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Bruno Cicognani, La casa dei contadini

Da Paolorossi

C'è, verso l'Olmo, dove cominciano i prati del Guadagni, e il silenzio è già silenzio di monte, in mezzo a tutto quel verde, su un poggettino lontano dalla via maestra, una casa di pietra, mezza rovinata.

Son anni e anni che i contadini non ci stanno più: è lasciata così, che a poco a poco si sfasci da sé; eppure ancora si regge, vive. Vive tutt'un'altra vita da quella del tempo in cui era " la casa dei contadini ": ora non è più di nessuno.

Che importa, perciò, se ogni giorno un po' muore? Ma il modo in cui muore! Perché la sua vita, ora, non è che il modo migliore, per lei, di morire. Conosce, via via: à sentito in sé, dentro, nascere l'erba e penetrare la pioggia e ficcarsi i nidi ed i covi di un'infinità d'animali; à saputo che respiro sia l'aria e che amore il sole e quali taciti carmi la notte accenda nel cielo ora per lei tutto aperto.

Era stata costruita perché resistesse quanto mai fosse possibile alla passione della natura: ora è abbandonata a codesta passione che a poco a poco la strugge: ritorna, la casa, a poco a poco, natura. È il modo sacro, per lei, di morire.
[...]

( Bruno Cicognani, tratto dal racconto "Un raggio vivo e uno spento", dal libro "Il figurinaio e le figurine" , pag. 57 - Vallecchi Editore Firenze - 1920 )

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