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‘Budo’ di riso alla maniera di mamma ‘povna

Creato il 19 agosto 2012 da Povna @povna

Raccontano gli annali della storia ‘povnica che – quando lei era ancora molto piccola, e viveva nella città della stazione nota (dalla quale si sarebbe però assai presto trasferita, in direzione nord) – un giorno fu ripresa da Mr. Mifflin, che voleva estirpare dal suo linguaggio quella che giudicava una propensione disdicevole e melensa per i vezzeggiativi.
“Non devi dire ‘mammina’” – tuonò, non concedendo sconti – “e nemmeno ‘braccino’, ‘ditino’ o simili. Le cose sono le cose, senza bisogno di eccessive frivolezze. Mi hai capito?”.
La ‘povna annuì, con fare compiacente. Ma covava nel suo cuore, permalosa, la vendetta. Che non tardò a trovare, per dispiegarsi, un’occasione buona.
Erano (stranamente) tutti insieme a tavola. “Adesso ti sistemo” – ricorda di aver pensato la ‘povna.
“Mr. Mifflin” – la ‘povna era stata educata a non pronunciare mai con lui la legittima etichetta “babbo” – mi passeresti un ‘grisso’? Vorrei mangiarlo col prosciutto”.
Per poi aggiungere, con uno scintillio malefico degli occhi:
“Ah, come mi piacerebbe un po’ di dolce: chissà se la mamma ha cucinato il suo meraviglioso ‘budo’”.
Un silenzio ammutolito accolse le sue parole, così come prevedibile. Da allora in poi la ‘povna mantenne il suo diritto – orgogliosamente conquistato sul campo – a vezzeggiare la lingua italiana a suo capriccio. Ma, soprattutto, nel loro lessico fami(g)liare (courtesy of the Pellons’ mother, cui, come promesso, regala la ricetta) si mangiò, da allora e per sempre, dell’ottimo “budo di riso”.
Così, visto che è una ricetta che mamma ‘povna rispolvera sempre a metà agosto, la ‘povna decide di pubblicarla (citando dagli archivi della cuoca, fedelmente) in questa estate sonnolenta. Anche se l’uso sistematico del forno ne descrive senza dubbio delle assai più autunnali coordinate.

Ingredienti: riso 150 g.; latte 750 cc. (ma tenere da parte un po’ di latte da aggiungere eventualmente); un pizzico di sale; 90 g. di zucchero, più quello necessario a caramellare lo stampo; 50 g. di uva passa; 1 bustina di vanillina; una buccia di limone (senza la parte bianca); 3 uova; rum 3-4 cucchiai; burro quanto un uovo scarso (dice l’Artusi, sulla cui base è stata contaminata la ricetta)

Fare bollire il latte insieme al riso e alla buccia di limone a fuoco basso. Mescolare a tratti, perché non si attacchi. A metà cottura aggiungere lo zucchero e l’uvetta, precedentemente ammollata nell’acqua tiepida, e il burro. Proseguire la cottura fino a che il latte verrà assorbito. Togliere la buccia di limone. Dato che bisogna far intiepidire il tutto prima di proseguire, si può ritirare dal fuoco un po’ prima, tanto il riso assorbirà freddandosi tutto il latte. Aggiungere la vanillina, 3 tuorli d’uovo e il rum, che contribuisce a freddare il tutto in modo che le uova non cuociano e poi, con il solito metodo (cioè piano piano, mescolando sempre dalla stessa parte), le chiare d’uovo montate a neve ben ferma. Riempire lo stampo precedentemente caramellato – circa 4-5 cucchiai di zucchero, ma dipende dalla grandezza dello stampo – e cuocere a bagno maria nel forno a 180 gradi, dai 35 ai 45 minuti a seconda del tipo di forno. Verificare la cottura con lo stecchino e togliere dal forno quando è cotto, così non si asciuga troppo. Rovesciare su un piatto quando è tiepido. Lo stampo conviene caramellarlo mentre cuoce il riso, così è pronto quando serve.


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