Posted 10 settembre 2012 in Bulgaria, Slider with 0 Comments
di Valentina Di Cesare
Todor Živkov era ancora alla guida della Bulgaria quando, nel 1981, fu presentato e annunciato il progetto per la costruzione della linea della metropolitana di Sofia. Gli anni appena precedenti al crollo del regime comunista bulgaro, densi di episodi di corruzione, costrinsero il leader comunista a controbilanciare gli scandali attraverso frequenti tentativi di modernizzazione politica, economica e sociale del paese; il progetto della seconda linea della metropolitana fu uno di quelli, ma il marxista di Pravec non ne vide mai la luce.
E’ stato invece il Presidente della Commissione Europea a recarsi nella capitale bulgara il 31 agosto scorso, alla cerimonia di apertura della stazione “Unione Europea” del nuovo tratto della metropolitana di Sofia, la seconda linea. Soddisfatto e loquace, Barroso non ha nascosto il suo entusiasmo e si è molto congratulato con il Presidente Rosen Plevneliev e il Primo Ministro Bojko Borisov per i grandi progressi che la Bulgaria sta portando avanti, anche grazie ai finanziamenti europei. Se la prima linea della metropolitana di Sofia, pienamente funzionante dal 2009, era stata terminata grazie all’intervento economico del Giappone, la seconda deve parte della sua realizzazione ad un finanziamento che arriva direttamente da Bruxelles e dai fondi comunitari europei. Più di 470 milioni di euro utilizzati per la realizzazione di almeno metà dell’opera, che a detta degli esperti, ridurrà l’inquinamento ambientale e permetterà ai passeggeri bulgari e non, di conoscere le meraviglie nascoste nei sotterranei della capitale. Sono infatti già esposti in alcune nuove stazioni della metropolitana di Sofia, i ritrovamenti e le testimonianze archeologiche dell’antica Serdica.
Il Primo ministro bulgaro ha inoltre aggiunto che il governo del paese, si aspetta dalla Comunità Europea nuovi aiuti per l’estensione della metropolitana fino all’aeroporto; il governo non intende arrestare la corsa al consenso politico che ultimamente sta ricevendo sempre più conferme dai rappresentanti delle istituzioni europee. Nonostante ciò, le polemiche sull’opera non mancano e arrivano direttamente dalla capitale dove un cittadino, Dimitar Dimitrov si è fatto promotore di un’importante iniziativa che ha raccolto a Sofia sempre più adepti e che porta il nome di “Metro for Citizens”. Secondo Dimitrov il trasporto sulla linea 2 della metropolitana di Sofia dovrebbe essere gratuito, in quanto le entrate sono esigue rispetto al budget impiegato per la realizzazione dell’opera. Dimitrov sostiene che il numero delle stazioni costruite sulla nuova linea non sia sufficiente a coprire i collegamenti importanti della città, da cui alcuni quartieri popolosi sono rimasti esclusi e che molte fermate siano inutili.
Sempre secondo il parere del comitato cittadino, le stazioni della metro sarebbero state costruite ad una distanza troppo breve tra loro, e per questo motivo i treni non riuscirebbero a prendere velocità. Dimitrov accusa il governo di aver fatto come al solito l’interesse dei costruttori e non dei cittadini, e rimprovera all’Unione Europea, quella sorta di miopia che non riesce a far luce sui reali problemi del paese.
Nonostante le parole di Barroso, e il forte desiderio di sottolineare quanto l’UE stia contribuendo notevolmente al miglioramento delle condizioni di vita in Bulgaria, l’economia del paese è in forte difficoltà e nelle ultime settimane ha definitivamente rimandato a data da destinarsi la sua intenzione di adottare l’euro. Gli slanci ottimisti inizialmente espressi dal governo, sono stati ridimensionati dal premier stesso e dal Ministro dell’Economia Djankov, convinto che la Bulgaria non trarrebbe alcun beneficio nell’adottare la moneta europea, ma al contrario dovrebbe affrontare una lunga serie di costi senza un vero vantaggio.
I bulgari sono preoccupati, ha detto il Premier Borisov, perché la situazione è ancora molto incerta e la crisi dell’eurozona impedisce ai governi e alla gente comune di avere fiducia nella moneta europea; la sfiducia nei confronti dell’unione monetaria non si ferma soltanto in Bulgaria: anche Polonia, Lettonia e Lituana hanno da poco espresso i loro dubbi sull’adozione dell’euro, nonostante inizialmente avessero mostrato molto entusiasmo, hanno recentemente rimandato la decisione al 2014. Secondo il primo ministro bulgaro una delle maggiori difficoltà nell’adozione dell’euro, è il dover rispettare pedissequamente regole e parametri, che subiscono di continuo cambiamenti, e non tutti i paesi sono in grado di accettare, e far di conseguenza accettare alla loro nazione.
EUobserver ha dichiarato giorni fa che il processo di adozione della moneta unica da parte della Bulgaria si trovasse già a buon punto, in quanto Sofia era riuscita lo scorso anno a ridurre il suo deficit di bilancio del 2.1 %. L’Unione mantiene il sorriso ma non è disposta ad accettare questo cambiamento di rotta: tranne la Gran Bretagna e la Danimarca, tutti i membri dell’UE sono tenuti a rispettare le condizioni stabilite al momento del loro ingresso nell’Unione Europea. Il 31 agosto Barroso, in occasione della visita per l’inaugurazione della stazione della metropolitana, ha anche annunciato che per la Bulgaria si fa sempre più vicino l’ingresso nell’area di libera circolazione Schengen, nonostante le contrarietà da sempre mostrate da alcuni paesi dell’UE, primo tra tutti l’Olanda.
Tra inaugurazioni da una parte e moniti dall’altra, la sfiducia nei confronti dell’eurozona non tarda a palesarsi neanche sul fronte degli investimenti: in Bulgaria e altre zone d’Europa, la recente vicenda Gazprom ha riportato in luce i vecchi rapporti economico-politici con la Russia, che continuano ad influenzare le scelte degli ex stati satellite e che sembrano offrire maggiori garanzie rispetto a quelli con l’Unione.
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