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Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato

Creato il 09 gennaio 2011 da Robydick
Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato1972, Florestano Vancini.
E' appena iniziato l'anno del 150esimo dell'unità d'italia, allora ho pensato di ripescare un film, che anche a me era sconosciuto fino a poco tempo fa, molto poco noto, non quanto dovrebbe, una meraviglia da Olimpo lo dico subito, per la vicenda narrata con fedeltà storica quasi maniacale, il coraggio di proporla, la maestria di Vancini.
Il titolo, a quasi 30anni di distanza col senno di poi, ha una "imperfezione" che nasconde ottimismo nel futuro: in realtà questa cronaca i libri di storia non la raccontano nemmeno oggi e chissà quando lo faranno!
La cronaca è quella della "Strage di Bronte". In questo piccolo paese dell'area etnea nel 1860 la popolazione ridotta allo stremo per fame ed umiliazioni, tranne ovviamente proprietari terrieri e loro scagnozzi, s'illude che la Libertà tanto sguaiata da garibaldi e compagnia significhi la fine dei soprusi e la distribuzione delle terre. Prima ancora di vedere una giubbetta rossa si ribellano, una vera e propria rivoluzione popolare, e lo fanno sbandierando il tricolore dei savoia. Alla loro guida un avvocato già rivoluzionario nel 1848, Nicola Lombardo, che farà di tutto per mantenere la rivolta non violenta ma non sarà possibile ed alla fine si conteranno 16 morti, frutto di rancori covati da lunghissimo tempo e da generazioni. Dopo un primo arrivo di garibaldini guidati da un colonnello siciliano molto moderato la rivolta si placherà, ma dopo breve tempo arriverà il generale nino bixio il quale a tutti i costi vorrà l'esecuzione di 5 persone, condanna esemplare per sedare ogni possibile proposito futuro anche in altri comuni limitrofi. Ci sarà un processo nemmeno definibile tale, mentre lui si occuperà parimenti degli altri comuni in odore di sommossa. Prendo da wiki: «Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò muoversi» (Cesare Abba, "Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille").
Una belva era nino bixio secondo i siciliani di quei paesi, e come tale lo ritrae il film, giustamente. Fretta, solo fretta di correre dal suo vate in Calabria e poi in Campania per completare la prima parte dell'opera. Servivano soluzioni "politiche" immediate e della giustizia non gliene importò nulla! Vedere l'esecuzione di Lombardo è paradossale, aveva fatto di tutto per sedare gli eventi e per convincere la popolazione che con il conquistatore piemontese molto sarebbe cambiato. Il discorso che fa davanti al giudice fantoccio prima della sentenza mette la pelle d'oca, bisogna sentirlo, un uomo ucciso negli ideali è morto già, il corpo è sofferenza da trascinare.
[NOTA BENE: non sono uno storico, quanto segue è da prendere con le pinze, fate finta di sentir parlare un amico qualsiasi che esprime il suo parere]
Lo scorso anno sono stato a trovare i miei parenti in Campania. Discutendo con loro e con amici sono venuto a sapere che in molti comuni ci sono lapidi in memoria dei caduti per colpa dei garibaldini, che ricordano saccheggi di beni e persone subiti, l'eroe dei 2 mondi è definito un invasore e alcuni invocano persino il diritto al risarcimento dei danni di guerra. Poche indagini nel web e tutto ha trovato conferma. Cose che sentite così sembrano assurde, vista poi l'apologia che del personaggio s'è sempre fatta, eppure hanno le loro buone ragioni. Bronte è Un Caso di Molti Casi, emblematico per molti aspetti e uno in particolare è quello che più risalta: non s'è trattato di una lotta popolare per unificare l'italia, forse nell'intento di garibaldi era così ma i fatti dimostrano che si trattò, in tutto e per tutto, di una guerra d'invasione e conquista per annettere nuovi territori. Insisto su un fatto, in generale non di questo film: il sud fu depredato delle sue migliori ricchezze che finirono tutte per essere usate non per migliorare la situazione della popolazione dell'ex regno delle due sicilie, ma per ingrassare piemonte e savoia.
Chiaro che, quando la gente ha condizioni di vita come quelle che avevano a Bronte, l'arrivo di un nuovo regno, con gli ideali che portava seco, è fonte di speranza, sempre la stessa speranza poi, già descritta. Comprendere che invece nulla cambia, solo il nome dell'esattore d'imposte mentre il resto no, anzi quasi ovunque peggiora la situazione, è drammatico. L'osannato generale non ha minimamente valutato l'impatto culturale del suo gesto, storicamente terribile perché le voci corrono, la bestia si fa alla svelta ad additarla e i proverbi poi nascono come funghi: si stava meglio quando si stava peggio. E questa è stata la realtà, le cose che sono accadute, che nei libri non raccontano e ancora oggi si parla di strage riferendosi alle vittime dei rivoltosi, mentre la Strage Vera l'ha compiuta nino bixio facendo fucilare 5 portatori sani di ideali di giustizia e libertà (uno era il c.d. "scemo del paese", quello che si vede in locandina, ucciso a bruciapelo perché incolume al plotone d'esecuzione) e riconsegnando Bronte in mano agli stessi "gentiluomini" che c'erano prima, ancora più ringalluzziti di prima.
Vecchio adagio: garibaldi ha fatto l'italia ma non gli italiani. Verissimo, colpa sua in primis e della gente di cui s'è circondato, un problema che di fatto nemmeno s'è posto. Correre, correre! Che fretta avevate piemontesi? I borbone non avevano alcuna speranza di opporsi a voi e a chi vi sosteneva. Che, niente niente, i soldi nelle casse vi stavano finendo per caso e ai vostri confini c'era poco di che stare tranquilli? L'oro che c'era in Campania faceva gola! Napoli subì un saccheggio senza precedenti, il Banco di Napoli fu svuotato. Altro che eroe di 'sta cippa! Oggi sembra incredibile, ma all'epoca le cose erano al contrario di oggi: il regno dei borbone era più ricco e avanzato, in campo economico, culturale e persino industriale di quello dei savoia.
Il regno era certo disomogeneo, come si viveva in Campania differiva da come si viveva in Sicilia. Nonostante tutti i problemi, molto comuni per i tempi, era un regno "sopravvivibile" e privo di tensioni interne tali da poterne compromettere la stabilità. Dopo l'unità il sud, umiliato, massacrato (i morti non si contano) e depredato (furti a non finire) non s'è più ripreso e sono immediatamente cominciati fenomeni prima inesistenti come l'emigrazione di massa, che comportò un'ulteriore spoliazione della prima risorsa fondamentale di qualsiasi territorio, quella Umana. La risorsa mafiosa e padronale (e nobiliare) invece, ben foraggiata e sostenuta dai savoia, prospera alla grandissima ancora oggi.
Il nord ha un debito col sud impagabile, altro che fare adesso gli stronzi ed egoisti e dire: si arrangino! Per le celebrazioni del 150esimo è previsto anche un processo postumo a garibaldi, nino bixio e compagnia devastante? Non mi pare, ma si dovrebbe farlo. Non sommario, ma approfondito, dettagliato.
Bronte quindi, da vedere, studiare, imprimere nella memoria come, ripeto, caso emblematico.
Appena possibile andrò a vedere il recente "Noi credevamo" del bravo Martone, è un regista napoletano e... speriamo bene, ne parlano tutti bene ma prima devo vederlo coi miei occhi.
p.s.:
anche se la rece esce oggi ho visto questo film alla fine del 2010 e la scrissi immediatamente, i toni accalorati sono anche frutto dell'emozione suscitata dal film.
oggi (3.1.11) un amico col quale ne ho parlato mi ha segnalato un discorso di De Crescenzo del 2002 reperibile nel web. L'occasione fu un Processo a Garibaldi (toh!) al Liceo Garibaldi (ma pensa!) di Napoli. Proprio dal loro sito proviene QUESTO DOCUMENTO che contiene l'atto di accusa di De Crescenzo.
C'è anche un libro dello stesso autore, che leggerò appena possibile: "Contro Garibaldi. Appunti per demolire il mito di un nemico del Sud".

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