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Bucaneve

Creato il 09 novembre 2010 da Giardinaggio @Giardinaggionet

Simbologia


Bucaneve La fioritura del piccolo bucaneve color bianco crema, dalla bellezza semplice e discreta, è di frequente una delle prime a segnalare l'inizio precoce della primavera, in anticipo rispetto all’equinozio del 21 marzo, per lo più nelle regioni umide delle zone temperate dell’Europa meridionale e dell’Asia sud-occidentale. In seguito al cambiamento climatico, il ‘fiore di febbraio’ sboccia già a partire da gennaio ed è dedicato ai nati in questo mese, insieme al garofano. Il bucaneve è, infatti, ritenuto simbolo di speranza e di consolazione, di passaggio dal dolore a un nuovo inizio per via dello sbocciare di alcune sue specie quando il clima è ancora freddo, spingendo le foglie attraverso il suolo ghiacciato dalla neve, di solito prima del secondo giorno di febbraio, diffondendo poi un dolce profumo simile a quello del miele appena la temperatura si scalda. Dalla tradizione della religione cristiana risalgono diversi soprannomi popolari del bucaneve come ‘campana della Candelora’, ‘fiore della purificazione’ o ‘fiore della Chiesa’. Gli altari delle Chiese sono addobbati con i bucaneve il 2 febbraio, il quarantesimo giorno dopo la Natività, dedicato alla celebrazione della Candelora (quando si benedicono le candele come simbolo della luce della speranza per il mondo rappresentata da Gesù bambino), altrimenti detta ‘Festa della Presentazione di Gesù al Tempio’ di Gerusalemme come neonato primogenito, o ‘Festa della Purificazione’ della Vergine nel periodo dopo il parto. Per questo motivo, oltre che per il colore del fiore, il bucaneve è considerato anche simbolico della purezza, tanto che era popolare la credenza che indossarne uno inducesse a pensare onestamente. Agli ideali di una vita virtuosa, casta e morigerata, fu dedicata la rivista ‘Il Bucaneve’ pubblicata in Inghilterra nel XIX secolo da un’associazione costituitasi a scopo di prevenire la prostituzione tra le ragazze della classe operaia. Nel linguaggio dei fiori, i bucaneve esprimono simpatia, ottimismo, virtù, e pertanto sono adatti anche a una sposa o a una cerimonia nuziale. Spesso sono scelti semplicemente per l’aspetto grazioso e regalati sotto forma di mazzo, pianta in vaso o bouquet misto a fiori colorati.

Il bucaneve è stato anche considerato una pianta di cattivo auspicio, un presagio di morte in quanto erbacea a crescita in prossimità del suolo dal fiore a forma di campana inarcata verso il basso che sbocciava ambiguamente nel passaggio tra due stagioni ed era diffusa nei cimiteri vittoriani. Quindi, ancora nel XX secolo, secondo la superstizione popolare, era portatrice di sfortuna in un’abitazione, tanto più se qualcuno vi giaceva ammalato, e di separazione da una persona cara, e si arrivava al punto di credere che trovarsi davanti a un unico fiore di bucaneve equivaleva a preannunciare un disastro imminente in giardino.

Leggende e cultura


Bucaneve Numerose antiche leggende sorte a livello popolare sull’origine biblica del bucaneve tramandano che sia diventato simbolo di speranza nel momento in cui sbocciò davanti ad Adamo ed Eva per confortarli quando furono cacciati dal giardino dell'Eden. Nella leggenda cristiana, dopo la cacciata, Adamo ed Eva si ritrovarono in una buia terra inospitale, fredda e innevata per via dell’inverno, ma un Angelo li consolò promettendo che pure lì sarebbe arrivata la primavera e, come segnale, soffiò su alcuni fiocchi di neve che stava scendendo e che, una volta giunti al suolo, si trasformarono in bucaneve. Così, con i bucaneve che sbocciarono su uno stelo esile verde brillante nella settimana invernale più tetra, nacque la speranza nell’arrivo di tempi migliori. E’ leggendario anche il racconto tedesco su Dio che, completando la Creazione della Terra, chiese alla neve di scendere sui fiori per colorarsi un po’, ma tutti questi rifiutarono, eccetto il bucaneve. Così, da allora, per ricompensare il bucaneve, la neve lo lascia fiorire ogni anno prima che inizi lo spettacolo primaverile. Secondo un’antica narrazione moldava, successe in passato che la primavera – che era una bella donna – si tagliò un dito e crebbe un bucaneve dove alcune gocce di sangue cadute sciolsero la neve; così arrivò la bella stagione e risolse la disputa con la strega d'inverno che non voleva lasciarle il posto.

Impressionanti tappeti di delicati fiorellini bianchi, pendenti come goccioline, di bucaneve – dal nome scientifico ‘Galanthus nivalis’ (in greco ‘gala’=‘latte’ e ‘anthos’=‘fiore’, mentre l’aggettivo latino ‘nivalis’ si traduce in ‘come la neve’) – fioriti si possono ammirare, dalla fine di gennaio a metà marzo, in decine e decine di giardini nei quali crescono nativi o naturalizzati in Inghilterra, Scozia e Irlanda. Richiamano una folla di appassionati questi ‘Festival del Bucaneve’ nazionali durante i quali, in questi ultimi anni, vengono anche aperti anche i cancelli delle dimore storiche private. Ma i poeti inglesi a cavallo tra il ‘700 e l’800 furono i primi ad essere ispirati dalla raffinatezza composta dello ‘snowdrop’, a partire da Mary Robinson (1757-1800) dal 1791, a Samuel Taylor Coleridge nel 1797 fino a William Wordsworth (1770-1850) nel 1820; in Danimarca, invece, lo scrittore e poeta danese Hans Christian Andersen (1805-1875) compose la fiaba 'Il Bucaneve' (1863).

Farmacologia e medicina


Bucaneve
Il famoso erborista inglese cinquecentesco John Gerard (1545-1612), autore di un ‘Erbario’ (o ‘Storia generale delle piante’, 1597), non individuò alcuna proprietà medicinale, né la ritrovò in testi antichi o suoi contemporanei, per quanto riguardava le ‘violette bulbose’ denominate per la prima volta come ‘bucaneve’. Ma il poeta greco Omero aveva narrato nel poema epico dell'Odissea (ca. 800 a.C-700 a.C.) che il dio Mercurio aveva consegnato a Ulisse un'erba magica – che in realtà era un comune bucaneve – come antidoto per immunizzarsi contro la pozione propinata dalla strega Circe per indurre in uno stato di totale amnesia l’equipaggio che era con lui. La galantamina è il principio attivo contenuto nei bulbi (leggermente tossici se ingeriti) e nelle foglie della varietà di bucaneve caucasico che avrebbe agito da anticolinesterasico, nel caso dell'eroe greco, favorendo la trasmissione degli impulsi nervosi alle giunzioni neuromuscolari e quindi migliorando la contrazione della muscolatura scheletrica. Pare che a metà degli anni ‘50, un farmacologo bulgaro avesse notato che alcune persone si strofinavano i bucaneve spontanei sulla fronte per calmare il forte mal di testa. Nel 1951, i farmacologi russi pubblicarono il primo studio sulle proprietà della galantamina isolata dal bucaneve caucasico (Galanthus woronwii) selvatico; nel 1957, lo stesso procedimento fu applicato alle foglie della specie comune (Galanthus nivalis) e venne preparato il primo farmaco dal nome 'Nivalin'. Una decina di anni dopo, fu segnalato nel Caucaso il caso dei figli di una contadina che si erano ripresi da una malattia, che probabilmente era la poliomielite, assumendo decotti di bulbi di bucaneve caucasici. La galantamina sintetizzata rientra nelle preparazioni farmaceutiche odierne utilizzate nella terapia della miastenia, di diversi tipi di affezioni neuromuscolari e del sistema nervoso centrale (poliomeliti, distrofie muscolari, sclerosi, neuriti, ecc.), in particolare, per aiutare a migliorare il funzionamento dei recettori del cervello e così rallentare la progressione della malattia di Alzheimer.

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