Solita opzione estiva, sperando che la gente vada al mare dimenticando, come spesso accade, di portare avanti il proprio dovere civico che, oggi, è anche morale. Parlare di acqua e di energia significa parlare di vita, ambiente, democrazia. Non possiamo lasciare che tutto vada a rotoli, odio già ora le urla disperate dei paesani che protestano contro la nuova e luccicante centrale che gli verrà infilata nel giardino di casa. Mi piacerebbe un po' di lungimiranza, stavolta, una scelta netta, convinta, maturata nell'idea che si possa essere partecipi delle scelte fondamentali per il futuro nostro e del paese. Il web comincia ad impazzare ed ormai si trovano link sui vari comitati, pagine Facebook e cinguettii di Twitter... ma a livello nazionale il rischio è che sia tutto sfilacciato, ma non pensiate che i social network potranno smuovere chissà quali rivoluzioni. L'attenzione, sul web, tende a calare. Collegarsi a Facebook sperando, seriamente, di avere la giusta dose di informazione è come andare a messa e sperare che, a un certo punto, si proietti un film porno. L'informazione, in questi casi, va cercata anche se, in realtà, andrebbe pretesa.
Ben venga la mobilitazione sul web ma serve che la gente sia decisa su ciò che vuole, sul rischio che non vuole correre, sull'idea di andare al voto. E che si ricordi anche che chi oggi ci fa votare è chi sta provando a negarci il diritto già espresso nel referendum post-Chernobyl e dice che serve un annetto di riflessione. Per far scemare la tensione, allontanare la paura e poi assumere Homer Simpson come manutentore della centrale atomica. Stavolta dobbiamo farci sentire, in ogni modo. Cominciando dal voto, cominciando con dei "sì" sulle schede. Cominciando, da oggi, sostenere i comitati referendari, gli unici che daranno voce al dissenso. Non basta leggere Facebook, serve agire.