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I. Genius Loci
il sottoproletariato spogliato del tragico pasoliniano (il poeta muore, infatti, nel 1975) resta nudo sotto la lente da entomologo di Scola, ed è una visione orrenda. “la famiglia” si muove come una tribù di regrediti all’interno di quelle zone vuote di Roma mai fotografate da alcuna macchina da presa, lontana anni luce da via Veneto, dai Fori ma anche dalle periferie bene. da Monte Ciocci si può vedere la cupola di San Pietro, ma è come se quella parte della città non esistesse. c’è solo la borgata- ben prima che si rammodernasse sotto le spinte consumistiche per divenire esteticamente accettabile: baracche costruite alla bell’e meglio, loculi in cui si dorme in venti persone, niente fogne, cessi a cielo aperto. esiste una completa mimesi tra lo squallore del luogo e la desolante, laida depravazione che anima- in primis- il personaggio principale, ma anche lo stuolo di serpenti che corrono dietro al suo sacchetto milionario.
II. (Ir)realismo: disamina proletaria
esseri umani prede del loro incontenibile appetito di denaro, che arrivano ad avvelenare il capofamiglia pur di prendere quel milione che, a ciascuno per un motivo diverso, servirebbe per svoltare e darsela a gambe dalla situazione miserabile in cui (soprav)vivono. è evidente che il richiamo del soldo vale l’accettazione di un gesto ingombrante ed importante come il parricidio- i personaggi sembrano avere pochissimi dubbi su questo. un parricidio che ha il valore simbolico di sganciarli finalmente dalla povertà, di condurli a un’esistenza dove non si lotterà tutti i giorni per tenersi stretti quei due stracci che posseggono, per poter finalmente comprare cose e assecondare quel furore consumistico che s’erge come un’erezione narcisistica tutt’attorno a loro, quel benessere spacciato attraverso la droga materialistica. ma l’ossessione che li abbacina con la luce potente del successo personale, difficilmente sarà il veicolo per affrancarsi da uno squallore che germina incontrastato nel loro organismo.
titolo originale: Brutti sporchi e cattiviun film di Ettore Scola1976
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