C’è una discussione in uno dei numerosi social network in cui esercito la mia presenza, che detta così fa figo ma in realtà avrei dovuto scrivere “in uno dei numerosi social network in cui perdo tempo e mi lascio travolgere dal cazzeggio”, chiaramente consenziente. Il thread è “band con i nomi migliori”. L’elenco è lunghissimo, gli interventi sono centinaia, la discussione potrebbe procedere infinita perché infinite sono le band che hanno fatto (e non fatto) la storia della musica rock. E nomi oggettivamente degni di nota, indipendentemente poi dalla qualità stessa della musica che hanno proposto, ce ne sono a iosa. Ognuno dice la sua: Talking Heads, cerebrale. Screaming Trees, bucolico. Jane’s Addiction, realistico. God speed you black emperor, roboante. Scisma, nomen omen. Architecture in helsinki, costruttivo. Rolling Stones, storico. The The, minimal.
Ho pensato e ripensato, ho cercato in Internet, scartabellato nei miei numerosi contenitori virtuali di file illegali e non, per dare il mio apporto costruttivo alla discussione. Dovevo, mi sentivo chiamato in causa, non potevo deludere in prima istanza me stesso. Si parla di musica, devo dire la mia. E non sono riuscito a tirare fuori nulla di più incisivo dei “!!!” o thck tchk thck, insomma avete capito a chi mi riferisco. Un nome senza dubbio originale, molto più di altri. Ma non ero soddisfatto. In treno, a fine giornata lavorativa passata ancora interamente tra FriendFeed e Google+, ho finalmente avuto l’illuminazione. Ecco il modo più figo in cui una band rock possa chiamarsi, a maggior ragione se la band è interamente femminile. Il nome definitivo è il nome del vuoto che più pieno non si può.