In diretta tv abbiamo assistito ai funerali di Melissa Bassi, che tutti chiamano per nome come se fosse stata la loro migliore amica di sempre. Un grande spettacolo del dolore, una catarsi mediatica fatta di lacrime e sguardi in camera. Volevano tutti essere presenti al funerale della vittima della follia di Brindisi, tutti uniti contro la violenza ed il terrorismo, tra striscioni e fasce tricolore. Il presidente della Repubblica Napolitano ha persino mandato una splendida corona di fiori portata in trionfo davanti alla bara dai corazzieri. Che spettacolo edificante. Mentre tra una pausa e l'altra della messa i commentatori davano il meglio di sè nell'elenco della banalità, ma soprattutto del fuori luogo. I ragazzi erano pieni di paura ma oggi sono pieni di speranza, dicevano. Speranza di che? Che per il calcolo delle probabilità non ci siano altri matti a scegliere la loro scuola per giocare con gli esplosivi? O che super Mario Monti metta paura ai cattivi con il suo lucente mantello pubblico? Quanta ipocrisia e quanta retorica. Mi domando chi abbia scritto il testo di saluto che i ragazzi hanno letto durante la cerimonia. Di certo non loro visto il tono totalmente impersonale. Adesso ci guardi e ci sorridi da lassù, vivrai sempre nei nostri cuori. Ma bravi, che fantasia. Non è possibile che se ti ammazzano l'amica in un attentato tu non abbia altro da dire, a meno che, ovviamente, non ti sia permesso. C'era un fiume di gente in piazza e all'interno della Chiesa. Molti parlavano al cellulare, ridevano, chiacchieravano tra di loro mentre la salma veniva benedetta o il prete dava la comunione. Una partecipazione sincera. Poi con la coda dell'occhio qualcuno scorgeva la telecamera ed immediatamente compariva un fazzolettino, una smorfia di pianto senza lacrime. Anche tra le compagne di scuola. Il fascino del Grande Fratello. Ma la parte che ho preferito in assoluto è stata la lista di ringraziamenti della famiglia: nomi su nomi della scena politica intervallati da applausi innescati a comando. Io mi chiedo: la madre di Melissa è in ospedale sotto shock, il padre è in lacrime e stringe catatonico la foto della figlia che è saltata per aria mentre andava a scuola a soli 16 anni, possibile che gliene freghi qualcosa che ci siano Monti, Fini, Dalema, Vendola e tanti sindaci dei paesi vicini mentre stanno per seppellire la loro bambina? La presenza dello stato come dimostrazione di unità e lotta al crimine, al terrorismo e al terrore è giusta e necessaria, purchè non stia in vetrina, in prima fila, a rubare la scena ai veri protagonisti del dolore. La famiglia. Guardare un pezzo del funerale di Melissa Bassi era davvero un mabasta annunciato. Come erano annunciate le bombe che iniziano ad esplodere in un paese governato da figuranti, che va a fondo deflagrando la vita di tutti noi.
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In diretta tv abbiamo assistito ai funerali di Melissa Bassi, che tutti chiamano per nome come se fosse stata la loro migliore amica di sempre. Un grande spettacolo del dolore, una catarsi mediatica fatta di lacrime e sguardi in camera. Volevano tutti essere presenti al funerale della vittima della follia di Brindisi, tutti uniti contro la violenza ed il terrorismo, tra striscioni e fasce tricolore. Il presidente della Repubblica Napolitano ha persino mandato una splendida corona di fiori portata in trionfo davanti alla bara dai corazzieri. Che spettacolo edificante. Mentre tra una pausa e l'altra della messa i commentatori davano il meglio di sè nell'elenco della banalità, ma soprattutto del fuori luogo. I ragazzi erano pieni di paura ma oggi sono pieni di speranza, dicevano. Speranza di che? Che per il calcolo delle probabilità non ci siano altri matti a scegliere la loro scuola per giocare con gli esplosivi? O che super Mario Monti metta paura ai cattivi con il suo lucente mantello pubblico? Quanta ipocrisia e quanta retorica. Mi domando chi abbia scritto il testo di saluto che i ragazzi hanno letto durante la cerimonia. Di certo non loro visto il tono totalmente impersonale. Adesso ci guardi e ci sorridi da lassù, vivrai sempre nei nostri cuori. Ma bravi, che fantasia. Non è possibile che se ti ammazzano l'amica in un attentato tu non abbia altro da dire, a meno che, ovviamente, non ti sia permesso. C'era un fiume di gente in piazza e all'interno della Chiesa. Molti parlavano al cellulare, ridevano, chiacchieravano tra di loro mentre la salma veniva benedetta o il prete dava la comunione. Una partecipazione sincera. Poi con la coda dell'occhio qualcuno scorgeva la telecamera ed immediatamente compariva un fazzolettino, una smorfia di pianto senza lacrime. Anche tra le compagne di scuola. Il fascino del Grande Fratello. Ma la parte che ho preferito in assoluto è stata la lista di ringraziamenti della famiglia: nomi su nomi della scena politica intervallati da applausi innescati a comando. Io mi chiedo: la madre di Melissa è in ospedale sotto shock, il padre è in lacrime e stringe catatonico la foto della figlia che è saltata per aria mentre andava a scuola a soli 16 anni, possibile che gliene freghi qualcosa che ci siano Monti, Fini, Dalema, Vendola e tanti sindaci dei paesi vicini mentre stanno per seppellire la loro bambina? La presenza dello stato come dimostrazione di unità e lotta al crimine, al terrorismo e al terrore è giusta e necessaria, purchè non stia in vetrina, in prima fila, a rubare la scena ai veri protagonisti del dolore. La famiglia. Guardare un pezzo del funerale di Melissa Bassi era davvero un mabasta annunciato. Come erano annunciate le bombe che iniziano ad esplodere in un paese governato da figuranti, che va a fondo deflagrando la vita di tutti noi.
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