Oh sì, sì, li ho fatti io, proprio io, con le mie manine sante!!!!!
Eh, che sono pasticcera VERA, professionista, proprio.
Non era facile ma neanche così difficile, dopotutto. Perché l’estate brucia e io brucio con lei.
Del caldo sappiamo già tutto e dell’estate anche, i tiggì ci tengono informati e sappiamo in che guaio ci troviamo: l’estate, quella che non arrivava e tutti a piangere e ora che è arrivata …….tutti a piangere ma anche sudare. L’odore, nell’aria, era meglio prima.
Ed io che brucio, brucio d’estate ma soprattutto brucio di me stessa. E brucio biscotti, così come fosse niente. Figurati che questi neanche li ho messi in forno!!!!
Vabbè, dai, scherzo.
Allora rifacciamoli, ‘sti benedetti “Brutti ma Buoni” che, come dice il nome, per brutti che siano, devono pur essere buoni e di sicuro non bruciati.
Facciamoli insieme con:
400g di nocciole
300g di zucchero
4 albumi
poche gocce di succo di limone
a chi piace anche un poco di scorzetta
con queste dosi vengono circa 40 pezzi
La nocciole vanno tostate e spellate, che significa accendiamo il forno e cominciamo a soffrire. Qualche minuto a 180° e poi avvolgo le nocciole in un canovaccio e sfrego. Pellicine ovunque, nel naso, nell’aria e che si attaccano alla pelle umida di sudore. Mi viene in mente una qualche tortura medievale, di quelle in cui il condannato veniva coperto di pece e poi di piume.
Una nocciolina a me e una a te, gnam.
Brucio, ma non è l’estate e neanche il forno. Brucio da dentro. Se questa è la felicità, penso, lo saprò solo dopo, quando sarà finita e questo mi secca. Allora cerco di guardare bene, guardarmi bene intorno, cerco segni nella polvere, tra rivoletti di acqua e i sandali nell’acqua, secchiate d’acqua in strada, sull’asfalto rovente e squagliato dal sole. Se cammini per strada, in questi giorni, inciampi per forza nel caldo e nell’acqua.
Dai, montiamo le chiare, qualche goccia di succo di limone e poi lo zucchero, da aggiungere poco a poco.
E le nocciole bisogna tritarle ma non troppo finemente.
Sono stata via qualche giorno ed al ritorno il mio tritatutto non c’era più. Certo capisco che per lui i giorni migliori erano andati e non si poteva davvero continuare a farlo soffrire così. Ma io gli volevo bene, abbiamo fatto tante cose insieme. Mi ha tenuto compagnia a lungo ed i compagni di viaggio migliori non si possono dimenticare facilmente.
Ed ora questo nuovo….ma come me le triterà le nocciole? E saprà ascoltarmi, come faceva l’altro?
Le cose finiscono, ricominciano. La vita si ferma, riparte. Nella sua imprevedibilità è comunque poco originale. Fa così con tutti, da sempre. Come una ruota. Come la Ruotona della Fortunona di un quiz televisivo d’altri tempi. Mah. Io al mio tritatutto ci ero affezionata, ecco. Quanto alla Ruotona la fermerei qui.
Felicità o no che sia, non ci sto male.
Certo scotto, brucio. Autocombustione?
Magari è solo l’estate.
Beh, dunque, mescoliamo le nocciole nella meringa e poi mettiamo sul fuoco dolce, in una pentola dal fondo spesso. Non bisogna smettere di mescolare e quando la pentola si sarà velata di uno strato di meringa allora basta, fatto, finito: togliere. Sono pochi minuti e il caldo del fuoco si può sopportare.
Perché si dice che siano brutti, a me non sembra. Insomma, quando vengono bene, non sono carini?
Brutti, belli…….buoni, cattivi……mi dico “Cerca di non bruciarli e il resto lascia stare”.
Io pensavo di essere brutta. Forse buona. Invece sono cattiva ma solo a volte.
Spesso bella, altre bellissima. Qualche volta anche brutta.
Cattiva. E buona.
Prepariamo la teglia, formiamo dei ciuffi con il cucchiaio e mettiamo in forno a 160°.
Quanto tempo? Bisogna guardare a occhio, diciamo 20 minuti. Devono venire gonfi, lucidi, un po’ crepati. Buoni, buoni da morire.
A me sembrano anche carini. Buoni, sono buoni!
Mi trascino dietro il pinguino.
Il gatto mi guarda, un po’ perplesso ma troppo accaldato per esprimere opinioni. Si sta chiedendo perché abbia acceso il forno.
Il pinguino trottola, di qua di là, poi trova posto. Ah…..che bello!
Fresco!
Miaooo. Sono d’accordo.
Ho acceso il forno perché ci sono piccoli gesti che sembrano costare qualcosa ma, nella vita degli altri, fanno la differenza. La differenza tra solitudine e conforto. Gesti piccoli che non cambiano la vita a nessuno ma sono come acqua quando fa troppo caldo. Come una stretta di mano e calore, come un abbraccio che arriva subito prima di metterti a piangere e dopo non c’è più bisogno, di piangere.
Il forno non brucia più di me che brucio e mi guardo allo specchio: sono bella e sudata.
Il pinguino me lo tiro dietro per il filo e il gatto ci segue, i biscotti profumano e io sono aria, acqua e vento di tempesta. Con un elettrodomestico attaccato alle calcagna e un gatto al seguito.
Brutta e sudata, sorrido e sono buona. Come biscotti appena sfornati.
Bastava un gesto piccolo, non era poi così difficile.
Mi spiace per tutti quelli che non l’hanno fatto pensando di essere stati furbi.
E invece sono rimasti soli.