La maledizione delle feste comandate si abbatte anche quest’anno implacabile su di me.
In 26 anni e mezzo non c’è mai stata una Pasquetta con cestino da picnic, sole alto e larghi prati verdi su cui sbocciano fiori di campo. Solo tristi giornate con il mal di stomaco da vino adulterato e palpebra calante da ultimo giorno di festa.
Insomma quest’anno mi ero organizzata per bene, sottraendomi a qualsiasi invito e andandomi a rifugiare sui bei monti beneventani in compagnia di mia nonna. Con un programma simile, la sfiga avrebbe dovuto avere pietà, calando su di me un velo di indifferenza. E invece no!
Appena giunti nell’ameno paesello, Matilde ha appoggiato la testa sul divano, le gote si sono fatte rosse, l’occhio languido: insomma febbre. Anzi, otite per la precisione. Ed era ovvio. Avevamo la tachipirina in casa, quindi una classica influenza non sarebbe bastata a rovinare tutti i piani. L’otite è perfida, vuole l’aerosol con il rinowash, una decina di flaconcini da mescolare, gocce per l’orecchio, tutte cose avremmo potuto trovare solo a chilometri di distanza dal posto in cui stavamo. Quindi, invece di goderci il meritato riposo postprandiale, abbiamo caricato le 10 valigie (indispensabili per 48 ore a 100 chilometri da casa) e siamo ripartiti.
-Poco male, Pollyanna – dicevo tra me e me -Domani potrai dormire fino a tardi, bivaccare nel letto con i tuoi 3 preferiti che zompettano in pigiama, farti una maschera all’olio di argan e mettere anche lo smalto rosso. E davvero ci credevo!
Invece: cosa mi è venuto in mente di fare alle 9 di mattina quando il sole non era ancora alto nel cielo blu? Ho deciso di anticipare il terapeutico repulisti primaverile, iniziando dal terrazzo.
Piccola parentesi: l’anno scorso ho deciso di costruire, in pieno centro di Napoli, un orto di 8 metri quadri, che in 3 mesi ha prodotto un solo piccolo pomodoro, che faceva anche schifo. Invece di limitarmi a piazzare 4 erbe aromatiche in due vasi scrausi, io ho fatto le cose in grande: ho iniziato a studiare un progetto per un mini giardino pensile. Idea grandiosa in cui ho coinvolto tutti i miei familiari più o meno prossimi. Per tutti gli impavidi che vogliono riproporre la mia opera sul proprio terrazzo, lascio di seguito indicazioni dettagliate. Ho ricoperto una pedana in muratura con· un telo impermeabile· pannello Modì (necessario per giardino pensile)· pietra pomice· telo in tnt· infine 20 chili di terra.
Il tutto circondato da 3 file di mattoni.
Oggi, armata di paletta infima che manco quella in plastica cinesissima per il mare delle mie figlie, ho riempito 12 sacchi di terreno bagnato (perché a noi le cose semplici ci fanno schifo). Poi ho rimosso e lavato i pannelli Modì, ho potuto verificare che il telo impermeabile non impermealizza manco niente, ho lottato con dei lombriconi che mi pareva di stare sulla collina di Spoon River e infine ho innaffiato con dell’ottima acqua di pompa, creando un pantano scivoloso. Mentre io faticavo come una schiava, Fabio sorseggiava il caffè e mi porgeva asciugamani affinché io non sporcassi il pavimento di casa.
Inoltre, visto che la privacy è un concetto sconosciuto nei vicoli di Napoli, tutti i condomini che affacciano sul mio terrazzo, si sono sistemati sui loro balconi e dall’alto (non solo della loro esperienza) mi hanno dato direttive su come portare a termine la mia missione nel migliore dei modi.
Alla fine della fiera, la mia pasquetta è stata più bucolica della vostra, tiè.