Brujos: da Jan Palach allo scandalo dei lavoratori che si danno fuoco. A Pasqua.

Creato il 02 aprile 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Natalino Piras. Sono lo scandalo della Pasqua: i lavoratori che, estrema protesta, si danno fuoco. Hanno nomi usuali, Angelus Novus oppure Deus Niger. Ma sono brujos. Nel significato molteplice che usa qui da noi. Vuol dire uomo da bruciare, come eretico, come contravvenente alla legge, alle regole della comunità. Come uno che ha messo e continua a mettere piede in fallo. Tutto sta a vedere cosa sono oggi le norme e cosa si intenda per comunità. A vederla con gli occhi di chi si dà fuoco non esiste una comunità quale può essere quella fondata sul lavoro che è poi il primo articolo della Costituzione italiana. Altrimenti, se questa comunità basata su patti equi e solidali esistesse e le sue norme fossero efficaci, il lavoratore, i lavoratori, non si darebbero fuoco: come i bonzi tibetani che protestano per il dominio cinese, come Jan Palach, il primo martire, che si immolò nel 1969 per dire al mondo quanto fossero orcos in cerca di carne umana i carri armati sovietici a Praga.

Lo scandalo del fuoco divoratore di corpi innocenti, colpevoli di povertà, di mancanza di lavoro, di impossibilità a vivere una vita degna, continua. Non sono isolati, disperati gesti di protesta. Lo scandalo appartiene a tutti noi: quelli che siamo divorati dalla crisi, foglie secche che il vento gelido dell’economia spazza dall’albero, destinate a marcire al suolo. Oppure paglia d’innesco dei roghi, se invece della pioggia farà tanto caldo che non ci sarà più luogo per ripararci dal sole cocente, se non saremo più padroni delle nostre ombre perché non ci saranno più ombre. Solo roghi. Angelus Novus e Deus Niger rappresentano una moltitudine. Siamo noi che bruciamo. Costituzionalmente: questo è lo scandalo. Bruciamo garantiti dall’appartenenza a una Repubblica basata sul lavoro. Anche la carta costituzionale è diventata materiale combustibile. Lo scandalo sta nella beffa, nell’inutilità di un patto che dovrebbe essere sacrale e invece consegna ai governanti la Repubblica la facoltà, il potere, di non recedere dal cammino che porta, come tante strade dei secoli più bui, a tante altre piazze dove, desolato spettacolo, ardono roghi. Questo è tempo di caccia alle streghe, brujas. Questo nostro tempo che l’attesa di giorni migliori si è incancrenita nella recessione, nello spread, nella necessità alle soglie della fame. Questa nostro tempo che suona essere estrema beffa la vigilia di domenica delle Palme e poi la Pasqua. Nessuna Pesach, nessun passaggio del Mar Rosso. Non si apriranno le acque. Nessuna fuga dalla schiavitù dell’Egitto. Siatene certi: i governanti questa nostra non Repubblica non basata sul lavoro si salveranno. Mica li travolgerà il gorgo delle acque. Né li brucerà il fuoco.

Featured image, il corpo di Diệm dopo essere stato ucciso dai suoi stessi ufficiali. Durante il suo regime si susseguirono le auto-immolazioni di monaci nel Vietnam del Sud, a cui guardava anche Jan Palach.


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