Published on gennaio 10th, 2013 | by Giulio Scaccia
1Bruno Giacomelli in questa seconda parte dell’intervista che ha rilasciato in esclusiva a F1Race, ci parla dei tecnici con cui ha lavorato e della F1 attuale, difficile da comprendere, dell’importanza dell’equilibrio di una monoposto e del genio di Adrian Newey.
Bruno segui ancora la F1?
La seguo sempre, se devo essere sincero il fatto sportivo non mi interessa più. Mi piace l’aspetto tecnico. Il mio interesse non è venuto meno. Non tifo un pilota. Ho le mie idee, spesso molto diverse rispetto a quelli che credono di sapere tutto.
Non pensi che ci sia una troppa aerodinamica nella F1 odierna?
Bisogna sfatare un po’ questo discorso. L’aerodinamica è importante ma non è solo questo. Magari vedi durante un Gran Premio una macchina che perde un pezzo e va come prima. Non è solo aerodinamica. E’ un insieme di tutto. Con le gomme critiche come la stagione ultima, conta tutto l’insieme. Le macchine sono incollate a terra più di prima. Se una volta c’erano 10 curve in un circuito, ore che ne sono 5, perché le altre le fai in pieno o in accelerazione. E’ anche importante il motore ed i rapporti del cambio. La macchina è complessa. Ci sono le sospensioni, le geometrie delle sospensioni, il modo come vengono fatte lavorare le gomme: su una macchina fanno 10 giri, su altre 7.
La costruzione di una F1 è complessa e la vettura fatta funzionare al meglio.
Oggi le macchine si assomigliano tutte. Quando correvo io le macchine erano tutte diverse. Oggi dipende anche dai regolamenti restrittivi e poi c’è un travaso di informazioni tra i tecnici. Le vetture oggi sono un clone.
Con l’Alfa ho avuto la fortuna di guidare una delle migliori vetture ad effetto suolo con le minigonne mobili, ma ti garantisco che c’erano anche altre cose che dovevano funzionare.
Oggi le auto sono complicate, molto complicate. Molto più delle moto, ma anche con le moto ci sono tantissime variabili.
(Bruno Giacomelli – Alfa Romeo 179 – GP di Olanda a Zandvoort – foto di Tucker Conley)
Oggi in Formula 1 c’è un genio: Adrian Newey
Io ho avuto la possibilità come pilota di lavorare con Adrian Newey. Nel 1990, quando Newey era direttore tecnico della Leyton House, io mi occupavo dello sviluppo delle sospensioni attive. Alla fine il proprietario ebbe problemi e la squadra venne chiusa. Newey due anni dopo con la Williams vinse con le sospensioni attive il mondiale con Nigel Mansell.
In Leyton House non ero il collaudatore, lavoravo con una mia squadra, l’ingegnere era Nick Wirth, che poi fece la Simtek. Wirth e Newey progettarono quella Leyton House che ha rivoluzionato la F1. Adrian Newey non è solo un grande tecnico, è anche uno capace di aprire strade nuove. Con la Leyton House ha portato concetti innovativi: abitacolo angusto, aerodinamica spinta. Lui è un progettista completo. Newey ha stravolto completamente il concetto di auto di F1. Prima di John Barnard.
E’ un po’ come Colin Chapman. Chapman ne ha aperte diverse di vie nuove: dalla monoscocca all’effetto suolo.
Io debbo dire che ho avuto la fortuna di lavorare con tecnici di valore.
Adrian Newey è nato alla March. Da lì sono passati in parecchi, anche Ross Brawn. Il maestro in March era Robin Herd. Ho lavorato con lui. Da lui ho imparato tanto. Erano un cervellone. Fu lo studente con le votazioni migliori in matematica e fisica nella storia dell’Università di Oxford. Già giovanissimo aveva un ruolo. E’ stato direttore tecnico a poco più di venti anni in McLaren.
(Bruno Giacomelli, scuderia Life - 1990)
Un pensiero sul mondiale di F1 che è stato e verrà.
Faccio fatica: oggi con questa Formula 1 non ci si capisce più niente. Fino a qualche tempo fa ci capivo tutto, ora ci capisco poco. Non è facile fare una analisi. Succedono cose stranissime. Macchine che non sono competitive e che lo diventano all’improvviso. E’ strano. Non solo io, anche i miei colleghi piloti con cui mi confronto. Sembra quasi ci sia una regia sotto. Posso considerarmi un esperto. Io ho sempre creduto nei numeri, nel calcolo della probabilità. Ora faccio fatica a capire.
In uno sport dove comandano le prestazioni, i numeri, la matematica, sette vincitori in sette gran premi sono difficili da comprendere.
Faccio un esempio, Rosberg e la Mercedes, che sono spariti dopo la vittoria in Cina. Una cosa che mi è dispiaciuta è stata il licenziamento di Schumacher. Io non sono mai stato d’accordo sul suo ritorno in F1. Dopo aver vinto sette mondiali, era ora di fare altro. Se poi per lui la F1 era la cosa più importante… è stata comunque una sua scelta.
Averlo licenziato così malamente non è stata una bella cosa. Cosa ha fatto Rosberg di più? La macchina era quella, non avevano un missile. Si sono comportati male, perché lui ha fatto quello che ha potuto, e non ha fatto male, per niente.
Lo hanno messo in croce per l’incidente che ha avuto, ma quanti ne ha avuti Grosjean? Degli incidenti si ricordano tutti. A me ogni tanto chiedono ancora dell’incidente avuto in Olanda.
Che fa Bruno Giacomelli oggi?
Mi occupo delle mie cose. Ho sessanta anni, vivo a Brescia. Ho due figlie, una lavora, l’altra si sta per laureare.