Lunga ed interessantissima l’intervista rilasciata da Gigi Buffon al Corriere dello Sport. Il portiere della Juventus e della nazionale si è raccontato a 360 gradi spiegando il motivo per cui è diventato portiere e i suoi idoli ma, cosa davvero interessante, è la sua opinione sulle regole e i cambiamenti che il calcio e i portieri stanno passando.
La prima critica di Buffon è riservata ai giornalisti: “Dire che non esistono più i portieri di una volta è una ca..ata enorme, a volte leggo e ascolto giudizi che mi fanno infuriare o ridere. Organizzando un corso, la critica potrebbe davvero modificare certi modi di pensare”.
Poi il portiere continua attaccando il tipo di allenamento riservato ai portieri: ”Il discorso da fare riguarda i settori giovanili: oggi si spende poco tempo per la tecnica perché sono cambiate le priorità. Si dedica più tempo per i piedi che per le mani, per me si dovrebbe tornare alla tecnica visto che i portieri di oggi non bloccano nemmeno la palla per via dei palloni e della pigrizia dei preparatori”.
Ci sono altre cose che disturbano Buffon ovvero i palloni: “Sono cambiati i materiali dei palloni rispetto ad una volta, ora sono plastificati e più sensibili alla forza, diventano instabili nelle traiettorie. Oggi grandi giocatori provano a calciare anche da 35 metri perché sanno di poter segnare con i nuovi palloni: questo era impensabile dieci anni fa”.
Critiche anche riguardo la regola del rigore più espulsione dove ci da anche una sua idea su come migliorarla: “L’espulsione e rigore per fallo del portiere in area è una regola disumana, messa per favorire lo spettacolo ma invece lo diminuisce perché nega al portiere di compiere un gesto tecnico bellissimo come l’uscita bassa. Una volta ero considerato una dei migliori in questo tipo di interventi, ora invece non esco più perché ci sono troppi rischi. Espulsione più rigore: la partita diventa uno schifo. Io dividerei in base ai minuti l’espulsione per chiara occasione da gol: nei primi 70′ giallo, nei restanti 20′ rosso”.
Gigi poi da una sua visione dei calci di punizione: “Se non giocassi in Serie A, se non fossi Buffon e se non fossi sempre sotto i riflettori, eliminerei direttamente la barriera sui calci di punizione. Purtroppo se lo facessi direbbero che voglio fare lo sbruffone”.
Critica anche chi lo ha etichettato come un non para-rigori: “Tornando dalla Confederations Cup lessi un articolo nel quale mi si criticava molto, dicendo che non ero un para-rigori. C’è poca voglia di documentarsi. Se un attaccante calcia bene un rigore non si para, noi possiamo limitarci a studiare l’avversario”.
Buffon conclude questa intervista parlando del suo futuro: “Io sono disponibile a tutto, non sono mai stato invidioso di nessuno e sono molto felice della mia vita. Se dopo il Mondiale mi riterranno ancora utile andrò aventi con piacere, altrimenti nessun problema anche se la storia si scrive con i numeri e le presenze e con l’amore per questa maglia”.
Questa interessante intervista suscita gli stessi suoi sentimenti in tutti i portieri, anche non professionisti e fa riflettere su come è cambiato il ruolo del portiere, il più delicato del calcio.