Poco prima che iniziasse l'era di John Lasseter, la Disney di Michael Eissner si reggeva pericolosamente in piedi e giocava le sue ultime carte nella speranza di poter salvare sé stessa e la propria integrità: uno dei più apprezzabili tentativi, percorso sulla via dell'animazione tradizionale che tanta gloria aveva dato in passato alla Casa di Topolino è avvenuto nel 2003 con Koda, fratello orso, ultima fatica degli Studios della Florida che avevano realizzato Mulan e Lilo e Stitch( e che chiusero proprio dopo questo film).
Rispettoso dei canoni del genere senza particolari guizzi, Koda fratello Orso è un lavoro onesto che trova il suo principale punto di forza nel comparto tecnico grazie a una grande cura negli scenari, dipinti con attenzione pittorica per i dettagli e illuminati da colori brillanti, ma che arranca al momento di costruire un percorso che sia davvero in grado di catturare lo spettatore; è davvero un peccato che non sia riusciti a sfondare la barriera della carineria e ad andare oltre perchè le premesse si erano subito dimostrate interessanti e coraggiose a cominciare dalla suggestiva ambientazione nella tribù inuit, un mondo popolato da magiche leggende e e guidato da spiriti indomabili, ma soprattutto dalla morte voluta del fratello maggiore Sitka, che sceglie consapevolmente il suicidio( forse l'unico caso nella storia dell'animazione Disney) per salvare la sua famiglia e diventarne l'aquila guida.
Una volta ascoltata la voce del nostro spirito guida, possiamo dire con certezza che Koda, fratello orso è una favola edificante dalle deliziose sorprese visive che si accende in alcuni intensi momenti, ma che non riesce a mantenere tutte le sue promesse fino in fondo e a diventare qualcosa di più di un dolce diversivo per accompagnare la colazione di una fredda mattina natalizia.
ps: fra le voci originali, ovviamente perdute nella versione italiana, c'erano anche un giovane Joaquin Phoenix ( Kenai), Rick Moranis( Fiocco) e Michael Clarke Duncan(Tug).
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