Ieri sera ho letto questa nota:
Sorvolando sui grossolani errori di ortografia (se ne trovano anche di peggiori sulla carta stampata), ricordavo che la Gazzetta avesse una pagina Facebook diversa, quindi sono andando sul sito della “Rosa” (senza incontrare traccia alcuna della notizia) e ho cliccato sul pulsante del social vampire di Zuckerberg in alto a destra. Confermati i miei dubbi sono andato a controllare la pagina della fonte, che attorno alle 23:40 di mercoledì 9 maggio 2012 si presentava così (ho aggiunto i riquadri rossi numerati per comodità):
Note:
- Ho difficoltà a capire la prima parte dell’enunciato: “gazzetta ufficiale” de che? Lo sanno cosa significa la parola “gazzetta“? La seconda invece è falsa, come abbiamo appurato. Poi vabbe’, è tutto così villanamente in CAPSLOCK che lasciamo stare.
- Due “Mi piace” in un’oretta, con tutta probabilità dei creatori della pagina.
- Questa si ricollega all’immagine precedente: una notizia falsa di una pagina falsa con due dubbi fan e un’ora di vita è stata presa per buona e condivisa quattro volte senza verificarne fonte o veridicità (più un’altra dal profilo di uno dei diffusori).
- Il CAPSLOCK, gli errori ortografici e le menzogne tornano a calcare la mano, in uno spasmo orgasmico che vuole imporre credibilità alla farsa e invece la rende solo più patetica.
Ora ok, l’unico punto che mi sta davvero a cuore è il 3, gli altri sono più per dar colore all’articolo e divertirmi a spese di altra gente, che spero legga queste righe. Io stesso dico un sacco di cazzate (ma va?) e probabilmente la pagina è solo la scenografica impalcatura di un’infantile presa per il culo ai danni dei tifosi milanisti e non si beccherà nemmeno la denuncia per il reato di furto d’identità, non m’importa. Ciò di cui voglio parlare è la pericolosa abitudine di bersi tutto quello che viene vomitato dai media con facilità disarmante, di cui quest’episodio è solo un minuscolo esempio. Ripeto: una notizia falsa di una pagina falsa con due dubbi fan e un’ora di vita è stata presa per buona e condivisa cinque volte senza verificarne fonte o veridicità, solo perché ci si è mascherati con un nome famoso e la parola “ufficiale”, evidentemente sufficienti per nascondere gli errori degli emulatori.
Si potrebbe discutere del fatto che la notizia venga da un social network e non dalle pagine (cartacee o telematiche) di una testata, che in genere linka direttamente l’articolo e non crea note per ovvi motivi pecuniari, ma viviamo in un mondo in cui si affiderebbe la vita dei propri cari a Wikipedia e i giornali stessi spesso e volentieri scrivono articoli basandosi su “voci incontrollate e pazzesche” di fantozziana memoria. E ormai ho smesso di credere da un bel po’ alla professionalità dei giornalisti.
Certo la faccenda non avrà conseguenza alcuna se non l’auspicabile pubblico ludibrio di chi l’ha messa in giro e di ci ha creduto, ma non è rara la diffusione di notizie false o raffazzonate riportate in fretta e furia, che condizionano l’opinione pubblica e la memoria storica tanto quanto i pareri di chi ne espone di veritiere, e spesso rettificare non serve a niente: basta che le illazioni escano e il danno è fatto. Con una cassa di risonanza sufficientemente ampia e un nome altisonante o rispettato si può far credere quel che si vuole, rovinare reputazioni e vite e chissà che altro, tutto per colpa della morbosa superficialità delle persone, che preferiscono bugie interessanti a verità noiose.
E poi anche andasse al Real, Ibra la Champions non la vincerebbe lo stesso.
-m4p-
Link correlato:
- Stratagemmi per non farsi fregare (1)
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