso abbiamo centrato tutti gli obiettivi che Bridgestone Europa ci ha dato”. “L’amministratore delegato – ricordano – nell’ultima riunione che ha avuto con i reparti, ha dichiarato che a gennaio noi e Ponzan in Polonia, siamo gli unici stabilimenti ad aver centrato tutti gli obiettivi”.

“Qui – temono gli operai – c’è qualcosa sotto”. A far insospettire i lavoratori anche “il fatto che nel 2012 sono stati fatti altri investimenti, come i due robot montati sugli impianti per la produzione di battistrada e l’installazione a dicembre di un nuovo silos alto 15 piani, per la produzione di Silice”. “Non è più il tempo delle poesie – concludono – la macelleria sociale è in atto, bisogna passare ai fatti”.


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