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Bulbi oculari deformi dopo lunghe missioni nello spazio

Creato il 14 marzo 2012 da Zonwu
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Un aspetto della questione fino ad ora poco esaminato è l'effetto della microgravità sugli occhi. Larry Kramer, ricercatore della University of Texas Health Sciences Center, ha analizzato i dati medici raccolti dalle agenzie spaziali di tutto il mondo, scoprendo che la microgravità può causare alterazioni potenzialmente pericolose all'apparato visivo.
Kramer ha esaminato i rapporti medici di 27 astronauti che hanno compiuto missioni di lunga durata in orbita attorno alla Terra, scoprendo che alcuni di loro presentavano anomalie e deformità nei bulbi oculari, nel nervo ottico e nell'ipofisi.
Il problema è emerso quando alcuni astronauti hanno riportato cambiamenti della loro capacità visiva dopo lunghe permanenze nello spazio. La agenzie spaziali di tutto il mondo hanno quindi iniziato a raccogliere specifici dati medici prima, durante e dopo le missioni, per poter apprendere qualche informazione utile sulle cause del problema.
Le conseguenze di queste anomalie sono ancora materia di discussione e ricerca, ma sono simili alle conseguenze dell'ipertensione intracranica, una patologia che porta ad un aumento della pressione all'interno del cranio, che si fa così elevata da avere effetti debilitanti sul cervello e sulla parte porteriore dell'apparato visivo.
Alcuni degli astronauti che hanno viaggiato a bordo dello Space Shuttle o hanno trascorso mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale presentano alterazioni del sistema visivo: in alcuni casi, queste alterazioni sono debilitanti; in altri (pochi), hanno invece causato un miglioramento della capacità visiva.
Il peggioramento o miglioramento della vista sarebbe dovuto alla compressione dei bulbi oculari: il fluido cerebrospinale tende ad accumularsi nella scatola cranica per via della microgravità, dando origine ad una forte pressione all'interno del cranio che agisce su cervello, occhi e ipofisi.

"Se si produce più fluido cerebrospinale, o se ne assorbe meno del normale, si aumenta la pressione nel cranio" spiega Volker Damann del Crew Medical Support Office dell'Agenzia Spaziale Europea. "Dato che il cranio è un osso, non c'è via di fuga per la pressione, se non una, i bulbi oculari. Questo porta all'appiattimento degli occhi, per cui la capacità visiva cambia". L'appiattimento della parte posteriore degli occhi ha, in alcuni casi, corretto lievi difetti visivi. Ma la vera preoccupazione è rappresentata dai potenziali effetti debilitanti sugli occhi: solo sette astronauti su 27, precedentemente affetti da problematiche visive, hanno presentato miglioramenti; la capacità visiva degli altri 20, invece, è peggiorata. 
"L'impatto sulla vista degli astronauti potrebbe essere un nuovo fattore limitante per le lunghe permanenze nello spazio" sostiene Kramer. "L'ipertensione intracranica indotta dalla microgravità rappresenta un ipotetico fattore di rischio e un potenziale limite per i voli di lunga durata nello spazio".
Gli effetti si fanno sempre più evidenti in modo direttamente proporzionale al tempo di permanenza in condizioni di microgravità: quattro astronauti presentavano, attorno al nervo ottico, tumefazioni tali da compromettere in modo permanente la capacità visiva.
"Considerate il possibile impatto sulle missioni verso Marte, o sul turismo spaziale. Possiamo limitare i rischi? Le anomalie riscontrate sono reversibili? Il prossimo passo sarà confermare queste scoperte, scoprire il rapporto di causalità e lavorare per trovare una soluzione basandosi su prove solide" spiega Kramer.
Se qualche mese di microgravità può portare ad anomalie dell'apparato visivo, cosa potrebbero causare anni di permanenza nello spazio, in completa assenza di peso? "La NASA ha classificato come prioritario questo problema nella sua lista di rischi per l'essere umano" spiega William J. Tarver, a capo del team medico del NASA/Johnson Space Center, "ha iniziato un programma completo per studiarne i meccanismi e le implicazioni, e continuerà a monitorare la situazione da vicino".
Kramer, in collaborazione con le agenzie spaziali russa, europea, giapponese e canadese, avrà a sua disposizione i dati medici degli astronauti di mezzo mondo per poter capire, nel prossimo futuro, quali contromisure adottare per arginare un problema così potenzialmente limitante per il volo spaziale.
"Non sappiamo se sia dovuto alla microgravità, allo stress del lancio o dell'atterraggio, ad una produzione elevata di fluido cerebrale, o ad un ridotto assorbimento del fluido" dice Damann. "In alcuni equipaggi ci sono stati astroanuti con anomalie ed altri no. In alcuni le anomalie erano severe, in altri no. Alcuni le presentavano in entrambi gli occhi, altri solo in uno. Stiamo cercando quale possa essere la prova finale, ma non conosciamo ancora la risposta alle nostre domande".
Astronauts' eyeballs deformed by long missions in space, study finds

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