Magazine Rugby

Brunel nel mirino, di già?

Creato il 13 febbraio 2012 da Rightrugby
Brunel nel mirino, di già? Francamente credevo che la "luna di miele" degli opinionisti con Jacques Brunel durasse più a lungo. Almeno una stagione di apertura di credito in nome della fama, come nel caso del suo predecessore. 
Invece no, la pazienza sta a zero. Eh, che ci vuoi fà, del resto le aspettative per questa gara dell'Olimpico erano alte.
E dopo la delusione da aspettative tradite, ora si leggono molte critiche sui forum, molto si parla di "errori" dei giocatori e di chi li ha schierati; ci dicono poi che in tribuna stampa all'Olimpico, gli "opinionisti" fossero a fine partita equamente divisi tra difensori e accusatori del coach, "che avrebbe sbagliato tutto" (ci spiace riportare di seconda mano ma frequentiamo raramente l'ambiente, soffriamo di eccessiva sensibilità cutanea).
Se fosse così, e non abbiamo dubbi lo sia, sarebbe già un 50% di defezioni rispetto al tripudio dei recenti tempi "liberaci da ogni Malle...tt". E son passate solo due settimane, figuriamoci cosa succederà post Millennium e Aviva Stadium. O dopo una sconfitta oggi come oggi assolutamente preventivabile con la feroce Scozia vista ieri, sia mai!
Noi non passiamo certo per difensori di Brunel - al contrario, qualcuno ci ha apertamente accusato di esser dei "nostalgici", tant'è.  Abbiamo accolto il tecnico della Guascogna con un a nostro avviso sano e del tutto aperto curioso scetticismo; nella realtà il nostro avviso sin da tempi non sospetti di "mantenere le cinture allacciate" nasceva solo molto parzialmente da pregiudizi sul tecnico guascone, sulla sua filosofia e sui suoi potenziali errori di scelta, quanto piuttosto dal "conoscere i nostri polli" locali, i loro entusiasmi e i loro repentini cambi di umore, e non ci stiamo riferendo ai giocatori.
L'unica cosa che sovente distingue molti dei suddetti "polli" dalle piazze Tahrir del Sud Mediterraneo è la fortunata scarsità nostrana di mitragliatori: altrimenti siam certi celebrerebbero certe cadute scaricando colpi in aria dalle auto, salvo poi incazzarsi repentinamente al primo cenno di "tradimento della primavera araba" e riprendere a sparacchiare ad alzo zero, 'ndo cojo cojo. Sempre sotto copertura di iPhone, ovviamente.
Noi che "con le cinture allacciate" ci siam tenuti fin dall'inizio, cerchiamo di portare un contributo di razionalità al dibattito. Non certo per convincere illustri opinionisti - delle cui opinioni tipicamente nulla sappiamo e poco c'interessa - quanto per aprire il dibattito e sentire le opinioni dei nostri due o tre lettori.
a) La questione Botes - "La partita l'ha persa il mediano di Treviso con quei due calci orrendamente sbagliati".
Troppo facile, troppo stupido: non stiamo nemmeno a sottolineare la differenza di atteggiamento degli scozzesi, in campo e fuori,  i quali reagiscono alle decisioni avverse dell'arbitro e agli errori dei compagni (nell' handling, nella disciplina) senza batter ciglio e guardando avanti, "vivendo il presente" come direbbe Cesar Millan. E così facendo rischiano non dico di riaprire una partita ampiamente persa contro un avversario superiore, ma divertono e lasciano una ottima o terrificante impressione, a seconda di dove si abiti.
Fingiamo pure di seguire la para-logica di quelli che "Botes ha perso la partita": se pure li avesse messi dentro ambedue i calci, c'è qualcuno convinto sul serio che gli inglesi non avrebbero reagito, con quel piazzatore di Farrell che si ritrovano e quel pack genera-falli accelerato dagli ingressi di Dickson e Morgan, e si sarebbero arresi con due miseri punticini da recuperare? Come si fa a non vedere che quella a chi ne piazza uno in più era la gara ideale sognata e pianificata dai Bianchi della Rosa?
Il punto piuttosto dovrebbe essere: se il primo calcio era oggettivamente difficile da piazzare - l'Olimpico è 5 metri più lungo di un campo normale - perché mai piazzare il secondo, quello sbagliato scandalosamente? Aldilà della confidence, secondo il famoso manuale del rugby, con quattro punti da recuperare e cinque minuti rimasti, si doveva logicamente cercare la rimessa. Allora, lasciamo stare il buon Tobias per favore: il problema, come abbiamo evidenziato nelle nostre analisi, è ben altro, atavico, si chiama lucidità degli Azzurri nei minuti finali, la incapacità di reagire e recuperare incistata in questa generazione Azzurra.
Tutto ciò premesso per scagionare il singolo giocatore da responsabilità assurde, veniamo al coach e alle sue scelte. Si critica la scelta di un mediano di ruolo per un posto di apertura di rincalzo; dismessa per palese inconsistenza la critica fatta col senno di poi che fosse meglio tenere in campo Kris Burton (non certo esente da errori nel gioco tattico, anche nel minuto prima di uscire), l'unica giustificazione un po' povera è che non ci sarebbero alternative dato l'infortunio di Orquera.
Nella realtà si dovrebbe definire questa polemica per quel che è: provinciale.
Innanzitutto Burton lo cambi non perchè "sbaglia" - solo chi non fa non sbaglia (verità assoluta, che Mallett applicava persino in campo) - ma per apportare  alternative al gioco secondo il momento della gara. Forse si capisce meglio pensando a O'Gara, che entra al posto di Sexton non per far meglio ma per far altro.
Si ma Botes di mestiere fa il mediano di mischia ... Beh, una delle finaliste del Mondiale, non del Trofeo del Presidente, ha giocato con Morgan Parra, un mediano, all'apertura. Non è stata una improvvisata, lo stesso Yachvili ha giocato indifferentemente nelle due posizioni, in nazionale e nel suo club. E il nostro coach francese è. Più recentemente  - ieri -  Greig Laidlaw flyhalf scozzese autore di tutti i punti dei suoi, ha segnato meta da mediano di mischia. Succede persino in Italia dove Tito Tebaldi, mediano, occupa occasionalmente la posizione di apertura. Vien da pensare che gli opinionisti d'Italia, capendone mediamente pochino di gioco, ascoltino troppo il buon Dominguez, uno che sa di cosa parla ma che ha scelto forse inconsciamente di fare il "sindacalista delle aperture".
Aldilà della "sindrome francese" - che solo francese non è - che considera i fondamentali dei due ruoli "di cerniera" molto simili e intercambiabili, è evidente il tentativo di Brunel di iniziare ad allevare la sua potenziale apertura del futuro col miglior materiale attualmente a disposizione: Tobias Botes ha l'età, piazza potenzialmente in modo affidabile, ha visione e velocità, placca ... perché no? Chi paragoni questo tentativo intelligente - vedremo nel tempo se funzionerà - con la goffa improvvisata di Mauro Bergamasco mediano a Twickenham, non sa di che parla, oltre a dimenticare la prova abbastanza convincente di Botes allo Stade de France.
b) Gli errori Azzurri - "Contro una Inghilterra ombra di se stessa, l'Italia ha regalato la partita coi suoi errori".
Il tema non ricadrebbe direttamente alla responsabilità del coach ma di chi è sceso in campo; ma l'allenatore c'entra come vedremo.
Esiste una partita di rugby senza errori? Francamente non ne ricordo una, se non quando gli All Blacks giochino contro Portogallo o Kazakhstan. E dico All Blacks pensando alla concorrenza interna che li fa giocare tutti "a cottimo", perché qualsiasi altra nazionalona fatalmente si distrarrebbe contro queste mini-minnows e qualche cappella la combinerebbe.
E' serio chiedere agli Azzurri la partita senza errori? La risposta onesta è NO.
Un conto è pretendere di tagliare il 14% di errori di placcaggio di Parigi e farli scendere al 4%, e Brunel c'è riuscito nello spazio di una settimana (vedi che l'allenatore c'entra?); ma pretendere la gara senza errori è come quelli che credono nell'evasione fiscale portata a zero (è possibile, ma solo dove l'economia è a zero tipo Zimbabwe; in Svizzera e negli Usa dove sono molto attenti è stimata attorno al 5%, per inciso e al contrario di quel che vien dato da bere alle masse, nel Nord Italia l'evasione è molto vicina a quel livello lì).
Quanto all'Inghilterra "messa male", beh non è certo quella del 2003 ma intanto stiamo ai fatti per favore:  ha vinto due partite fuori casa su due disputate. Partite giocate in modo molto simile, sono quindi vittorie ottenute eseguendo un game plan adatto a quel che sono e agli avversari. Finiamola di cercare scuse per sentirci ancora peggio: Charlie Hodgson non passava di là per caso, non più di quanto non ci passasse Benvenuti con la sua bella meta. E i falli concessi dalla nostra mischia: articoli spiegano come Corbisiero abbia adattato il suo comportamento a quello di Castrogiovanni, inducendolo spesso all'errore (tutti quegli stappamenti quando pareva l'avesse nel mirino). Gli errori dell'arbitro Garcés? Siamo onesti, la cappella più grossa che gli si può imputare è fischiare senza concedere il vantaggio che avrebbe dato meta agli inglesi nel primo tempo, girando tutta la partita.
Torniamo a noi: il punto è ben altro dalla fola nazional-popolare della "partita regalata a un avversario scarso", boutade che attecchisce bene ma serve solo a confondere il rugby con un altro giuoco dove "l'episodio" cambia tutto, vale solo a  corroborare una mentalità ambientale perdente che poi giocoforza si riflette su chi va in campo, a suono di aspettative farlocche seguite da delusioni, polemiche etc.etc.
Gli errori ci stanno, in tutti gli sport, a tutti i livelli e nelle migliori squadre; il punto non sta nell'azzerarli ma nel riuscire a "ricoprirli". Dal punto di vista tecnico-tattico e ancor di più sotto il profilo mentale.
Le mete prese dall'Italia allo Stade de France, confrontate con quelle NON prese dall'Inghilterra al Murrayfield: non sono mancati i buchi difensivi agli inglesi, è mancata la competenza nello scramble difensivo dei nostri.
Aldilà dei buchi difensivi, può sempre e a chiunque capitare l'infortunio "alla Masi" (o come qualcuno preferisce, "alla Bortolami": l'è l'istess, chi gioca sa che in campo si sta in XV o meglio in 22 e le responsabilità si condividono). Càpita a tutti, vedi Parks; la differenza sta nella capacità di lasciarselo alle spalle, again di "vivere il presente" senza lasciar la testa persa indietro a rimuginare. Esemplare la già ricordata Scozia ieri al proposito.
Ecco dove l'allenatore c'entra: lavorare sulla mentalità, sulla serenità, sulle risorse interne dei ragazzi; senza pretendere che Brunel o chiunque altro siano in grado di rimediare a decenni di approcci mentali perdenti in un paio di settimane.
Lasciatelo lavorare al Brunel, ha fatto già vedere un paio di cosucce interessanti per il tempo che ha avuto. Mantenendo sempre le cinture ben allacciate. Sia chiaro: non difendiamo Brunel che di noi non ha certo bisogno e comunque merita di esser lasciato a svolgere il suo incarico e sviluppare la sua strategia.
Critichiamo questo livello di critiche - le scelte individuali col senno di poi, gli "errori che regalano la partita": tutto tranne che costruttive.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines