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Bruci la città: Terry e l'anti-amore disumano. Per una sessualità vera e umana, per una nuova società

Creato il 19 settembre 2011 da Tiba84
Nel calderone del giro di prostitute che riempivano le serate del premier a tempo perso e puttaniere a tempo pieno, non c'è solo gossip, c'è la concretezza della società italiana. Perché un presidente del consiglio che, al di là di ogni concezione decorosa, entra in un giro di prostituzione - forse anche di droga, conoscendo Tarantini... - che ripaga, probabilmente ricattato, sia in denaro contante che in appalti o favori politico-economici (in una confusione tra la politica e l'economia, in una gestione monopolistica dell'Italia che dovrebbe far riflettere le opposizioni), dà l'idea dello sbando della nostra società.
La vita di Berlusconi è diventata cultura ormai da tempo, sia da quando ha istituito un'impresa televisiva costruita sulla distruzione della società, sia da quando ha fatto della sua vita privata un modus politicus di tutto rispetto. Dentro questa cultura, in cui non si possono confrontare pensiero-debole e pensiero-forte, in cui non c'è alcuna dialettica poiché il pensiero e la parola sono assenti, sono le intercettazioni telefoniche e le interviste degli interessati a diventare cultura (a raccontare il potere che, come si sa, è cultura), a diventare stile di vita, a diventare societas. Il resto è minoranza; gli altri sono sfigati, noiosi, comunisti, eccetera.
In questo senso l'intervista a Terry De Nicolò, prostituta d'alto bordo, è significativa di un modo di "pensare" che rischia di essere totalizzante, come se l'unico modo di vivere fosse quello costruito dai suoi vaneggiamenti. Perché, come tali, si mostrano trattato di un'antropologia bieca e misera: dura e rude nella propria volgarità, incattivita nell'esigenza di sentirsi superiore e, tuttavia, consapevole nel fondo del proprio cuore di non suscitare altro che compassione. Indifendibile nel suo nazismo estetico, da requisitoria più che da trattato, pericolosa per l'esigenza che le si intravvede nel fondo dello sguardo: quella di bruciare gli altri, di consumare tutto il resto del mondo per una bellezza che ormai è sfiorita e che, essendo plastica, finzione e quant'altro di inumano, non è bellezza umana.
In questa cultura, infatti, l'umanità sparisce. Nell'intervista non c'è nulla di umano: l'uomo è una macchina per fare soldi in tutti i modi, da impiegare per fare altri soldi. Non ci sono sentimenti, non ci sono affetti, non c'è nulla di quello che ci riguarda e che ci ha fatto uomini. Anche il sesso (l'atto erotico come punto sublime dell'amore) perde ogni umanità e diventa un meccanismo economico di scambio, pura meccanica di corpi; ben meno di quell'animalità a cui sovente si paragonano certe avventure giovanili in discoteca.
Dentro questa sub-animalità ogni forma vivente deve sparire, deve essere consumata (se è quella degli altri), nascosta o distrutta (se è la propria): bruci la bellezza, quindi; bruci la città. Bruci tutto il mondo. Ma non per un sentimento, non con un fuoco che ci riscaldi (non come la canzone dei Baustelle), ma con un combustibile freddo e vuoto, che ci lascerà un deserto desertificato, senza oasi, senza animali, senza beduini. Senza sole. Solo il vuoto...
Ricostruirci dignitosamente potrà avvenire solo attraverso una ripresa della nostra umanità

Riporto cinque regole di ingaggio nella lettura delle intercettazioni di questi giorni scritte da Dino Amenduni, già linkate sopra:
1. Ignorare le abitudini sessuali di Berlusconi: non importa come fa sesso, importano le conseguenze delle sue azioni;
2. Non ignorare, invece, l'assenza di coerenza tra i suoi comportamenti privati e i suoi comportamenti politici: non si può fare la battaglia culturale sul crocifisso per poi usarlo tra le tette della Minetti;
3. Mettere al centro il rapporto causa-effetto: la donna che si è prostituita ha avuto favori professionali, magari in organizzazioni pubbliche? E l'uomo che ha portato le prostitute a Berlusconi ha ottenuto appalti, consulenze, contratti, senza regolare verifica delle competenze?
4. Evitare di fare il tifo per qualcuno e aspettare la fine delle indagini: la Arcuri è passata in 36 ore da santa a 'una delle tante': non c'è modo migliore per far passare l'opinione pubblica come un branco di forcaioli celebrolesi;
5. Chiedere, ogni giorno, al centrosinistra di mettere alla porta chiunque utilizzi i metodi dell'egemonia culturale berlusconiana per le proprie rendite di potere.

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