De Groene - "Amsterdammer"
C’è un tizio un po’ tappo e molto pirla che si aggira ancora (per poco) nelle stanze del potere made in Italy. È talmente tappo che al confronto un sughero del Dom Perignon sembra il modellino dell’Empire State Building e talmente pirla che dovunque va o lo fischiano o lo ricoprono di male parole o lo inondano di pernacchie. Come tutti i tappi veri, costretti a risiedere per mesi e anni in un collo di bottiglia, risente della sindrome dell’accerchiamento e quando qualcuno finalmente gli da un calcio nel culo o gli infila un cavatappi in testa per liberarlo, lui tira un sospiro di sollievo attorniato dalle bollicine. Fino a sabato sarà ministro. Incredibile ma vero, un soggetto da Edgar Lee Masters e da abbonamento annuale rinnovabile con lo psicanalista, è ministro del governo Berlusconi incaricato di seguire la pubblica amministrazione. Famoso per le sue uscite poco equilibrate (tutta colpa del bacino rasoterra che ne caratterizza il fisico possente), nelle quali ha offeso, sbeffeggiato, vilipeso, oltraggiato, diffamato milioni di incolpevoli cittadini italiani, qualcuno della Croazia e qualche abitante dei cantoni svizzeri, il nostro quasi ex ministro si ritiene un fior fiore di economista e un politico sopraffino tanto che, durante una famosa intervista, ebbe modo di dire: “Fare politica mi piace ma mi costa la nomination per il Nobel dell’economia”. Fresco sposo, è scomparso per un po’ dalla scena politica tutto preso dalla sperimentazione del letto ad acqua che Silvio gli ha regalato per sollazzare il suo regale augellino. È riapparso per sentirsi dare del “cretino” dall’altro genio dell’economia e della finanza che risponde al nome di Giulio Tremonti, e per rilasciare una dichiarazione che merita di essere messa fra le cazzate destinate a fare epoca, di chi di politica e di economia non capisce veramente una mazza. Il fatto. Subito dopo che Berlusconi ha annunciato che (forse) si dimetterà appena approvata la legge di stabilità, tronfio come un rospo dopo una scopata con la rana Gelsomina, nota battona dei pantani, ha chiamato un giornalista del Gazzettino e dichiarato: “Quella di Berlusconi è stata una decisione geniale, generosa, lungimirante, che rassicura i mercati e l’Europa, porta a casa la legge di stabilità e mette all’angolo l’opposizione. Apre di fatto la campagna elettorale durante la quale Silvio dirà: ‘il mio programma è l’agenda europea, quello di Bersani?’ – Per poi aggiungere – Comunque vada abbiamo vinto. Berlusconi incassa le misure che l’Europa vuole, ricompatta la maggioranza e recupererà anche pezzi. Insomma, sarà un trionfo”. Ohibò, il ministro non ne ha azzeccata una. I mercati, che ormai conoscono il Berlusconi pensiero meglio delle pieghe di cellulite della Merkel, hanno risposto nel modo peggiore vendendo a tutto spiano i nostri buoni del tesoro. Lo spread è arrivato a 573, il rendimento quinquennale dei Btp al 7,80 per cento e la borsa di Milano ha chiuso a – 3,78 dopo aver toccato un meno 5 da crisi petrolifera degli anni ’80. Ieri, per alcune ore, abbiamo temuto il peggio. Gli speculatori internazionali, con covo a Londra e succursale a Parigi, hanno tenuto sotto scacco l’Italia come non era mai avvenuto prima, tanto che neppure l’acquisto da parte della Bce di qualche miliardo di “risparmio” italiano era servito a mettere una pezza a un trend in caduta da precipizio. Ovviamente, le teste di minchia tout court (senza cioè l’intervento dirimente della mamma di Mimmuzzo Scilipoti) dei pasdaran degli house organ berlusconiani hanno detto: “Visto, Silvio ha dichiarato sollemenente che se andrà e le borse sono crollate lo stesso”, senza considerare però che sono crollate proprio perché Silvio a detto “me ne andrò” e non “me ne vado” come tutti auspicavano. Manco a dirlo, è dovuto intervenire di persona personalmente Giorgio Napolitano che già ha messo la firma sotto la lettera di dimissioni di Silvio, alla quale manca solo la data perché per il resto è pronta. Il presidente ha rassicurato i mercati da par suo, sottolineando il fatto che Berlusconi se ne andrà quanto prima (“questione di ore”) e che al regno di Silvio I re d’Italia, imperatore di Antigua, Vice Zar di tutte le Russie, ex vice Rais di Tripoli e sempiterno vincitore del concorso “Cuore di toro”, subentrerà un governo democratico e repubblicano guidato da una personalità di spicco dell’economia italiana e internazionale. Cantato il de profundis alla monarchia, manco se ci trovassimo nel 1946, il presidente Napolitano ha avuto il primo, vero colpo di genio del suo mandato contraddistinto più da ombre che da luci. Come dire che da vecchio combattente, il partigiano Giorgio ha sprintato con uno scatto di reni degno del Cipollini campione del mondo di ciclismo. In quattro e quattr’otto ha nominato Mario Monti senatore a vita. Voi direte: “e che c’azzecca?”. C’azzecca eccome, Napolitano ha disinnescato l’unica mina ancora vacante sul palcoscenico sgarrupato della politica italiana di queste ore, il pericolo (ventilato dalla Lega), di un governo guidato da tecnocrati. Mario Monti, con la nomina a senatore a vita, è diventato all’improvviso un politico, con buona pace delle migliaia di lauree ad honorem taroccate grazie alle quali ignorantoni matricolati alla Caspar, tanto per intenderci, sono diventati degli stimabilissimi accademici. A fine giornata vedremo gli effetti delle manovre presidenziali, vedremo se gli attacchi speculativi hanno segnato il passo e se l'effetto Mario Monti sarà in grado di mettere un tiptop al disastro quasi ventennale procurato da Silvio all'Italia. Il presidente del consiglio, che resta un furbo di quattro cotte, ha immediatamente benedetto la presidenza Monti, facendo rimanere al suo posto Gianni Letta e giustificando con un “Non mi andava di bruciare Angiolino”, il veto universale posto nei confronti del segretario del Pdl che intendeva promuovere premier. Al nostro ministro un po’ tappo e tanto pirla, non resta che consolarsi con la sua pensione baby, una moglie decisamente dai garretti troppo alti per lui e il ruolo di consigliere comunale a Venezia. E meno male che è stato un trionfo.Brunetta: “Silvio ha fatto un capolavoro”. Da quando sta in politica ne avesse azzeccata una
Creato il 10 novembre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsortiPotrebbero interessarti anche :
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