Nella fortunata serie di film compiutamente claustrofobici, rientra Bug – La paranoia è contagiosa, dissertazione sul tema del regista de L’Esorcista William Friedkin. Certo di questo film molto chiacchierato (ma che resta un cult per soggetto e ambientazioni) se ne può parlare infinitamente bene o fastidiosamente male, tale è l’estremismo della regia e della trama, che approda senza ritorno nel cuore della follia paranoide, ed è così che Bug, basato su un testo teatrale di Tracy Letts, potrebbe ben dirsi opera di un Cronenberg d’annata. Senza mai cadere nella volgarità gratuita, Friedkin mette in scena un tour de force visionario e perturbante, appiccicando la telecamera ai volti sconvolti, la pelle lacerata, i dettagli domestici oggetto del contagio indicato nel titolo italiano, dagli onnipresenti insetticidi alla sporcizia accumulata, fino a un fantascientifico utilizzo della carta stagnola, che trasforma l’illuminazione a neon in metafisica luce lunare (fiore all’occhiello di una fotografia strepitosa).
“Preferisco star qui a parlare di insetti con te, piuttosto che non parlare di niente con nessuno”
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