Magazine Cultura
Le tombe di giganti
di Caterina Bittichesu
Le tombe di giganti sono monumenti grandiosi ed esclusivi della Sardegna che sembrano ricordare, nello schema planimetrico, la riproduzione della protome taurina: simbolo della religione dei sardi preistorici fin dal lontano neolitico. Sono infatti costituite da un lungo corpo generalmente absidato, con fronte arcuata che si prolunga lateralmente in due ali di muro delimitante un'area
chiamata esedra o area cerimoniale. Al centro del prospetto, si apre il portello d'accesso al vano funerario. In base alle caratteristiche architettoniche, tutte le tombe di giganti si dividono essenzialmente in due grandi gruppi: al primo appartengono le sepolture che presentano al
centro del prospetto la stele; del secondo gruppo fanno parte le sepolture senza stele, definite nuragiche per l'imponente facciata in muratura, e per altre peculiarità tecniche e
strutturali comuni ai nuraghi a tholos. Delle 47 Tumbas de zigantes di Sedilo, il 36% conserva la stele, mentre il 40% è da riferire al gruppo delle tombe di giganti in muratura, quasi tutte in opera isodoma. Il 24% delle strutture è tipologicamente non definibile per lo stato di estremo degrado. I sepolcri sono ubicati su modesti dossi, con la fronte esposta da E a SW, di solito accanto ad altre tombe di giganti o a breve distanza da monumenti funerari più antichi quali domus de Janas e dolmen. La stele di Bonaera-Sos laccheddos e forse quella di Battos 3 (attualmente frammentate) erano monolitiche, cioè in un s o l o pezzo. Singolari e rilevanti sotto il profilo architettonico sono le stele di Orzanghene e di Su Croe che poggiano sui piedritti del portello funerario: la prima è costituita da due pezzi scorniciati, uno quadrangolare che fungeva da architrave e l'altro centinato; la seconda consiste in una lastra troncogivale priva di cornice. Tutte le altre "stele" sono bilitiche, con lastre di basi trapezoidali fornite di incastro a risega nello spessore superiore, dove poggiava lo spartito centinato. Di grande interesse è la stele di Santu Antinu 'e Campu 1 per la pietra superiore che presenta nel tratto posteriore della centina tre incastri semicilindrici distaccati da dentelli, simili a quelli dei conci sommitali restituiti da tombe nuragiche.
I termini cronologici delle tombe dei giganti abbracciano l'intero periodo dell'età del bronzo (1800-900 a.C), ma il loro periodo è durato a lungo, fino al periodo Medioevo.
Alla fase del primo Bronzo (1800-1500 a.C.) vengono riferite le tombe di giganti a struttura ortostatica - a struttura dolmenica con la camera funeraria a sezione trilitica o rettangolare (come i dolmen dai quali derivano) e la muratura perimetrale edificata con pietre di grandi dimensioni. La fronte del monumento presenta al centro la monumentale stele, stretta da lastre disposte a coltello che decrescono in altezza verso le estremità delle ali, rinforzate alla base da altre pietre disposte di
piatto con funzione di bancone. Fra le tombe di Sedilo che sembrano collocarsi in questa fase arcaica della civiltà nuragica sono degne di nota S.Antinu 'e Campu 1, Culumbos, Battos 3, S'Alighe Nanu 1, Oligai, Iscudu 1 e Coloros. In particolare Culumbos e Battos 3 (lunghezza del corpo tombale: m. 21 nella prima e m. 20 nell'altra) appaiono veramente ciclopiche, con dimensioni vicine a quelle della sepoltura di Goronna 1 - Paulilatino (OR), considerata dalla letteratura archeologica la più imponente della Sardegna centrale. Di notevoli dimensioni era anche la sepoltura di S'Alighe Nanu 1, che conserva il filare di base di una parte del vano funerario dalla lunghezza residua di m. 15. Meno antica è ritenuta la tomba di giganti costruita
da ortostati sovrastati da fìlari di pietre, con la camera di sezione trapezoidale. In questa tipologia rientrano le sepolture di Busoro 2, Su Croe, Iscudu 2, Orzanghene, Filighe 1 e 2. Busoro 2 si distingue per la nicchia ricavata nello spessore murario del vano tombale e per lo spartito di base
della stele priva di cornice marginale. Le due tombe di Filighe si differenziano per il corpo tombale privo di abside, che si conclude posteriormente con un taglio netto: particolare noto per l'ipogeo di Sa figu IV - Ittiri (SS) e per alcune tombe del Marghine. I1 Bronzo Medio (XVI – XIII a.C.) vide lo sviluppo tecnico - costruttivo dei nuraghi a tholos e la trasformazione della fronte delle tombe di giganti: l'alta "stele" scompare gradualmente, sostituita da pietre sovrapposte in lieve ritiro; al posto dei grandiosi ortostati del peristalite delle strutture più antiche si utilizzavano lastre ortostatiche meno alte, sulle quali poggiano ordinati fìlari di pietre. Le strutture sono realizzate o in opera sub quadrata, con filari di pietre ben dirozzate e con scaglie e zeppe nelle commessure, oppure in opera isodoma. La classica planimetria a protome taurina resta invariata. Alle sezioni dolmeniche e trapezoidale delle camere tombali, succedono sezioni ogivali e angolari. Nelle sepolture in opera poligonale lo stile dell'aggetto è dato dalla sporgenza graduale dei fìlari, mentre in quelle isodome è ottenuto dal taglio obliquo dei conci. La pietra sommitale che conclude il prospetto delle tombe nuragiche presenta tre scanalature che combaciano perfettamente con quelle presenti nella prima lastra di copertura, costituendo tre fori che accoglievano una triade di piccoli betili. Un concio sommitale con tre incavi proviene dalla tomba di giganti di Padru Longu-Aidomaggiore e attualmente si trova a Sedilo nel recinto di S.Costantino. L'altra pietra sommitale di Sedilo è quella di Su Marghinile che presenta nella faccia a vista una larga cornice rilevata. Il concio, fin a oggi un "unicum", trova la sua premessa formale nella "stele" con incavi della centina di Sa pedra longa - Uri (SS), è rappresenta un elemento di raccordo fra le sepolture con "stele" e quelle con prospetto a filari.
Sulla stessa linea evolutiva sono anche i numerosi conci sommitali dentellati restituiti dalle sepolture di Sa Madalena, Iloi 1 e 2, Battos, S. Antinu 'e Campu 3, S. Costantino, Busoro, Mura 'e Mei, che trovano il loro prototipo nello spartito centinaio con dentelli e incassi della stele bilitica di S. Antinu 'e Campu. La maggior parte delle tombe di giganti di Sedilo sono, come si è detto, del tipo senza stele, con fronte in muratura e per la maggior parte isodomiche, ad eccezione di Melas 2, Filigorri 2 e Rughe. Melas 2 è il monumento in opera poligonale meno degradato perché conserva pressoché integra la stesura planimetrica e circa metà dell'elevato della camera; Rughe, nota come Su Portatzoo de Andria Pes, è stata completamente sacrificata alla 131 bis (Nuoro-Abbasanta). Le sepolture in opera isodoma, insieme alle fonti e ai pozzi sacri più raffinati, sono i monumenti più eleganti della civiltà nuragica, (Iloi 2, Battos 1 e 2, S. CostantinoMonte Isei e S. Antinu 'e Campu 3). Di altri monumenti non più leggibili in pianta, si conservano soltanto alcuni conci di elegante fattura. Di notevole interesse sono le due tombe di Battos, per la ricchezza di particolari strutturali presenti in esse, e il monumento di Iloi 1 che ha restituito buona parte della parete absidale, costituita da archi monolitici. Altri archi absidali provengono dalle sepolture di Battos, Su Marghinile, Banzos, Su Fangu, Lighei, Busoro. A Iloi 2, a Lure, a S. Costantino-Monte Isei e a S.Antinu 'e Campu 3, la parete absidale era costituita da alti ortostati arcuati, completati superiormente da conci a cuneo dalla superficie esterna convessa, analogamente a quanto si riscontra nella tomba nuragica in opera poligonale di Melas 2. Il concio superiore, che raccordava l'abside con la copertura, era di ridotte dimensioni ed è presente a Lure, a Battos e a Busoro. Quest'ultimo, di notevole interesse, si trova attualmente nel cortile del palazzo municipale. Della copertura estradossale dei monumenti si conservano pochi elementi appartenenti alle due tipologie note: pietre ad arco ribassate internamente cave a Battos e a Iloi 1; conci troncopiramidali a Iloi 2 e a Busoro. L'esedra conserva alti ortostati ad Iloi 2 e a Battos, in origine completati da fìlari di conci, delimitati e rinforzati nella base dal bancone-sedile. Sempre a Iloi 2 e a Battos 1, il portello d'ingresso al vano funerario, di luce quadrangolare, e ricavato in una lastra trapezoidale che ricorda lo spartito di base della stele bilitica di Busoro 2 ed è analoga alle lastre forate da portello di tombe isodome poco distanti geograficamente. Per altre sepolture isodome di Sedilo si può ipotizzare un ingresso analogo oppure un portello architravato come si osserva nella generalità delle sepolture con fronte a fìlari. L'esedra di Iloi 2 ha restituito anche il chiusino del portello costituito da una lastra quadrangolare marginata su 3 lati da una larga risega e con incassi semi sferici di manovra negli spessori laterali e superiori. La camera funeraria conserva alti ortostati di base ben congiunti a Iloi 2, Battos 1 e 2, S. Antinu 'e Campu 3, 4 su i quali erano impostati fìlari di conci con la faccia a vista tagliata obliquamente che si chiudevano ad ogiva. Il vano funerario, alto circa 2 mt., era chiuso posteriormente da un monolito (Mura 'e Mei e Battos 1) o da due o più pietre sovrapposte (Sa Madalena, Lure, S. Antinu 'e Campu 3, Battos 2) con riseghe marginali su cui incastravano i muri laterali. La pietra di fondo della camera di Mura 'e Mei, come quella di Otzilo 2- Aidomaggiore e Biristedi 1- Dorgali, oltre alle riseghe laterali, è attraversato nella mezzeria da un listello trasversale in rilievo negativo nel quale, presumibilmente, poggiava una lastra che, inserita nei fìlari laterali della camera, formava una nicchia sopraelevata. Grazie allo scavo archeologico, conosciamo il pavimento della tomba di Iloi 2 costituito da lastre ben connesse, e molti elementi che permettono di ipotizzare un prospetto a fìlari alto circa 4 mt. A custodia delle tombe di giganti venivano poste una o più pietre fitte (i menhirs), via via sostituite dai belili di forma conica o troncoconica, perfettamente levigati e stilizzati, simboli del dio generatore di vita e protettore dei defunti. Lo stesso significato si può attribuire ai betilini che svettavano sulla sommità delle stele o delle tombe nuragiche e a quelli deposti nel bancone dell'esedra e all'interno della camera funeraria come offerta votiva ai trapassati.
Sedilo ha restituito 3 microbetili, accuratamente lavorati nella trachite, rinvenuti rispettivamente nell'esedra delle tombe di giganti di S. Antinu 'e Campu 1 e di Battos e nei pressi del nuraghe Montemajor. Betili monumentali, uno conico e in origine con 2 bozze mammillari, gli altri troncoconici, lisci o con incavi, sono stati trasportati in tempi non remoti all'interno de moderno abitato. Provengono da S. Antinu 'e Campu, da Battos, da Bonaera-Sos Laccheddos, da Nurache, dalla valle del Tirso e da Filigorri. A segnale e difesa della tomba isodoma di Orbetzari c'era un menhir protoantropomorfo in basalto, di tradizione neolitica, di forma ogivale e sezione piano-convessa, alto m. 1,62 residui. Secondo lo Spano, il grande archeologo sardo dell'Ottocento, le tombe di giganti erano mausolei di famiglia; altri le ritengono sepolture dei capi delle tribù nuragiche, mentre per Lilliu ed il Contu erano tombe comunitarie destinate a accogliere gli abitanti del vicino villaggio. Da Aristotele e dai suoi commentatori sappiamo che i sardi erano soliti frequentare le tombe degli eroiantenati per dormire presso di esse per 5 giorni per invocare, dai parenti defunti protezione, aiuto e la guarigione da eventuali ossessioni. Non abbiamo, fino ad oggi, elementi sicuri per individuare i rituali funerali in uso nelle tombe di giganti. Non è improbabile che si ricorresse alla pratica della sepoltura secondaria dei resti scheletrici, secondo la tradizione delle culture campaniforme e Bonnanaro A, rispettivamente dell'ultima Età calcolitica e del primo Bronzo. Non mancano tuttavia esempi d’inumazione primaria, semi distesa o rannicchiata nella tomba di Bidistili-Fonni (NU) i defunti giacevano sotto un letto di ciottoli fluviali, che poggiava direttamente sul pavimento della camera. Accanto a essi era deposto il corredo funerario, costituito da vasi, strumenti e oggetti d'ornamento.
GLOSSARIO
ABSIDE: Parte semi circolare, (a sviluppo troncoconico nelle tombe a filari), posta dietro il vano tombale.
AGGETTO: Inclinazione graduale verso l'interno dei filari di una parete.
CENTINATA: La parte superiore della stele di forma arcuata, semicircolare.
COMMESSURA: Superficie di contatto tra pietre e pietre nella muratura.
CONCIO: Pietra lavorata, preparata per la messa in opera.
COPERTURA ESTRADOSSALE: Superficie a vista della copertura.
ISODOMA: Tecnica costruttiva che prevede l'impiego di conci perfettamente squadrati e ben combacianti tra loro.
ORTOSTATICA: Struttura formata da lastre affiancate, disposte in verticale.
PERISTALITE: Perimetro di base della piattaforma sopra la quale viene edificata la tomba.
PIEDRITTI: Stipiti.
PROTOME TAURINA: Raffigurazione simbolica della testa di toro.
SEPOLTURA SECONDARIA: Inumazione definitiva di una parte di resti scheletrici, generalmente il cranio e le ossa lunghe.
SEZIONE DOLMENICA: Copertura del vano tombale realizzata con lastre disposte orizzontalmente su quelle ortostatiche di sostegno.
SEZIONE OGIVALE: Copertura ottenuta con 1' inclinazione progressiva delle pareti, che ricorda la forma di un arco a sesto acuto.
STELE: Lastra verticale in uno o più elementi con la parte superiore centinaia, generalmente bordata da una comice in rilievo e dove alla base di solito si apre il portello d'accesso al vano tombale.
SUBQUADRATA: Parzialmente squadrata
Fonte: http://www.iloisedilo.org/raccolta/pdf/1998/09.pdf
Immagini: dall'alto
Stele centinata Li Lolghi
Is Concias
Li Muri, Arzachena
Coddu Vecchio - Arzachena
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