Zola preoccupato a bordo campo – Immagine tratta dal sito internet de “L’Unione Sarda”
3 MARZO – Adesso non strappiamoci le vesti. Conserviamo la dignità ed evitiamo di piangerci addosso. La drammatica posizione in classifica del Cagliari non è figlia del caso, ma è certamente meritata e indiscutibile. Già, perché nell’ultimo mese i rossoblù hanno ‘bruciato’ gli appuntamenti importanti e non sono riusciti a far punti con le squadre alla loro portata offrendo un gioco che giornata dopo giornata si è rivelato desolante e infruttuoso. Ora la situazione sembra disperata. Venti punti collezionati, un terzultimo posto, il Cesena che appena sotto bussa alla porta, e noi che timidamente guardiamo il ‘perimetro’ della zona di fuoco restringersi sempre più.
Formazioni nuove, facce nuove, moduli nuovi, ma il copione di “ogni maledetta domenica” è lo stesso: amnesia nei minuti iniziali sino al vantaggio degli avversari, reazione confusa e inefficace sino al raddoppio che chiude la partita, resa meno dolorosa dal solito goal della bandiera.
Eppure qualcosa sembrava essere cambiato, i pochi punti conquistati, i piccoli passi avanti, le due vittorie e i due pareggi tra gennaio e febbraio avevano lasciato qualche margine di miglioramento. Senza contare le buone prove di gente come Donsah, Brkic, M’Poku, la vera linfa vitale dei sardi. Solo pillole antidolorifiche, in realtà in grado di lenire, ma non di curare, i mali intestini della squadra, affetta dai soliti problemi in difesa e bloccata da un attacco che non sa fare il suo lavoro.
Ci si domanda di chi sia la colpa. Qualcuno punta il dito contro le disposizioni tattiche e i singoli; qualcun altro contro mister Zola, giudicato troppo inesperto per reggere questo fardello e nel giro di un mese passato da guida per il paradiso a traghettatore verso l’inferno; altri invece, decisamente più numerosi, si sono scagliati contro la società e il presidente Giulini, contraddittori e non chiari nelle loro posizioni e forse poco attenti alle vere necessità di mercato. Colpevoli o innocenti a parte, sta di fatto che il Cagliari versa in uno stato di totale incertezza e paura: la Serie B è qualcosa di più di un terrifico spettro e il progetto rischia di naufragare in un mare di delusione. La tifoseria è furibonda; ieri (01 marzo), dopo la cocente sconfitta contro l’Hellas Verona, i cori di protesta della Curva Nord non sono mancati e hanno reso ancora più tesa l’atmosfera. Il messaggio è chiaro: alle Idi di marzo il tempo non incalza più, ma è proprio finito; occorre un’inversione di tendenza, difficile per come stanno le cose. Magari sarebbe meglio parlare di un miracolo. E smettiamo di ringraziare le squadre che involontariamente ci aiutano bloccando le nostre dirette concorrenti o di confidare in qualche punto regalatoci a tavolino da chi sta peggio di noi (per altri motivi). La salvezza deve partire da noi e non dalle disgrazie altrui. Altrimenti è meglio salutare la Serie A.
Gianmarco Cossu
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