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Bryan Cogman: Il trono di spade. Dietro le quinte della serie HBO

Creato il 26 febbraio 2013 da Martinaframmartino

Bryan Cogman: Il trono di spade. Dietro le quinte della serie HBODopo una serie di video che mostravano ben poco, un corvo in volo sopra città in bianco e nero, i volti dei protagonisti e i dietro le quinte, HBO ha finalmente diffuso il primo trailer per la terza stagione di Game of Thrones. Lo so, in italiano si chiama Il trono di spade, ma visto che io leggo le notizie riportate dai siti americani nella mia testa il titolo è e rimane quello in inglese.

Bello. Belle le immagini, i colori, le scenografie, belle le sensazioni che trasmette anche perché io ho letto i libri più volte e fa un certo effetto vedere le scene immaginate in questi anni. Belli i draghi. Se ne vede uno solo, ma se questo è solo un assaggio sospetto che ci sarà da divertirsi. Il video si trova qui:

http://www.youtube.com/watch?v=RzI9v_B4sxw

Ormai sembra impossibile fare film, o serie televisive, senza che venga pubblicato qualche libro come corollario. Game of Thrones non ha fatto eccezione, con un testo firmato da Bryan Cogman e tradotto per l’Italia da Rizzoli. Prima di qualche commento riporto parte dell’articolo che avevo scritto a suo tempo per FantasyMagazine.

Bryan Cogman: Il trono di spade. Dietro le quinte della serie HBO

In Il trono di spade. Dietro le quinte della serie HBO si trovano le descrizioni dei principali personaggi e delle località nelle quali sono ambientati gli eventi fatte da coloro che per primi hanno dato vita alla serie, attori ma anche registi, costumisti e tecnici addetti a vari settori. Accanto a testi che indicano la situazione di partenza altri approfondiscono le fasi di lavorazione o si concentrano su dettagli che hanno contribuito a rendere credibili e coinvolgenti i vari episodi.

Il volume si apre con una prefazione firmata da George R.R Martin e un’intervista agli autori e produttori esecutivi David Benioff e D.B. Weiss realizzata da Cogman, la prima persona coinvolta nel progetto che ha portato i continenti di Westeros ed Essos sul piccolo schermo.

L’americano Bryan Cogman, nato il 25 luglio del 1979, ha esordito nel mondo dello spettacolo come attore ma, come molti attori, fra un ruolo e l’altro si divertiva a scrivere le sceneggiature che avrebbe voluto interpretare e che avrebbero dovuto lanciare la sua carriera. Un giorno, grazie al fatto che sua moglie conosceva Benioff e che quest’ultimo si era mostrato molto disponibile, gli ha fatto leggere uno dei suoi testi.

Quello che inizialmente era stato un atto di cortesia si è tramutato in qualcosa di diverso, visto che già il giorno dopo David lo ha chiamato per dirgli che lui era davvero capace di scrivere. Con il suo aiuto Bryan è stato scritturato come assistente alla scrittura per la serie My Own Worst Enemy, durata solo nove episodi. Lo stesso giorno in cui la NBC cancellava questa serie era quello in cui HBO commissionava l’episodio pilota di Game of Thrones.

Cogman e Benioff avevano già discusso della possibilità che il primo potesse divenire assistente del secondo così, appena saputo che David stava lavorando a un progetto basato su una serie di libri dall’ambientazione fantasy-medievaleggiante e che la produzione avrebbe lavorato in Europa, decideva di leggere i libri. Il divertimento provato fin dalla prima pagina si sarebbe rivelato maggiore rispetto a tutto quanto lui aveva mai letto in precedenza. La reazione di Cogman, prima ancora di avere il lavoro, era la stessa di molti fan: cercare tutto ciò che c’era in commercio legato alla saga, compreso il racconto Il cavaliere errante. Secondo lui lo stile di Martin è capace di dare assuefazione con una storia esaltante, dei personaggi straordinariamente ricchi e una gran varietà di temi.

La passione era nata prima ancora che Bryan pensasse di poter ottenere il lavoro. Ma, dopo la realizzazione della sceneggiatura del primo episodio, HBO chiedeva un progetto di massima per l’intera prima stagione, così Benioff e Weiss lo coinvolgevano in tutta la fase progettuale. All’inizio Cogman si occupava principalmente dei riferimenti con l’estrapolazione di informazioni relative agli eventi storici, a mitologia e religione, ai vari ordinamenti sociali, alle caratteristiche dei personaggi o al modo migliore per suddividere le scene nei vari episodi. In suo lavoro è stato utile a sceneggiatori, scenografi, costumisti, attori e a tutte le varie figure che hanno contribuito a realizzare l’aspetto visivo ma anche la profondità della storia e dei personaggi. Non solo, a un certo punto Benioff e Weiss gli hanno chiesto di scrivere un’ipotesi di sceneggiatura per il quarto episodio, Il giuramento (Cripples, Bastards and Broken Things) con la scusa che lui conosceva molto bene i personaggi. Quello che per Cogman era un semplice esercizio di scrittura è diventato la sceneggiatura dell’episodio, anche se qualche piccola modifica è stata realizzata in corso d’opera. Se il trucco di far scrivere una sceneggiatura finta è stato usato per dare a Bryan maggiore tranquillità nella scrittura, per la seconda stagione non è stato necessaria nessuna finzione e Cogman ha tranquillamente sceneggiato il terzo episodio, Ciò che è morto non muoia mai (What is Dead May Never Die).

Il suo coinvolgimento nella serie è cresciuto sempre più, e gli ha dato modo di occuparsene da varie angolazioni. È normale quindi che sia stato lui a scrivere i testi di alcuni contenuti speciali sulla realizzazione della saga per i cofanetti di DVD e Blu ray e che si sia occupato di questo volume che, come promette il titolo, consente di dare uno sguardo dietro le quinte della serie HBO.

Bryan Cogman: Il trono di spade. Dietro le quinte della serie HBO

Questo, più o meno, l’articolo dello scorso ottobre. Cogman, ovviamente, ha sceneggiato anche un episodio della terza stagione, il quinto, il cui titolo non è ancora noto. Ma com’è il libro?

Bello, non perfetto. Manca una cartina, e per gli spettatori questa è una lacuna grave. Ma come, Benioff e Weiss reputano la cartina tanto importante da farne la sigla di apertura e qui non ce n’è traccia? Una sigla, ricordiamo, che ha vinto il relativo Emmy. Ma come fa uno spettatore a orientarsi in quei due continenti? Pure chi ha fatto il cofanetto di DVD si è accorto che serviva, e infatti l’ha inserita.

Scarseggiano le informazioni relative a meta-lupi e draghi, e pure sugli altri effetti speciali avrei gradito sapere qualcosa in più. Ora i draghi sono cresciuti e dovrebbero avere un’importanza maggiore. Nascono alla fine della prima stagione, quindi lì erano un elemento davvero piccolo anche se erano la scena perfetta per chiudere la serie. Nella seconda stagione trascorrono quasi tutto il tempo inscatolati in modo da risparmiare sugli effetti speciali, o opportunamente rapiti. Nel trailer ne vediamo uno in volo accanto al veliero, speriamo che abbiano lo spazio che meritano. Nel libro di Cogman, come detto, di spazio non ne hanno, come non c’è posto per i meta-lupi anche se era interessante il discorso degli animali scelti e della difficoltà per gli attori di lavorare con loro visto che l’animale più credibile era anche quello che li spaventava. E su altri generi di effetti speciali, vedi le celle di Nido dell’Aquila, avevo visto un bel video, ma qui praticamente non se ne parla.

Ricordo anche qualche piccolo problema di traduzione, ma visto che avevo letto il libro subito dopo la sua pubblicazione non riesco a essere più specifica.

Altro dettaglio da tenere presente è che questo libro è sulla serie televisiva, non sulle Cronache del ghiaccio e del fuoco così come le ha scritte Martin. Dove le due opere si allontanano, Cogman segue la televisione. Il che significa che gli appassionati dei romanzi devono prenderne atto e non protestare, lasciando eventuali rimostranze alla produzione di HBO.

Sull’altro piatto della bilancia ci sono foto di ottima qualità e interviste a parecchi personaggi – non solo attori ma anche sceneggiatori, costumisti o tecnici vari – che svelano dettagli curiosi e interessanti. Ogni capitolo è aperto da un paio di pagine dedicate alle singole Case, e se i lettori dei romanzi notano molte assenze (dove sono i Martell o i Tyrell?), per gli spettatori erano cose inutili. Non solo non ci sono gli attori, e quindi mancano volti da associare ai nomi, ma troppi nomi mandano in confusione gli spettatori. Meglio aggiungerne pochi per volta, quando davvero sono indispensabili. Sono informazioni rapide, più utili agli spettatori che ai lettori, ma sono loro i principali destinatari di questo volume. Comunque è sempre interessante riflettere su quanti dettagli debbano essere curati perché uno spettacolo di questo tipo sia convincente. Non è un libro indispensabile, ma per un appassionato, pur con i suoi limiti, è comunque un bel libro.



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